Se i giorni commemorativi servono a qualcosa l’ho capito solo con il tempo, ho compreso che la meccanica ripetizione di una data “dovrebbe” servire a innestare tra le nervature del cervello il senso di un giorno.
Questa giornata si dividerà tra coloro che vorranno scrivere qualcosa, o pubblicare, o linkare, e tutti coloro che lo crederanno inutile. Darsi da fare come formichine per un giorno che domani sarà uguale a quelli passati e di cui nessuno o pochi ricorderà ha proprio il sapore della futilità.
Ma oggi non parlo come donna, parlo come vittima e scrivo come una delle poche fortunate che ancora possono farlo. Sette anni fa, a lavoro, sono stata aggredita, picchiata, minacciata, percossa, da un emerito sconosciuto che ha riconosciuto in me solo la sua preda, non una donna, non la ragazza di qualcun altro, non una figlia, una sorella o semplicemente un altro essere umano.
Non è riuscito a portarsi niente di me, ma mi ha lasciato un dono, la paura. Con lei, condivido le mie giornate, con lei lotto per non soccombere e contro di lei uso la fortuna, quella di essere viva. Contro di lei uso la scrittura e la condivisione, perché a volte dividere il dolore con gli altri aiuta a sminuzzarlo in mille piccoli pezzi.
Baricco scrive “il destino non è una catena ma un volo” e questa mia esperienza mi ha dato la possibilità di aiutare altre persone e mi ha coinvolto nel progetto cinematografico “Libera Me” di cui ho scritto la sceneggiatura, un progetto dedicato alla liberazione di tutte quelle anime che ogni giorno soccombono alla violenza.
Per tutti il giorno della violenza sulle donne è oggi per me e per molti altri ogni giorno è quello giusto per ricordare.
Mi sembra strano che sia stato un uomo a scrivere una frase che mi ha colpito, una frase che incarna perfettamente la personalità di chi agisce con violenza, ve la lascio: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci, (I.Asimov)”.