Se tiene la foto. Se ci tiene. Lì fermi incollati in quel mondo parallelo fatto solo di sorriso. Siamo in un capogiro da sempre. E quel che è da decidere, ci piaccia o no, è se farci il viaggio. Perché comodo non sarà. Vene, vortici, lacrime, guai seri, spalle, follie. Tutti da prendere in due o da chiudere come una matrioska in soffitta. Se usciamo dalla foto. Per sempre o per un bagno di occhi, di veli, di tempo sprecato. Forse bussiamoci più spesso sui perché dei silenzi. Forse non serve sempre giudicare le cose come sono e sentire che fanno male quel tanto che non si sopporta.
Rincorreremo tutta la vita l’essenziale, tagliando qua e là, dagli impegni ai sentimenti, senza averlo mai tra le mani. Ci sarà sempre chiasso a distrarci. Avremo sempre paura di perderci con le valigie destinazione speranza. E non ci fideremo sempre di noi. E vorremo fare progetti impossibili già in partenza. Ci sentiremo soli andando a lavoro. Avremo l’orgoglio da spegnere. Tempo da sacrificare con abnegazione. Avremo da non sentire gli altri. Da raddrizzarci i passi. Da togliere i fronzoli. Avremo il più e il meno come e quando e dove si decideranno loro. E si passerà sempre dalla cassa. Se tiene la foto. Se ci tiene. Qui in questo mondo parallelo fatto ancora di sorriso.