Vi prometto che non sarò troppo nostalgico. Tuttavia dovete sapere che documentarmi per scrivere questo articolo mi ha riportato indietro nel tempo. Sì, perché approfondire il nesso tra le buste da lettera, quelle con il caro francobollo o la missiva con sigillo in ceralacca, e la letteratura mi ha inevitabilmente portato a riflettere su ciò che le lettere hanno rappresentato nella mia vita, tra sensazioni fisiche ed emozionali. Vi ricordate i dettagli delle lettere ricevute? Il profumo e il tipo di carta, la colla del francobollo. Ricordate la grafia del mittente, forse difficile da interpretare in alcuni passaggi? O forse ricorderete l’attesa, impaziente, della visita del postino. Forse avete nei ricordi il significato profondo di quelle righe scritte con una grafia cara, ricorderete i batticuori, promesse, notizie dolorose.
La lettera è comunemente servita per comunicare un messaggio ma credo si possa tranquillamente affermare che rispetto ai mezzi istantanei moderni l’abbia fatto diversamente. In modo diretto e indiretto, con un detto e un non detto, attraverso piccoli segni, cancellature ed esitazioni, profumo lasciato intenzionalmente sulla carta e tanti altri particolari. Spesso proprio questi particolari hanno fatto la differenza accendendo in noi qualcosa. Pensate a quanto potesse essere importante anche solo una lettera telegrafica per i familiari di un soldato al fronte.
Cosa c’entrano le nostre esperienze con le buste da lettera e la letteratura? Non dimentichiamo che gli autori sono, e sono stati, umani come lo siamo noi. Capaci di emozionarsi o di provare dei sentimenti dopo aver letto o scritto una lettera. Per un autore, fino a qualche decennio fa, era assolutamente normale intrattenere una fitta corrispondenza con esponenti politici, figure pubbliche, colleghi scrittori e giornalisti, oltre che per motivi personali. Non esistevano molte altre possibilità di comunicazione a lunga distanza. La lettera è diventata parte integrante della vita di tutti i giorni riuscendo a influenzare la stessa creatività degli autori che l’hanno fatta diventare protagonista della letteratura mondiale.
Romanzi epistolari del passato da conoscere
Nonostante si trovi qualche traccia di racconti epistolari già sia nei primi anni A.C che D.C generalmente gli storici collocano il Settecento come periodo nel quale il romanzo epistolare (da Epistula, lat. “lettera”) vive il suo miglior momento e una grande diffusione in tutto il territorio europeo.
Le relazioni pericolose (1782) di Choderlos de Laclos è un capolavoro della letteratura francese che forse conoscerete anche per i film che si ispirano alla sua storia. Punto di forza del romanzo è senz’altro il progressivo forte impatto drammatico che l’autore riesce a imprimere alla storia che vede per protagonisti due nobili dai modi piuttosto libertini, un uomo e una donna, i quali coinvolgono una giovane e un giovane in vicende piuttosto torbide. Non manca un robusto finale emozionante!
In Italia, un ventennio dopo esce Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo. La storia si ispira alla tragica fine di uno studente universitario e anche se arricchita dal tema patriottico ricalca molto da vicino I dolori del giovane Werther. Probabilmente li avrete conosciuti nel periodo scolastico, forse (come me allora) li avrete anche mal sopportati per una certa “pesantezza” ma è innegabile che si tratta di letture formative essenziali in cui, ancora una volta, la narrazione epistolare è indispensabile per la buona riuscita del plot narrativo.
Impossibile non menzionare altri grandi capolavori successivi di fama mondiale quali Frankenstein di Mary Shelley e Dracula di Bram Stoker.
Romanzi epistolari contemporanei (che preferisco)
Che tu sia per me il coltello è un celebre romanzo bestseller di David Grossman pubblicato nel 1998. I protagonisti sono Yiair e Myriam, entrambi sposati e di Gerusalemme, e le loro lettere. In qualche modo riportano meccanismi sempre attuali dei rapporti che vivono attraverso l’ossigeno della comunicazione scritta, rapporti veri e diretti ma anche viziati. I due vivono un rapporto d’amore profondo e tormentato, al tempo stesso senza regole. Tutto questo azzardo, affascinante certo, però non si concretizza. Quelle parole, che fanno bene e fanno male, restano prigioniere di quello scambio di lettere che durerà sei mesi. Se non l’avete letto fatelo.
Per concludere questa piccola lista di lettura un romanzo di diverso spessore letterario, leggero e piuttosto divertente: Le ho mai raccontato del vento del Nord, di Daniel Glattauer che ha come seguito La settima onda (un po’ più banale del primo in effetti). Due perfetti sconosciuti iniziano a scambiarsi email per errore finendo per raccontarsi intimità, sciocchezze, episodi giornalieri e sentimenti. La cosa sembra diventare incontrollabile, labile il confine tra realtà e virtuale. Della narrazione di Glattauer mi ha incuriosito lo spiccato senso dell’umorismo che sfocia nell’ironia, mi ha fatto spesso sorridere. Qui le lettere sono email, ma le dinamiche umane sono sempre le stesse: affascinanti, complicate, delicate.
Scritto in collaborazione con TipografiaClick
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