Solo un sogno, solo un amore. Solo loro, sono loro a morire dove nascono. Guarda le mani che portano una fede, guarda chi la fede la porta nel cuore e chi non la porta affatto perché pesa. Sembra che un sogno nasca dalle mani, a volte, un contatto accennato o una presa. Oppure da occhi sgranati. Ma io dico che passa solo per le mani, o per gli occhi. Ci passa attraverso. Un fulmine alla sua velocità, prolungato. Un brivido persistente. Ma nascere…il posto è un altro.
E tutti ne abbiamo almeno uno di questi posti, di sogni. E qualcuno ci ha aiutato a trovarlo, o a vederlo. Perché abbiamo sempre bisogno degli altri. Di perdere i confronti a costo di farli. Di imparare dalle discussioni. Per capirci meglio. Per trovare la strada. Non ci basta ascoltare una canzone triste, o bere alcol di più. O riempirci di cose da fare per non pensare. Una corsa in più nello stress o un giorno di palestra in più.,Vai in fondo, mi son detto. Andiamo in fondo. A guardare nel posto dove nascono e muoiono i sogni. Senti cosa ha da dirti il mondo. E accetta, prendi qualcosa. E poi portalo sotto, sotto la pelle. E guarda con sincerità a quello che vuoi e puoi fare.
Taglia, copia, incolla, elimina. Incolla. Appendi. Tu, lei, l’altra lei. Vite parallele e contemporanee. Con una vita da darmi. Un ascensore dritto sparato all’impossibile. L’impossibile del bene promesso su una carta fragile. Come dirti..dirvi..siete il mio sogno. Taglia, elimina. Non esistete. Il sogno non di oggi. Come prendere i lembi di se stessi e torcersi, per strizzare via l’ultima fatica. Con la faccia del gangster travestito da nonnetta sparare sugli altri il proprio insuccesso. No. A questo dico no.
Perché per questo si vive. Per sentire l’ebbrezza sperando che diventi di più. Per trascinarsi dietro i propri pesi all’insaputa degli altri. Iniziando a disegnare una mappa sul cielo stellato di un posto dove andare in due. Con un dito all’insù. Ci hai visto? Vi ho visto. Poi il tempo delle promesse è un altro. E’ il tempo dove le rose stanno da sole nel vaso a prendere l’acqua e al risveglio esse sono la seconda cosa che vedi dopo me. E senti solo me. E sento solo te. E per una lacrima non mi dai una colpa, ma vieni stretta a me a piangere senza indici puntati. E il tuo cuore è la mia casa ideale. E sento che se conto, se sono, molto lo devo a te. E non riesco a restare lontano dal tuo respiro. E i miei occhi non sanno tacere. E anche la sveglia suona ‘Believe’ degli Smashing Pumpkins. E tutto ha un fine dietro il primo fine: noi, la nostra serenità. Dove come quando cerchi quello che non hai capito in me. Per ostinarsi a sognare insieme. E a raccoglierci insieme con forze alternate. Ridendo dei soliti difetti. Colpevoli insieme dall’essere complici. Facile guardare alla propria vita come una diapositiva. 2 secondi, e trac, cambio panorama. Il proiettore non era proprio a fuoco, si ma non si torna indietro.
L’album è lungo. Dura ancora 50 anni. E in quelle foto ci sono i tuoi sogni. La voglia di fare. La vitalità. Qualcosa per cui pensavi valeva la pena strizzare fuori via la fatica. Per vedere il tramonto di un sorriso. E sentire tutta la libertà di non credere in nulla. Vi dò la mia forza, vi dò questo urlo affogato, vi dò una montagna di cose da ricordare. L’affetto dei pensieri sfiorati insieme. Perché non so se mi serviranno ancora, qui, dove senza tragedie e rumore e attenzione muore un sogno.