Sara Lorenzini, è nata a Roma nel 1981. Ha cominciato giovanissima a lavorare nel settore della comunicazione: editoria, televisione e nuovi media. Nel 2010 ha pubblicato con Mondadori il suo primo romanzo, Diario semiserio di una redattrice a progetto e nel 2013 45 mq la misura di un sogno di cui potete leggere la nostra recensione. Il nostro Alessandro di Icaro Talentagency l´ha intervistata per noi. Allora conosciamo meglio l´autrice, il suo rapporto con i libri e il suo personalissimo rapporto con la scrittura. Un´altra intervista da non perdere!
Quando hai cominciato a scrivere, cosa ti ha spinto?
Da piccola adoravo ascoltare storie e inventare finali diversi per le favole che mia madre mi raccontava da bambina. Scrivere per me è sempre stato un gioco e una necessità. E’ naturale e indispensabile.
Sei dell’idea che l’ispirazione arrivi da sola o che vada cercata?
Arriva quando meno te lo aspetti. E’ una sorpresa. Va colta al volo, anzi coltivata. Ma per scrivere non ci vuole solo ispirazione, ma anche metodo.
Come nascono i tuoi personaggi? Utilizzi spunti reali o sono pensati in base a una funzione puramente narrativa?
Impossibile non utilizzare spunti dalla realtà per costruire personaggi. Può capitare che vari aspetti di più persone mi aiutino, appunto, a costruire un personaggio nuovo, inedito, originale. E’ un processo di metamorfosi funzionale alla narrativa e allora la realtà lascia il posto alla finzione.
La crisi economica influisce molto sull’editoria e gli scrittori?
Direi di sì, influisce in tutti i settori e in particolare su quello dell’editoria in un Paese come il nostro in cui ci sono più scrittori che lettori.
Credi sia possibile vivere di scrittura in Italia?
Non credo che sia impossibile: basta scrivere un best seller! Di fatto è molto difficile, un mix di fortuna e varie sinergie lavorative. Per molti scrittori di talento però resta un’attività collaterale ad altre affine o diverse che permettono loro di pagare l’affitto!
Quali consigli daresti a un aspirante scrittore?
Di leggere, leggere e leggere. E poi di vivere, di guardarsi intorno, di mettersi in ascolto. Di non avere paura davanti alla pagina bianca. Di scrivere pensando a un libro che vorrebbero leggere.
Parlando di 45 mq La Misura Di Un Sogno, com’è nata l’idea per il romanzo?
L’idea nasce nel periodo in cui mi sono trasferita da casa dei miei al mio nuovo appartamento. La ricerca di una piccola casa in una grande città come Roma è stata d’ispirazione. Volevo raccontare anche in questo secondo romanzo una tematica tanto cara alla mia generazione. E poi mi mancava il grande ciliegio nel cortile della casa in cui sono cresciuta da bambina. E’ intorno a quell’albero di ciliegio che si allarga la storia di Neve, la protagonista.
E’ stato un progetto lungo? Ci sono spunti autobiografici?
Come dicevo, a parte il fatto che io stessa ho cercato casa (una casa di 45 mq per l’esattezza) a Roma non c’è altro di autobiografico in senso stretto. Ma perchè poi questa sindrome da reality show pure nella letteratura per cui si cerca sempre l’autobiografia in un romanzo? Fatto sta che Neve è una fuori sede, molisana, che perde improvvisamente il nonno amatissimo e il suo primo grande amore. Dopo aver ricevuto un’improvvisa, piccola ma significativa eredità, comincia a chiedersi quale sia il suo posto del mondo. E via via, cercando casa, troverà se stessa…
Stai lavorando a qualche nuovo progetto?
Ho in testa, più o meno, un milione di storie.
Un’ultima cosa: qual è il tuo libro preferito?
Uno solo?! C’è un libro per ogni momento della vita, per ogni stagione, età, relazione, emozione.