Benvenuti al primo articolo del nostro corso di scrittura creativa che abbiamo pensato di rendere disponibile a tutti gli scrittori e aspiranti tali in maniera del tutto gratuita. Perché scrivere? Questa domanda è solo apparentemente scontata. E solo apparentemente è correlata a un’altra domanda che spesso viene posta al pubblico di ogni opera narrativa e cioè: perché leggere? Senza scomodare improbabili approcci sociologici e culturali (sui quali tuttavia esiste una notevole mole di materiale bibliografico), possiamo affrontare la questione in termini pragmatici.
E cioè possiamo domandare a noi stessi: perché desideriamo scrivere? E di converso: perché leggiamo? Ci rendiamo immediatamente conto che esiste una enorme varietà di risposte a queste domande, probabilmente una per ogni intervistato. C’è chi intende la lettura come un passatempo, per far trascorrere meglio il tempo in un viaggio, ad esempio, quasi alla stregua di un cruciverba e chi invece vi investe tempo ed immaginazione. Altri invece vi investono addirittura denaro!
Da queste semplici considerazioni emerge che, anche se stiamo inequivocabilmente parlando di parola scritta, di narrativa, di libri, è assai diversa la percezione che si ha di essi a seconda che ci immedesimiamo in vari ruoli come quello dell’autore, del lettore, del libraio, del tipografo, del grafico, dell’editore e così via. Per molte persone infatti il libro è una merce, alla stregua di altre merci relativamente non deperibili, come scarpe o bulloni o qualunque cosa vi venga in mente: va prodotta, distribuita, pubblicizzata, venduta o ritirata, smaltita infine come rifiuto riciclabile. Molti autori scrivono perché vogliono creare un prodotto che risulti appetibile per un certo mercato, esattamente come se dovessero creare un abito o un monile. Per questi autori la creazione di un libro è analoga a quella di un qualunque altro artefatto: probabilmente costruiranno un prototipo e lo sottoporranno ad un agente il quale chiederà loro di apportare qualche modifica più o meno radicale per piazzarlo su un certo tipo di mercato (quello del teenager, della casalinga, dell’intellettuale politicizzato e così via), dopo di che l’agente o l’autore stesso lo sottoporrà a una casa editrice. Quest’ultima, in genere, è un’azienda che trae profitto dal commercio di libri e pertanto eseguirà ricerche di mercato, piani di marketing e valuterà se il prodotto è appetibile o meno. Le aziende fanno dei piani di rischio in cui mettono su un piatto della bilancia l’opera, il suo valore intrinseco, l’appetibilità sul mercato in un dato momento temporale ecetera, mentre sull’altro mettono le perdite, i costi, la possibilità che l’opera non venga acquistata o compresa o semplicemente che stia uscendo nel momento sbagliato.
Questo discorso è sufficientemente generico e variabile, specialmente se si parla di un autore già affermato o piuttosto di un esordiente, tuttavia serve a farci comprendere che il libro inteso come merce obbedisce a determinate regole di mercato dalle quali è quasi impossibile prescindere e sulle quali bisogna avere le idee chiare, da subito cioè prima di cominciare a scrivere. Esiste poi una seconda categoria di autori che scrivono per altri motivi, non commerciali se possibile. E questi possono essere i più disparati. Si può concepire un’opera dell’intelletto per noi stessi, per i nostri amici o colleghi o conoscenti. Potremmo non avere interesse a vedere pubblicato il nostro lavoro o non essere disposti a modificarlo per venire incontro alle esigenze di questo o quel mercato. Questi ultimi autori costituiscono spesso a loro volta un mercato per case editrici orientate agli autori cosiddetti “a pagamento” e cioè a quegli autori disposti a pubblicare a proprie spese.
Riconoscere in sé stessi una valida risposta alla domanda “perché scrivo?” e comprendere se si appartiene, ad esempio, ad una delle categorie grossolanamente descritte qui sopra o ad un’altra, completamente diversa, è un primo passo per affrontare in maniera corretta l’apprendimento della scrittura creativa. Se si accetta infatti che lo scrivere è alla stregua di ogni altro atto creativo, anche manuale, allora risulta naturale accettare l’idea che lo scrittore, alla stregua dell’artigiano, necessita di possedere delle abilità e delle conoscenze ben precise che lo aiutino nel suo mestiere. Quale scultore potrebbe definirsi tale se prima non padroneggia i propri attrezzi? Se non conosce nei minimi dettagli i materiali che usa per scolpire? Quale sarto potrebbe riuscire nella sua opera senza avere sufficiente pratica con le stoffe ma anche con i gusti e la moda del momento?
