Venezia, estate 1589. Angela Moro è giovane, affascinante e intelligente. Si offre a chi può permetterselo ma il ruolo di cortigiana è solo un mezzo per decidere del suo destino. In lei batte un cuore libero e generoso. Tuttavia la solitudine la tormenta. Matteo Braida è un uomo semplice, energico, che lavora in un piccolo cantiere e non nutre particolari ambizioni.
Forse per questo si sente a un passo dall’abisso. L’incontro tra loro scatenerà la passione, trascinandoli però nella trama di un vasto e oscuro complotto… Una vicenda torbida e densa di colpi di scena, un amore contrastato e coinvolgente. Uno spaccato storico che vi condurrà in un mondo ineguagliabile per libertà e bellezza.
Estratto
Era un’alba luminosa quella che si annunciava sulla laguna. La calda luce estiva incendiava l’acqua dei canali ancora deserti, inondando le calli e i ponti. Le case come i palazzi, lambiti dal luccichio di riflesso, ostentavano le decorazioni più raffinate, i colori più ricercati, che un viaggiatore occasionale avrebbe mai potuto apprezzare. I ricchi commerci e le grandi conquiste avevano fatto della Repubblica un crocevia di culture diverse, elevandola a un rango che le era invidiato ovunque nel mondo.
Matteo, che si era appena destato e aveva spalancato gli scuri affacciandosi alla finestra, pensò che chi aveva descritto Venezia come un luogo dello spirito si era avvicinato di molto alla verità, ma occorreva viverci per comprendere fino in fondo l’anima intemperante di quella città unica, sospesa tra la rigida morale delle proprie leggi e il sogno di potenza che da sempre l’accompagnava.
Inalò a fondo l’odore salino e amarognolo trasportato dalla brezza marina, assaporando appieno l’inebriante gioia di vivere che provava.
Si voltò e ritornò verso il letto. Avvolta nelle coperte Angela si era girata, lanciando un mugolio quando il chiarore del mattino era penetrato nella stanza. Le si coricò a fianco, osservando l’ossatura delle spalle e le sue forme, minute e allo stesso tempo perfette, che si intuivano sotto le fresche lenzuola di lino.
L’accarezzò a lungo col pensiero, considerandosi il bastardo più fortunato sulla faccia della terra, poi si piegò in avanti, baciandola sul collo.
La pelle candida delle sue braccia, costellata di piccoli nei, rabbrividì, facendo risaltare in controluce la peluria che la ricopriva. Continuò a dormire, ma sapeva che stava recitando. Era uno dei suoi giochi preferiti. (…)
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