Martedì 18 Ottobre è uscito per Frassinelli il nuovo libro di Simone Perotti: Rais. Ho avuto modo di leggerlo in anteprima e di parlarne con l’autore, insieme ad altri blogger, qualche giorno prima dell’uscita. Mi fa piacere parlarvi di questo incontro e del libro perché sono certo che sarà un invito sufficientemente valido a conoscere il libro e la vita dell’autore, quella vissuta sul mare grazie al Progetto Mediterranea.
Giovedì 13 Ottobre, Simone Perotti, Galleria Rizzoli
La solita pioggia a Milano, sono seduto davanti a una pila di copie di Rais disposte su un tavolo. Arriva Simone Perotti, abituato all’acqua e alle librerie, meno all’ecosistema urbano della metro. È nel suo ambiente, considerando che vive in barca e scrive in barca. Gli elementi sono quelli.
Ci porta una storia che arriva da lontano e passa attraverso mari, carte nautiche, baie, archivi, testimonianze storiche, rotte che lui stesso ha ripercorso a ritroso. La ricostruzione della storia vera di Rais è un romanzo con una forte componente esistenziale e psicologica, è romanzo d’amore e di avventura. Tutti questi elementi rendono questo lavoro certamente un libro non di genere; con una punta d’orgoglio editore e autore amano sottolineare come l’aver messo insieme tali elementi abbia creato qualcosa che nel nostro panorama editoriale manca: la narrazione della nostra storia, o di storie legate ad essa, il racconto dei nostri mari, delle scoperte, della tecnica. Il risultato della ricerca storica di Perotti è “una dimensione sconosciuta e immaginaria gratificante per il lettore”.
Ho cercato di inserire tutto quello che ho capito della vita e che ho capito dell’incongruenza della vita e di quanto la sbagliamo costantemente questa vita, dice Perotti.
Un romanzo letterario, curato nei vari registri stilistici e nell’accuratezza storica. Una sfida importante per Perotti che “fa della sua diversità, come il Mediterraneo, la propria definizione” infilandosi nella breccia di una nuova epica moderna. Rais è un libro affascinante, lo dico da lettore. Se dovessimo fare un conteggio del numero delle pagine la componente storica prevarrebbe, occupa fisicamente più spazio sulla carta, e tuttavia l’anima di questo libro si trova negli incroci tra gli stili e le voci narranti. C’è ben più della scoperta, ben più della guerra, ben più della fede, ben più dell’amore e dell’amicizia, ben più della Storia. Perché c’è tutto questo e in aggiunta c’è il mare, un mare di idee, di visioni, pronto a riversarsi nel lettore.
Anima il tutto il protagonista cattivo, il peggior pirata di sempre probabilmente, che teoricamente non dovrebbe stare dalla parte del lettore ma… le storie non sono tutte uguali. Il più giovane timoniere della flotta dei mari diventato ammiraglio, la lotta contro il suo eterno rivale, anche per amore. E poi forte il richiamo verso le nuove terre oltre l’oceano custodite nella memoria di libri segreti. Una sfida che si apre su più fronti, anche quello religioso tra Islam e Cristianità. È quasi una nascita della letteratura del Mediterraneo, la bussola di Perotti che punta al suo nord. Ognuno ha il suo nord, giustamente, i libri servono anche a confonderci le idee. Magari in meglio. A mettere in discussione il nostro nord. Nella lettura di questo libro si pensa, luoghi-persone-cose del 1300/1500 tornano per farci pensare.
La grande capacità di Perotti sta in questo: trasformare il passato in presente, trasformare una parte di Storia in amore per la Storia. Farci pensare.
Ho approfittato della compagnia dell’autore per illuminare due angoli bui che, proprio nella lettura, mi avevano dato da pensare.
Perotti, a volte mentre si cerca la libertà ci si accorge di avere dei rimpianti per non essere stati affatto liberi. Questo paradosso è una costante del romanzo, secondo lei questa situazione esiste sempre nella vita?
Questo è la parte più contemporanea del romanzo, l’uomo che siamo e che è sempre stato, non siamo solo quello che facciamo e viviamo. di conseguenza quello che non facciamo e non viviamo non lo saremo mai se non ci poniamo il problema del cambiamento verso quell’altra parte di noi. Questo è uno dei temi trasversali alla filosofia e all’esistenzialismo, come scrisse già Seneca prima di Rais e di noi.
Dunque la libertà viaggia sempre in parallelo con il rimpianto?
Sì e no, non sempre. Dragut non è stato libero, è stato sé stesso. Avrebbe voluto avere meno onori e più vite possibili. Come capita anche oggi, siamo blindati nella nostra unicità, dovremmo sfidarci a esistere. Ognuno di noi aspira a un biglietto da visita in cui c’è scritta una cosa soltanto e invece dovremmo aspirare a un libro pieno di cose scritte.
In Rais mi sembra che ci sia, per entrambi i protagonisti, la necessità del nemico. Lo scenario presentato ha dei contendenti e un conteso. Al di fuori di questa lotta infinita c’è la vita che si perde, il tempo che non perdona né i contendenti né i contesi. Me ne parla?
Sì, verissimo. Ci si salva grazie al nemico, il nemico ti attiva, ti fa reagire. Il nemico, che può essere un tifoso, la suocera o una persona per strada può innescarci. Senza un nemico forse saremmo perduti, vivremmo di azioni volontarie e monotone e non di reazioni. In questa storia, al termine di una vita di imprese e battaglie, c’è tutto il disincanto del Rais <<abbiamo fatto troppo la guerra, ci siamo sbagliati>>. Anche questo è un altro elemento di contemporaneità.
La chiacchierata con Perotti si anima, il libro ha entusiasmato anche gli altri blogger e avremmo tante domande. Però per qualcuno è ora di pranzo, per me è ora di prendere un treno, e più in generale sarebbe ora per tutti di prendersi un nord, di meravigliarsi da soli con un vecchio sistema infallibile: leggere un buon libro. Uno come questo.