Tiro le tende al presente. Fuori é una vita di…lo sai. Potrebbe entrare del buio da lí fuori, nient´altro che buio. Accendo un´idea, qui dentro e mi verso da bere, accarezzo i ricordi. La cosa brutta del tempo é che se anche tu ignori lui lui non ignora mai te, e quello che provi ad arrestare non si ferma. Sterzi, freni e ti dimeni, abbassi il volume per concentrarti meglio, conservi quello che puoi, butti via quello che sai, ma la vita va avanti. Con le sue perle e con il suo schifo. C´erano occhi in cui mi persi e innocenti a me e alla vita sfiorai per magia. Per sentire quanto é forte la capacitá di lasciarli un attimo dopo, per lunghi mesi, una prova di vita. Ci sono tutte qui le mie paure di non essere pronto come te, e prendile e baciami gli occhi, e lasciali e riprendili coi pensieri ai tuoi risvegli. E come, se non provando a non essere noi stessi, imprecisi e fallimentari, indecisi e impossibilitati, dimostreremo quanto ci si puó avvicinare davvero di anima? Il primo passo é credersi. Da vestiti, da nudi, da vicini, da lontani, sbadati e da impreparati e ansiosi a audaci e risoluti. Ed ecco, un giorno, uno qualsiasi, mi hai detto “sto arrivando, perché ho visto un sorriso che mi piace”. Io non sapevo che un mio sorriso potesse avere un valore, sono quelle cose che appartengono ai punti vista. Ed ero impreparato all´alfabeto dell´amore, uno sgrammaticato come me, ed ero impreparato alla gioia di certa sofferenza. Ma di sicuro la volevo. “Puoi lasciarmi tutto freddo tranne il cuore”, pensai. Ho pensato “strano caso” e quelle cose lí che si pensano quando la spiegazione razionale non sai trovarla. Ed ero impreparato e buffo quando ti prendevo per mano senza sapere veramente dove ti portavo. Ma bastava andare. Volevo solo essere felice.
Occhi verdi e nocciola. Ti ho detto quanto erano belli, ma giá lo sapevi. Ed era bello come sbattevi le ciglia apposta per attirare l´attenzione. Solo a te l´ho visto fare. E i sorrisi a metá, quelli divertiti, la smorfietta di una bambina che si accontenta di qualsiasi gioco. Filtrava la luce, tutto il giorno traverso la tua presenza. Non avevo desideri ma me li hai fatti venire. Stavamo girando un film? La vita non é un film lo sai, per recitare bene occorre molta pratica. Per tornare indietro basta non aver fiducia. Ma no, noi non abbiamo recitato. Ma forse vissuto passivamente, il che prevede anch´esso una certa volontarietá. Io lo so, in fondo al cuore di nessuno mai si puó vedere chiaro. Anche perché il cuore non resta mai lo stesso. Ma se si potesse, anche in quel caso io esiterei nel cercare qualcosa in te che riporti a me. Non mi sarebbe riuscito voler bene di piú, perdonare di piú, aspettare di piú.
Prendici un po´, mescolaci un po´, dividiciamoci in parti uguali e scambiamoci tutto quello che non é poco. Aspettiamo che si faccia un giorno, un altro giorno che allunghi le promesse di quel tanto, che si possa credere almeno una volta. E poi diventiamo poesia, come quella nel foglietto al vento che ti ho letto, diventiamo lettere che passano tra le labbra dalla carta al cuore. Apriamo una ditta di materassi e proviamoli tutti i giorni in una casa piena di libri e piante e respiriamo il fumo delle candele quando il vino é finito e i baci son diventati inerzia. Accorgiti. Prendimi. Sai che dimenticare si puó, per far posto a spazi interrotti di silenzi complici. Sdraiati accanto a me. E lasciati un po´. Sogna che sono anche lá. E diventiamo liste della stessa spesa, incroci della stesso deserto paese, sediamoci sulle stesse sedie e facciamo i turni per lavare i piatti e per piangere. Stiamo sempre insieme, contiamo su noi e non rispondiamo al male del mondo, feriamoci e guariamoci. Guariamo i nostri sogni. Perdiamo il conto di quello che abbiamo dato. Perdiamo il conto del dolore ricevuto. Diventiamo stessa saliva, stesse pianelle senza vestiti, stessa aria fresca di posti nuovi.
Era bello come pensavo. Era bello come sentivo, perché sentivo…e non sai quanto, sentivo. E non sai quante volte ti ho portata con me nelle giostre della mia mente, quanti posti ti ho trovato. E stavi bene lí. E stavo bene. Vieni anche tu. Dicevo, a stare cosí. A stare con me. Ti riporto da mamma in tempo, faremo ancora l´amore, o aspetteremo il profumo della prossima primavera. E non mi fermavo piú dentro me, e trovavo sempre i motivi per tutte le cose. E trovavo sempre la forza per proteggere le mie passioni e le mie emozioni dal traffico dell´inutile e della massa perché sapevo che sarebbe finite in qualcosa di piú grande ancora: noi. E se cercassimo qualcosa nella nostra vita, e se fosse quel caso che si chiamasse amore. Io e te. Perdiamo il conto di tutto e smettiamo i tormenti, sverniamo i cuori sotto i maglioni. Perché il sorriso quando venga non sia una scusa, non sia solo temporaneitá, non sia una maschera e un appiglio. Perché nel cercarci non sia mai che ci troviamo nulli, passato, infiniti a perdere. Basta che prendi la mia mano e ti porteró dove non é importante andare ma essere. Felici.
Queste ore mi sbattono nell´inequivocabile del silenzio, e mentre aspetto di far parte di un nuovo social network, mentre aspetto di piacere e di passare inosservato, mentre fotografo scrivo leggo corro gioco lavoro tutto non é piú lo stesso, mentre io non son piú lo stesso. Ho perso l´attenzione ed é finita su di te. Il silenzio assorda e mi dice tutte le cose che penso da mesi. Io e lui siamo una cosa sola ormai. Rivedo le ciglia tue cariche di lacrime, erano appiccicose e spegnevano gli occhi. Rivedo le cose perse, le cose strappate, le cose lasciate senza che si decidesse a chi dovevano spettare. Passavi, per la mia strada, per la mia pelle, per piú dentro che si puó. E non ti ho detto mai che ci son cose talmente belle che non si riescono a dire. Volevo solo essere felice.