La fine dell’anno si avvicina ed è tempo di analizzare quali siano stati i libri più venduti del 2017. Non è tanto importante – o per meglio dire, non importa molto a noi – capire se si tratti di veri e propri bestseller; ci interessa piuttosto porre in evidenza il successo di alcuni autori, magari provando a capire cosa possa averlo sospinto e quali siano stati i contenuti e le suggestioni ad aver maggiormente ispirato i lettori. E’ ovvio, mancano ancora i dati degli ultimi due mesi, molto spesso determinanti, ma possiamo già farci un’idea abbastanza compiuta di chi sia stato protagonista, chi una sorpresa, chi una conferma.
Una prima analisi, consultando le classifiche mensili fornite dal servizio Arianna, ci restituisce immediatamente e con evidenza una terna di autori (peraltro tutti italiani), che hanno dominato, ciascuno per più di un mese consecutivo, la graduatoria degli acquisti in libreria. Il primo della lista è Alessandro D’Avenia, che ha visto protrarsi nei primi mesi dell’anno l’exploit del suo L’arte di essere fragili, pubblicato nell’ottobre 2016. Dopo il successo ottenuto coi romanzi, l’autore palermitano ha colto nel segno anche con questo saggio che ha fatto riscoprire a molte persone la figura di Giacomo Leopardi, presentandone il pensiero e l’opera in una chiave totalmente diversa da quella in cui (troppo spesso anche attraverso la scuola) ci siamo abituati a etichettarli. L’immaginario dialogo fra il poeta recanatese e il Profduepuntozero fa emergere un Leopardi tutt’altro che pessimista, bensì un sognatore temerario, coerente nella sua fede nella poesia e smanioso di difenderla, illuminato da quel rapimento che D’Avenia ritiene sia ancora oggi il miglior metodo per cercare la felicità. Quasi un’epifania dunque sull’importanza di comprendere che – come ha scritto un suo lettore – “sono le ferite le cose più preziose che possediamo perché è dalle cose più fragili che impariamo ad essere forti”.
Animato da premesse assai diverse ma in definitiva non così dissimile nel messaggio che veicola è il fortunatissimo Storie della buonanotte per bambine ribelli, di Francesca Cavallo ed Elena Favilli, il progetto editoriale più finanziato della storia del crowdfunding. Cento ritratti di donne, di ogni epoca storica, di ogni estrazione geografica, sociale e culturale, affermatesi negli ambiti più disparati, le cui storie per un qualche motivo erano importanti da raccontare. E non tanto perché rappresentazione di modelli inarrivabili, né come latrici di chissà quali saperi o verità, quanto per la forza e la complessità che questi stessi personaggi riescono a evocare, spesso anche in chiaroscuro. Un florilegio al femminile che ha l’obiettivo di ispirare una nuova generazione a credere nei propri sogni e a lottare per realizzarli; un’ambizione che trova alimento anche in qualche dato statistico e di ricerca – snocciolato dalle stesse autrici in incontri pubblici e interviste – il cui carattere “ribelle” appare francamente un po’ puerile, ma che nel clima di fervore neo-femminista degli ultimi tempi risulta abbastanza centrato.
Sulla cresta dell’onda (e mai antinomia verbale fu più azzeccata) c’è infine il romanzo di Paolo Cognetti, Le otto montagne, trionfatore al Premio Strega e osannato da critica e pubblico. Il percorso di formazione del protagonista Pietro, ragazzino di città, attraverso l’amicizia con Bruno, nato e cresciuto tra le montagne; un’esplorazione della natura, dura ma emozionante, per certi versi romantica nel senso più letterario del termine, che col passare del tempo diventa strumento di misurazione e comprensione delle dinamiche familiari, dei sottili e complessi equilibri che sorreggono ogni esistenza, della personale ricerca di sé. Un libro che ricalca in parte l’esperienza personale dell’autore (diviso fra Milano e la Val d’Aosta) e che riesce a inserirsi nel grande solco di quella letteratura che, mettendo di fronte l’uomo – con le sue fragilità, le sue domande, la sua ricerca di un posto nell’universo – e la natura, crea una sintesi gravida di contenuti, spesso senza trovare delle certezze ma restituendo proprio per questo una visione più autentica della realtà.
