“…Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per averla…” Epicuro
Come essere felici. La felicità nel presente si costituisce da variabili, aspetti diversi. Essa riguarda il passato e il futuro. La felicità è anche Piacere. I piaceri sono sensazioni gradevoli, connotati da componenti sensoriali, componenti emotive, gioia, eccitazione, orgasmo, beatitudine, allegria, esuberanza e benessere. Il piacere è fugace e richiede un’attività di pensiero minima. Felicità è anche Gratificazione. Le gratificazioni sono attività che procurano piacere, ma che non necessariamente si accompagna da sensazioni quali gioia, allegria… eccetera. Le gratificazioni in realtà fanno perdere la consapevolezza di sé stessi, e durano più a lungo dei piaceri, in cui si richiede un’attività di pensiero non indifferente e sono mantenute dalle potenzialità e le virtù individuali.
Non c’è bisogno di un esperto che vi consigli circa quelli che sono i piacere della vita. Credo voi tutti sappiate meglio di qualunque psicologo che cosa vi entusiasmi, cosa vi possa regalare del buon umore o semplicemente cosa vi faccia sentire bene… sul come ottenerlo? Alcuni studi sulla psicologia positiva, possono esservi da esempio ed aiutare ad aumentare ed accrescere ciò che comunemente chiamiamo felicità. Quella momentanea dose quotidiana.
Assuefazione e dipendenza. I piacere sia quelli fisici che quelli superiori hanno un insieme comune e peculiare di proprietà che limita la loro utilità come fonte di felicità durevole. Sono effimeri e repentini. Quando ci si assegna, ci si consiglia o ci dedica un compito, fare qualcosa di divertente, che sò… ad esempio guardare un bel film, poi “quando è finito è finito!” insieme al film, poco dopo termina anche il piacere. Lo stimolo esterno finisce e finisce anche l’emozione che ne deriva. Però l’indulgere ripetutamente nello stesso piacere è controproducente. Es. il piacere di un secondo assaggio di un pezzo di torta è molto inferiore al primo, e il quarto assaggio è solo una sgradita introduzione di calorie. Questa è l’assuefazione o più comunemente adattamento. I piacere svaniscono e posso creare conseguenze negative. Un po’ come la dinamica della tossicodipendenza; questo ha dirette implicazioni sul proposito soggettivo di incrementare i piaceri della nostra vita, la distribuzione nel tempo, è cruciale.
Introducete nella vostra vita quanti più eventi producano piacere, ma fate in modo che questi siano disseminati lasciando trascorrere più tempo di quanto normalmente facciate, prima di ripetere l’esperienza. Un po’ come i primi appuntamenti quando ci si appassiona ad una persona… tutto e subito, svanisce. Se il vostro desiderio di provare piacere diminuisce sino ad essere pari allo zero o degenera nell’avversione e se diradato parecchio probabilmente vi rendere conto quello non era un piacere ma una dipendenza. L’intervallo è ottimale per scongiurare l’assuefazione ai vostri piaceri.
L’arte di assaporare. Il ritmo frenetico della vita di tutti i giorni, l’essere sempre protesi al futuro possono insinuarsi in noi senza che neppure rendersene conto. L’ossessione del guadagnare tempo è una conseguenza dell’alto valore che si attribuisce alla pianificazione del futuro, tanto che si perde la quantità oltre che la qualità del presente. Calatevi in ciò che fate, lasciatevi assorbire totalmente e cercate di non pensare ma solamente di sentire. Non pensate ad altre cose che dovreste fare, a cosa accadrà dopo o a come l’evento potrebbe essere ulteriormente migliorato. L’arte di essere presenti con tutto se stessi inizia dalla presa di coscienza che in gran parte delle nostre attività noi siamo assenti o distratti. Vaste parti dell’esperienza ci sfuggono in automatico, e non ce ne rendiamo conto. Si agisce e si interagisce in automatismo, senza riflettere. Dei veri e propri pc all’ultimo grido. Le gratificazioni arriveranno se ci si concede del tempo per essere partecipi in ciò che si vive, nelle gioie così come nelle malcapitate brutte esperienze.
“ quando si corre, alla partenza non si è perfettamente sincronizzati. Ma se la corsa comincia a girare… quando si diventa una cosa sola con la corsa, quando si sente qualcosa… e quando ci si sente una cosa sola con essa, il provarlo è fantastico. E quando si prenderà velocità, li sarà la felicità…”.