E c’è quell’amore che ti consola. Quell’amore che ti perdona. Che ti apre gli occhi il mattino. Che fa prendere e partire. Che fa ricordare i pezzi di vita estratti dal loro posto, la carne viva. C’è quell’amore che puoi dire di non capire più niente in fondo, che ti ricorda che hai ancora uno stomaco debole e occhi vivi. Quell’amore che ti ricorda che sei tu e basta. E ti chiedi se meriti. Se hai la stoffa abbastanza buona e lunga per prendere quello che il caso, il destino ti ha dato. Se le forze basteranno, se le incertezze non scalfiranno, se c’è posto, hai sempre paura che la memoria del passato possa tradirti.
E c’è quell’amore che non serve alla pace del cuore, corrente alle emozioni, fibrillazioni alla pelle. C’è quell’amore che non sai chiamare, che non sai dove prendere, dove lasciare, a chi raccontare. Quello fatto di veli leggeri sugli occhi che parlano il silenzio, quello fatto di chilometri spezzati da una voce all’apparecchio.
E c’è quell’amore di segreto, di stagioni tutte uguali. Quell’amore dalle facce sorridenti e ansiose, dalle mani sudate e dallo starsi dentro, l’amore delle promesse e dei passi paralleli nel vento sull’erba. L’amore dei gesti ripetuti, piccoli e grandi, l’amore senza ma, senza quando. Sono qui. Per un amore.
Il tempo in scatola scade ogni giorno, le cose cambiano me, io le cose. Prima o poi tutto finirà. Più preciso di Pi quadro. In fondo appeso all’amore. Alla speranza della grandezza di quello che voglio provare a dare. Sono qui per ricordare a oltranza chi mi è venuto a cercare. Chi non aspettava altro che noi.
L’amore degli occhi che non riesci a chiudere se non va tutto bene. L’amore dei dettagli, delle virgole, della troppa voglia, e della troppa paura. Io sono qua. Per un amore.
E lo sconforto di non stringerti a colazione. Di non poter scegliere il colore dei tuoi occhi come posto in cui lasciarmi andare. L’amore che non spegne le domande. L’amore che si scansa e non si affaccia alla finestra delle attenzioni, l’amore represso, l’amore negato. L’amore affittato e urlato nei disordini, nei modi di muovere lo sguardo, la bocca, di gestire il sonno. L’amore solo in fondo ai bicchieri del sabato sera. L’amore di schiaffi, l’amore troppo convinto, l’amore elementare, l’amore che se anche se inizia, e anche se bari, è già finito.
L’amore di zero, l’amore che resta imperterrito. Io sono qui. Per un amore.
L’amore che ti fa male, quello che ti disordina una piccola eternità. L’amore geloso, l’amore degli errori, dei compromessi. L’amore del seno scoperto sotto le lenzuola al mattino, l’amore tradito, l’amore odiato, l’amore nel ventricolo destro. L’amore inseguito da seduti, l’amore delle guerre dei discorsi fino a tarda notte. L’amore che pensa prima a lei. A lui. L’amore che non pretende, che domanda piano, che ansima forte.
L’amore che non capisci se l’hai preso tu o lui ha preso te. L’amore di ogni atto buono, di ogni atto di rinuncia, di ogni equazione perfetta fuori dai calcoli. L’amore che si confonde nell’anima. Io sono qui. Per un amore.
Nessun passo. Nessuna svista. L’amore della forza di queste lacrime. L’amore che si chiama come te. Io sono qui. Per un amore.