“Una volta entrati nella galleria dei doppi, tutto sfugge e si prolunga una prospettiva dove nulla è ultimo”. Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia.
Al Macro di Roma è possibile assistere a un interessante esperimento artistico fino al 4 Maggio. Nella sala Enel della struttura espositiva romana è, infatti, possibile partecipare a “Esecuzione”, una sorta di anti-performance dei fratelli piemontesi Massimiliano e Gianluca De Serio, enfants prodiges della video arte dei nostri giorni, giustamente gâtés dalla critica, a metà fra il flash visivo subliminale e la stasi della memoria. Reduci di significativi riconoscimenti fuori e dentro il mondo della pellicola, i fratelli Di Serio, fondatori della “società di mutuo soccorso cinematografico”, espongono a Roma nell’ambito della sezione “Percorsi nel contemporaneo”, destinata a promuovere giovani talenti.
La doppia istallazione dei De Serio esposta al Macro gioca con l’identità di chi osserva e di chi è rappresentato: la propria. Gemelli, i due filmaker, mostrano ognuno sé e l’altro che poi, a sua volta, è uguale a sé, attraverso una sequenza, complessa lenta e metodica, di inquadrature proiettate, senza soluzioni di continuità, nell’atto di fotografare con una Polaroid. La macchina fotografica diventa dunque l’occhio con cui raccogliere il tema del divenire delle identità celate, dirette a rappresentare un “core” come dice la lingua inglese, ovvero un nucleo, un nucleo fluttuante dell’esistenza potremmo noi aggiungere.
Su Core, ma su Core dell’antica Grecia, scrive anche Roberto Calasso:
“Allora Core fu rapita dall’invisibile, verso l’invisibile. Core non significa soltanto “fanciulla”, ma pupilla. E la pupilla, come disse Socrate ad Alcibiade, “è la parte più eccellente dell’occhio”, non solo perché è “quella che vede”, ma perché è quella dove chi guarda incontra, nell’occhio dell’altro, “il simulacro di chi guarda”. E se, come voleva Socrate, la massima delfica del “Conosci te stesso”, la pupilla diventa il tramite unico della conoscenza di sé.”
Il cerchio dunque si ricongiunge: l’occhio, l’occhio fotografico, l’occhio umano ma anche l’occhio meccanico, che compone e scompone, dei fratelli De Serio, induce, come in un vecchio passo della mitologia classica, ad una riappropriazione, una scissione e una ri-identificazione continuativa di noi stessi. L’autoritratto esposto sollecita alla catarsi ma anche all’allontanamento. Dalla perfomance meccanica dei fratelli De Serio uscirete trasformati, spogliati dell’antica unicità per accoglierne una nuova che scegliate di leggerne il rimando al core inglese o a quello greco antico.
Per concludere, è verosimile riconoscere nel pensiero artistico dei De Serio anche una citazione affettiva del Michelangelo Antonioni di Blow up o di Zabriskie point: la dilatazione del significato della realtà nella riproduzione filmica o fotografica del celebre maestro ferrarese motivo di conoscenza, autocoscienza e dunque, a seguire, del disorientamento e perdita di sé rimane uno dei temi da cui sembra, ancora oggi, non possiamo prescindere, anche nel core (questa volta inteso più comunemente come “cuore”) di Roma.
MACRO
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