Claudio Volpe, 23 anni compiuti a luglio, ha già all’attivo due partecipazioni allo Strega e un’idea ben precisa sul tipo di scrittura che lo caratterizza. È questione di Humus ci dice, del fango, una lente d’ingrandimento puntata sulle persone per scavare nel profondo della psicologia umana.
Icaro: Ciao Claudio. Dopo il successo del Vuoto Intorno sei arrivato secondo al Flaiano con Stringimi Prima Che Arrivi La Notte. Sarai contentissimo. Mi fai venire in mente Paolo Giordano.
Claudio: Sì sono felice, ma per arrivare al successo di Giordano ce ne vuole.
Icaro: Si dice che la modestia sia la migliore qualità dei grandi artisti. Ti va di raccontarci come sei arrivato allo Strega e al Flaiano poi?
Claudio: Allo Strega sono arrivato grazie al sostegno di Dacia Maraini la quale ha letto e apprezzato il mio romanzo decidendo di sostenermi per la presentazione al Premio. Poi da lì, piano piano, ci si fa conoscere, si fanno presentazioni, si rilasciano interviste. Io ho appena iniziato, il cammino sarà molto lungo, ma questo é il bello!
Icaro: Che idea ti sei fatto dei premi letterari dopo aver partecipato ai due più importanti in Italia?
Claudio: Allora, l’idea che mi sono fatto dei premi letterari è che essi siano un mondo molto complesso e spesso poco trasparente. Il giudizio talvolta viene influenzato da diverse variabili tra le quali la notorietà dell’autore e della casa editrice giocano un ruolo fondamentale. Naturalmente mai generalizzare, ci sono premi e premi, giurie e giurie. La trasparenza è sempre la cosa migliore. Il Flaiano cui sono arrivato secondo ad esempio mi è sembrato un premio molto serio. I premi migliori a mio parere sono quelli che si ricevono quando meno te lo aspetti, quando non ti sottoponi a competizione ma vieni scelto da comitati vari per ritirare un riconoscimento come mi è accaduto con il Premio Franco Enriquez 2012 o il Premio Internazionale Cultural Classic.
Icaro: E del Flaiano in particolare che puoi dirci?
Claudio: Per quanto riguarda il Flaiano l’esperienza è stata molto breve. Sono stato presentato ma poi il mio romanzo non è andato avanti. Non ho vissuto il Premio in modo così approfondito da poter esprimere un giudizio dunque preferisco non commentare.
Icaro: Come passi le tue giornate?
Claudio: Le mie giornate prevedono lo scrivere, il rispondere a interviste, fare presentazioni, leggere e studiare, mi sto laureando in giurisprudenza.
Icaro: Come hai cominciato a scrivere? Quando è nata questa passione?
Claudio: Non so come ho cominciato a scrivere. La scrittura è una cosa che hai dentro da sempre, un tormento e una salvezza al contempo… Un bisogno fisico e mentale. È lo strumento attraverso il quale ricercare se stessi e il mondo. La scrittura salva e ci salva.
Icaro: Qual è l’ispirazione che ti guida nella vita?
Claudio: Ciò che mi orienta nella vita è l’idea di un amore universale che investa e travolga tutte le cose. Amore nel suo senso più antico di A- MORS, cioè di negazione della morte. L’amore è tutto è non deve avere confini, limiti, paure. Si può amare l’arte, le parole, un’altra persona, un figlio, un genitore, uno sconosciuto, un’idea, un’ideale, un sogno. L’importante è amare e cercare il modo per comunicarlo. Il mio è la scrittura. Si scrive per se stessi e per gli altri. L’io e gli altri sono due entità inscindibili se non altro per il fatto che la maggior parte di ciò che siamo lo dobbiamo al resto dell’umanità. Qualunque cosa, dal dolore alla felicità, se condivisa acquista un valore nettamente superiore, abbandonando la dimensione terrena per sfiorare il divino.
Icaro: C’è qualcuno che consideri come un maestro?
Claudio: Amo i romanzieri russi, Pirandello, e le scrittrici italiane come Dacia Maraini, Margaret Mazzantini e Melania Mazzuco.
Intervista concessa a Leggere a Colori per conto di Icaro Talentagency.