Il 1° Maggio di ogni anno, in molte nazioni del mondo si celebra la festa del lavoro. Cos´é, qual é il suo significata e la sua storia? Non non vi vogliamo soltanto augurare un buon primo Maggio, vogliamo riflettere insieme su quali siano i cambiamenti della societá contemporanea, cambiamenti percepibili sulla pelle di ogni italiano che ci tolgono la felicitá dei festeggiamenti. Perché il 1 Maggio non é piú lo stesso.
Un po´di storia
L’istituzione della festa del lavoro si deve al congresso dei lavoratori, detto Internazionale, riunitosi a Ginevra nel 1886 con lo scopo di promuovere una legge che limitasse ad otto il numero di ore giornaliere per ogni lavoratore. Lo stato dell’Illinois fu il primo ad emanare quella legge, che doveva entrare in vigore il 1° maggio del 1887. Ma la legge emanata presentava limitazioni tali da renderla inefficace. Così a Chicago venne indetta una grande manifestazione proprio il 1° maggio a cui parteciparono migliaia di operai ma che fu repressa nel sangue.Il 20 luglio del 1889, il congresso dei lavoratori riunito a Parigi, detto seconda Internazionale, stabilì che ci dovesse essere un giorno in cui i lavoratori di tutti i paesi potessero manifestare le loro rivendicazioni in merito ai propri diritti.
In primis quello delle otto ore lavorative. si scelse il 1° maggio proprio in ricordo della manifestazione di Chicago. Dal 1890 la ricorrenza del 1° maggio cominciò ad essere osservata in un numero sempre maggiore di paesi, tra cui l’Italia dove, però, durante il Ventennio fascista, ne venne spostata la data al 21 aprile, facendola così coincidere col natale di Roma e di fatto snaturandone il significato. La festa tornò alla sua data originale già nel ’45 ma nel ’47, a Portella della Ginestra, in Sicilia, sui manifestanti si scatenarono i fucili degli uomini del bandito Giuliano che lasciarono a terra ben 11 morti.
Il 1 Maggio oggi
Dopo anni in cui differenti sindacati e partiti politici hanno vissuto la festa del lavoro in maniera autonoma, oggi essa è tornata ad essere la festa di tutti i lavoratori. Molti sono stati i cambiamenti nei rapporti tra datori di lavoro ed operai avvenuti nel corso degli anni, sono state introdotte leggi che tutelano la salute, la dignità, le differenze personali dei singoli lavoratori. Forse si è anche riusciti, in un certo modo, a far coincidere il lavoratore con l’essere umano. Ma oggi quasi tutto il mondo occidentale vive una profonda crisi economica che, malgrado tutte le conquiste nel campo del diritto, non può che coincidere con una sempre più profonda crisi sociale.
A cosa serve il limite delle otto ore lavorative quando non si ha alcun lavoro. A cosa servono le leggi sulla sicurezza nel luogo di lavoro quando a mancare è proprio quest’ultimo. E anche nel caso in cui ci sia, come rivelato da un’inchiesta di “Repubblica“, l’Italia è lo stato europeo con il maggior numero di deceduti durante la loro attività professionale. E in situazioni dove l’urgenza di trovare un’occupazione e, soprattutto, un reddito, ci si ritrova ad accettare situazioni in cui nessuno dei diritti conquistati in anni di lotte è neanche lontanamente contemplato.
La politica con i suoi scandali ha prosciugato un Paese giá da molti anni fuori rotta e forse l´adeguamento economico (perché legislativo purtoppo non c´é stato) all´UE ha dato il colpo di grazia. Non siamo un popolo di ingovernabili, il problema é al vertice e gli italiani son sempre piú insofferenti ai privilegi della casta, ai raggiri, agli accordi di convenienza, agli sperperi, all´indifferenza di chi li governa. Lavoratori con un ventennio di esperienza alle spalle con famiglie a carico perdono il lavoro o sono in cassa integrazione e non troveranno piú lavoro. Se questo ci fosse andrebbe ai giovani laureati (che non siano choosy pero!) eppure l´unica prospettiva é migrare, non per trovare la luna, per avere di che mangiare e vivere dignitosamente.
In tutto questo i sintomi mi ricordano la stessa malattia che ha colpito la Grecia e la Spagna. Noi saremo i prossimi molto probabilmente. In Italia non si rinnova, non si investe anche perché le condizioni per farlo son proibitive. In Italia si fallisce perché conviene. Si froda e si evade il fisco spesso non per necessitá ma per aviditá. Oppure si lavora a nero e in questo la mafia é il datore di lavoro principale, infiltratasi ovunque nel Paese, ma almeno paga.
Vorrei dedicare questo 1 Maggio, questa festa del lavoro a delle nuove vittime del lavoro. Parlo di tutte quelli che, sopraffatti dalla disperazione di non arrivare a fine mese, finiscono per suicidarsi. Ci rendiamo conto? Sono i nostri vicini di casa, li incrociamo nel pianerottolo e non sappiamo nemmeno che dramma stanno vivendo. Magari é da mesi che non riescono a pagare piú le bollette, non riparano la macchina, fanno la spesa col contagocce. Questo mi strugge profondamente. Siamo arrivati a questo punto. Ai biglietti di scuse e una corda al collo o a un colpo di pistola. A coscienze che non si smuovono nemmeno davanti a questo. Confusione e caos legislativi, aiuti sociali sempre minori negati, tagliati anche agli aventi a diritto, servizi quali istruzione e sanitá che anziché andare al passo coi tempi tornano indietro.
Allora io non so piú che futuro immaginare. Non voglio essere catastrofista. Ma dico: il 1 Maggio ha perso il suo significato, é nullo. E´solo un momento di aggregazione sociale, per stringersi agli amici e alla famiglia. Perché quello almeno resta. Per la gita fuori porta. L´insieme fa la forza, diventerá sempre piú importante sapersi aiutare. Cari amici e lettori vi auguriamo il meglio, in un 1 Maggio dal sapore amaro dedicato a chi non ha retto piú, che sia di bontá verso chi vediamo in difficoltá e di dolce speranza.
Fabio Pinna e Giovanna Caico