Che altre indicazioni può offrirci la classifica dei libri più venduti del 2017? Innanzitutto un’inguaribile voglia di “rosa”, declinato un po’ in tutte le sue gradazioni. Da giganti del genere come Nicholas Sparks e Jojo Moyes, al nuovo romance in salsa storico-esotica di Dinah Jefferies, fino a fenomeni nostrani come Roberto Emanuelli, la ricetta del romanzo sentimentale è sempre gradita ai lettori. Discorso analogo per il poliziesco: che si tratti di indagini classiche o di cervellotici thriller, la truppa di autori gialli o noir è sempre ben nutrita. Ecco allora La rete di protezione, ultima fatica di Andrea Camilleri, andare a braccetto con Pulvis et umbra di Antonio Manzini, schizzato in brevissimo tempo ai piani alti della graduatoria; ecco il noir nordico di Camilla Lackberg e quello psicologico di Paula Hawkins convivere con le indagini di Franco Matteucci ed Emilio Martini; ecco i misteri storici di Marcello Simoni insieme alle storie nere di Maurizio De Giovanni. Inevitabile poi trovare in classifica qualche grosso calibro che – vuoi per qualità ormai universalmente acclarate, vuoi per un successo commerciale che ormai travalica spesso i pregi narrativi – non manca mai un buon piazzamento. Stefano Benni e Wilbur Smith, Roberto Saviano e Daniel Pennac, fino all’ennesima produzione di J.K. Rowling e al ritorno di Dan Brown, sono alcuni degli autori che anche in questo 2017 risultano tra i più letti.
Ragionamento diverso (e magari più approfondito) meriterebbero una serie di romanzi, in larga parte di narratori italiani, che hanno conquistato il favore di critica e lettori e il cui successo di vendite è una sostanziale certificazione di qualità, quasi un sigillo di garanzia su una carriera a questo punto non solo promettente. Ecco allora la saga dei Medici di Matteo Strukul, o il penetrante L’arminuta di Donatella Di Pietrantonio – non a caso rispettivamente vincitori del Bancarella e del Campiello -, le belle pagine di Elena Ferrante, Lorenzo Marone, Teresa Ciabatti, fino alla sorpresa di Giacomo Mazzariol col suo Mio fratello rincorre i dinosauri.
Presenti nella top list dei volumi più venduti del 2017 anche una serie di titoli con un debito di riconoscenza verso tv e cinema: il postumo successo di Kent Haruf e del suo Le nostre anime di notte si deve senz’altro alla trasposizione sul grande schermo con Robert Redford e Jane Fonda; lo stesso vale per Tredici di Jay Asher, da cui è stata tratta una fortunatissima serie (n.b. in entrambe le produzioni c’è lo zampino di Netflix). Non mancano poi in classifica le incursioni dei “non scrittori”: e se per L’ordine del tempo del fisico Carlo Rovelli non c’è che da compiacersi, fa storcere molto più il naso continuare a vedere ai primissimi posti della hit parade La dieta della longevità di Valter Longo o la nuova pubblicazione firmata Antonino Cannavacciuolo.
In conclusione viene da dire che la classifica 2017 dei libri più venduti rispecchia una certa voglia di lasciarsi andare a un intimo momento di fragilità, di evadere per esplorare non tanto le proprie certezze quanto gli aspetti più emotivi e sentimentali della nostra vita. Non tutti i lettori lo fanno allo stesso modo, è chiaro: c’è chi si rifugia in trame complesse, c’è chi invece si “accontenta” di letture la cui qualità è tutta da dimostrare. In definitiva però leggere è sempre stato il miglior modo per uscire da sé stessi, lavorare con l’immaginazione e viaggiare alla ricerca di qualcosa che vada oltre le consuetudini. Una classifica dunque sta lì a dirci che, qualunque “mezzo di trasporto” si sia scelto, era proprio quello che ci serviva per arrivare a destinazione.
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