L’immaginare fece comporre a John Lennon una musica tra le più belle di sempre, appunto Imagine, la quale faceva suo un messaggio di amore, pace, speranza. L’arte, la tecnologia, i progetti, il volersi migliorare dipendono in gran parte dall’immaginazione. Che mi piace pensare come il nostro posto nascosto dove facciamo nascere il futuro a noi caro, dove creiamo personaggi e per noi li facciamo muovere, in attesa del riscontro con la realtà. Realtà in cui fatichiamo talvolta fino a riuscire a strappare i soggetti dall’immaginazione per portarli accanto a noi, in vita. Nell’era di Internet più vicina a noi la chiave di volta della massiccia espansione della rete e dei suoi utilizzatori si chiama: sharing. Condivisione.
Con facilità ci è stato insegnato come condividere qualsiasi tipo di contenuto con le persone che ci stanno vicine come amici e con una platea di pubblico improvviso spalancata ai nostri occhi, sconosciuta, che magari ha gli stessi nostri interessi. Tutto ciò si è evoluto fino al Social Network dove, minuto per minuto (per gli utenti più maniacali), ci si può confrontare potenzialmente con un numero infinito di persone. Situazione assolutamente nuova.
Questo ha aperto nuove porte, alcune delle quali guardate con sospetto, ed anche infide. Una di queste, molto sottile da riconoscere è l’insegnamento che ci è stato dato nell’immaginare. Nella maniera sbagliata, o diciamo meno conveniente. Cosa significa? Confrontarci spesso con persone mai conosciute accende nelle persone più spigliate e socievoli il desiderio di approfondire tale conoscenza. Se ci pensiamo l’amicizia è un valore universale insito in noi molto positivo, sempre vivo. Eppure dal virtuale nascono dialoghi che, seppur sinceri, non rispecchiano la realtà, tanto meno la soggettività, la quale tiene conto di numerosi particolari in più del semplice testo scritto, voce sentita , video visto. Quindi la reale percezione del “conoscere” è sfalsata rispetto alle normali “procedure” che gli esseri umani adottano quando si incontrano. Infatti le nostre difese sul web rimangono basse per poi via via aumentare a seconda di certi campanelli d’allarme che avvertiamo, mentre nella normalità sarebbero alte per poi via via scemare davanti all’avvertimento di segnali tranquillizzanti, o comunque troncherebbero subito un rapporto davanti a minacce. Come dicevo, le nostre difese restano basse perché non sappiamo cosa aspettarci, non abbiamo un idea sommaria della verità riguardante una tal persona.
Di solito tralasciamo queste semplici osservazioni logiche ed importanti ragioni e iniziamo, davanti alla mancanza di dati oggettivi e soggettivi, ad immaginare. Un vecchio proverbio dice che “l’aspettazione differita fa ammalare il cuore”. Semplice. Aspettarsi qualsiasi cosa per cui non si ha una base concreta per valutarla porterà SEMPRE a un riscontro nella realtà diverso da come immaginato. Ho scritto che l’immaginazione è quel posto dove cerchiamo di far nascere le cose positive, quelle che ci piacciono e che desideriamo. è proprio per questo che nell’immaginare altri siamo bravi disegnatori, i più attenti ai pregi, i più clementi, i valorizzatori della bellezza. Chi di noi spererebbe per se stesso il peggio? Questo automatismo fa parte di tutti.
Così l’immaginazione spesso non viene vista più come un limite ma come un’anticamera alla persona stessa, acquisita e confusa con i dati oggettivi stessi. Tale limite è poi evidente quando sentiamo il piccolo o grande dolore dell’aver desiderato, inseguito, coinvolto nella propria sfera emotiva qualcuno che è risultato essere semplicemente diverso. A volte migliore. A volte peggiore. ma comunque diverso da come creduto.
La notizia è questa: possiamo scegliere l’equilibrio, una confidenza cauta, un modo di porsi che tenga conto di tali cose con il rischio di allungare nel tempo e selezionare le nostre amicizie oppure buttarci a capofitto nel marasma internettiano usandolo appieno, con il rischio di essere vittime del cuore malato, domani.
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