Nausea. Il mattino ha il silenzio in bocca. Mi giro, ed é sera. Buio. Ho iniziato questa galleria alla fine di noi la finiró all´inizio di me. Quando torneró. Lasciarsi é sempre lasciare una parte di sé stessi, rinnegare qualcosa di noi che non funziona e di cui non esiste un libretto d´istruzioni. Non dover piú “sentire” qualcuno, non dover aspettare, tracciare nuovi confini e abbaiare per proteggerli. Son tutte cose che fai per sentirti piú forte, per non ammettere che hai paura, che sei come tutti. Che ti sai perdere come tutti, e sentirti spaesato, che valuti la grandezza delle cose belle e delle paure diversamente, ora che sei solo. I perché in fila servono a poco, vedi il primo e giá non ti interessano piú gli altri. Quello che conta é adesso, il passo piú lungo non di una gamba, forse, ma di un sogno, a prendere buio sulle cose, a spremere i giorni senza che esca il fottuto succo.
Certi errori son fatti in serie, sai. Certi errori siamo noi. Ed é bello combattere per noi. E sapere che tutto il bene che non trova riscontro non va perduto, e quello che torna indietro finisce nel cassetto “rimpianti e nostalgie” da riaprire solo per le pulizie di primavera. Pulizia. Piazza pulita. Nausea. E torni a trattenere il respiro perché non sai cosa respirare, chiudi gli occhi perché tutte le cose ti sembrano inutili in fondo se non le puoi condividere, raccontare, fotografare con qualcuno. Se non puoi inciamparci e lamentarti giustamente con qualcuno. Lasciarsi é scoprire di essere piú corti di quello che ci si aspettava, ché avevi tutto il viaggio davanti e invece ti sei vissuto solo il pedaggio. Ma cosa cerchi negli altri? Cosa in te stesso? Cosa puoi accettare, perdonare?
Resta il tepore che si dissolve come vapore su un vetro d´autunno, restano le lacrime che non vogliono uscire, non sanno e non vogliono ma se lo meritano per spolverare le guance vecchie di promesse. E cosa importa chi ha fatto male a chi, il prezzo é sempre diviso a metá. Pende sui sorrisi mancati. Si affossa sulle spalle che non fanno strade dritte. E cosa importa chi ha piú ragione di chi, la ragione non salva nessuno, insieme ultimi sul traguardo. Nei tuoi confini mancano le risposte che vengono da lontano, nei tuoi occhi manca riflesso il dolore segreto dei piú forti, manca la veritá tra il troppo e l´abbastanza e il mondo é fatto di finestre tutte chiuse da guardare dall´altro lato della strada.
Nausea. Ma siamo scomodi, difficili, caparbi. E siamo stati solo quello che poteva restare, molto in poco, un fido bancario, una bottiglietta SOS urgente lasciata al destino delle correnti, una schedina zeppa di numeri giusti giocata una settimana prima, un teorema non dimostrato davanti a un´aula piena di studenti con la mano alzata. Col peso i numeri si son curvati, col peso l´insegnate ha cancellato la lavagna ed é suonata la campanella. Lasciarsi é amare inconsciamente, e magari non ricordare il perché. Lasciarsi non é la spiegazione, é un perché. Le persone intelligenti vivono di perché, soffrono per trovare la veritá, giorno dopo giorno. É bello sapere tutto cosí inutile, cosi non all´altezza di noi, tutto cosí limitato, come se non ci possa contenere e per questo ci sia solo il ricordo. Spesso le cose piú belle sono quelle che non restano, é la temporaneitá a renderle speciali, ma forse sarebbero speciali lo stesso e solo non si é avuta la prova del tempo.
Queste macchie scure degli occhi cercano invano e non conoscono leggi, quest´ansia e voglia di soffocare cercano consolazioni, queste righe cercano te. Senza pensare a niente mi viene in mente quello che resta, incalcolabile e misero, necessario e evitabile. Cosa importa il domani, se siamo fermi alla stazione di ieri. Se viaggiamo senza il biglietto in vagoni diversi. Se il buio non é piú la nostra notte ed é andata senza piú ritorno.