Ho detto “ti amo”, leggero. Da sotto il lenzuolo, afferrata una stella ballerina fuori programma, oltre il vento, oltre la finestra, oltre un paio di ciglia stanche. Ho detto quel che dovevo, quello che tanto non é mai uguale detto a nessuno, né scontato, né troppo vecchio o esageratamente comune. Ho scrollato schegge di notte dalla pelle, gocce fredde di sudore e capelli suoi rimasti. Ho “ti amo” anche se lei non c´é. Ho seguito con gli occhi la strada che ha fatto pestando i tacchi in maniera assurda quella sera. Era la stessa di mille volte, e di mille sere. Mille giri di chiavi nella toppa, e scarpe vicino all´ingresso. La notte non perdona. Anche se noi lo facciamo.
Sprofondo nel letto. Il “ti amo si perde”. Sono alla ricerca del momento in cui é successo. Perché c´é sempre un momento esatto. La caduta di un muro, lo spezzarsi di una veritá supposta, l´aprirsi di nuove scelte. Il momento esatto che se cerchi bene cambia lo stato delle cose, l´ordine delle scelte, le motivazioni, i modi in cui esprimi i tuoi gesti, e il modo in cui interpreti me. Tutto passa dagli occhi. Nel bene e nel male, troverai lí il tuo attimo. Cerco. Sento freddo. Sento i tacchi. Di una volta.
Spesso si passa sopra lo sguardo, con gli scarponi da montagna, per non vedere. Ora ricordo quell´attimo. Esattamente. In un secondo, forse due ho capito tutto quello che girava centrifugato in quell´anima. Ho avuto un sussulto, ho trattenuto le lacrime a stento. E lei ha capito che sapevo. Il vento ci sporcava di fiori giallini. Eravamo vicini da abbracciarci ma senza il coraggio di farlo. Perché le cose stavano cambiando. Io stanco, volevo solo sparire, da ogni luogo e lasciarti sola. Sola alle tua vita. Augurarti un meglio di me. Archiviare quel momento nei disastri. Non ho fatto altro che accartocciarmi, da lí in poi. A sperare senza speranza. Tutto passa dagli occhi. Sei entrata dagli occhi, sei uscita a fiotti.
Mi hai smesso. Io, il tuo piccolo culmine. Sbattito di lenzuola. Un viaggio sulle dita. Un atterraggio su di cose belle e di buche improvvise. E io ho detto “ti amo” adesso che non senti, adesso che non credi, adesso che non vuoi piú. Ora dimmi come ci si sente con niente piú da perdere. Ora dimmi come fai a camminare nuda di anima. Ora dimmi i viaggi, e le stagioni, e i letti, e le maledette cittá piene di sole, le strade, i pranzi, da soli come non ci servono piú.