Certo, questo non basta. Nella scrittura, così in ogni altro ambito creativo, esiste quel quid in più. Quel qualcosa che fa la differenza fra un sarto e il grande stilista. Fra l’orchestrale tecnicamente ineccepibile e il compositore di successo. Questo quid è di volta in volta etichettato ad esempio come genio, talento, fortuna e con simili epiteti sempre un po’ vaghi e in ogni caso poco misurabili. Nel corso di questa serie di articoli sulla scrittura creativa chiameremo semplicemente “quid” questo elemento imponderabile. Spesso si sente dire che chi ha il quid non ha bisogno di altro per produrre dei capolavori, ma credo che la questione sia molto più complessa. Anche un genio come Michelangelo, per dipingere la Sistina e, in seguito, il Giudizio Universale, dovette inventare tecniche nuove e scoprire nuovi materiali per riuscire e il suo quid, per quanto enorme, non gli sarebbe mai bastato senza il duro lavoro e la pratica.
Nessun corso di scrittura creativa come questo potrà insegnare il genio o il talento. Ma ad un corso si richiede altro: completezza, sistematicità, tecnica. Questa serie di articoli sulla scrittura non è diversa da un corso di pittura o sartoria.
Ma un libro è dunque un’opera d’arte, un qualcosa di molto diverso da un bel paio di scarpe o da un abito di alta sartoria? Se sì, in cosa si differenzia? Forse non tutti i libri sono così lontani da questi oggetti che pure contengono un evidente grado di maestria. Ma ALCUNI libri, in certi casi particolari, sappiamo tutti bene essere diversi, contenere più di mera carta e parole stampate, essere ben altro che oggetti con una bella copertina o una pregiata rilegatura. Alcuni libri hanno il potere di CREARE, attraverso la parola scritta, intere realtà, stati d’animo nuovi ed esistenze diverse e questo è assai simile alla magia, così come veniva concepita dai nostri più lontani progenitori. Lo scrittore come il mago può manipolare stati d’animo, provocare innamoramento, rabbia, ribellione, disgusto, assuefazione, asservimento. Come il libro galeotto di Paolo e Francesca, la stessa Sacra Bibbia o gli spregevoli Protocolli di Sion. La storia è piena di libri così potenti da essere stati temuti più dell’anticristo, da richiedere roghi ed inquisizioni.
I regimi totalitari, quelle forme di governo cioè che prevedono la totale subordinazione dell’individuo al sistema politico, come priorità assoluta hanno la censura. Il che riconosce alla parola scritta una forza che è tutt’altro che passività in quanto riesce a smuovere gli animi umani.
Perché scrivete, dunque? Perché leggete? Nel prosieguo di questa rubrica presenteremo una serie di tecniche comunemente usate nella scrittura creativa, ma anche nel giornalismo e nella sceneggiatura. Potete vederli come una serie di attrezzi completi di istruzioni per l’uso. Scegliere i più adatti alla vostra sensibilità di scrittori o non sceglierli affatto fa parte del libero arbitrio del narratore, tuttavia non è possibile ignorarne l’esistenza senza correre il rischio di stare continuamente a reinventare la ruota.
La domanda perché scriviamo e perché leggiamo sembra a questo punto inevasa. Eppure la risposta a tale domanda, assai intima e personale, è la molla di tutto. Sta dietro alle energie spese non solo per scrivere e leggere, ma anche e soprattutto per imparare a scrivere e a leggere, per acquisire sufficiente dimestichezza con gli strumenti di cui prima. La passione, la necessità di leggere e di scrivere è spesso talmente urgente nei grandi talenti da spingere costoro a sacrificare ogni altro aspetto della loro esistenza al perfezionamento di quell’arte. Siamo qui apprendisti stregoni, più che apprendisti artigiani.
Qualunque sia il motivo per cui leggete e scrivete fate in modo che diventi urgente!
Alla prossima settimana con una nuova puntata del nostro corso di scrittura creativa! Per leggere tutte le puntate passate clicca qui.