Cultura senza capitale è n’interessante, e appassionante, saggio che rende giustizia al valore e all’importanza della cultura e dell’arte, e rende note le ragioni del degrado culturale italiano.
Mentre la cultura evoca altrove una generosa apertura intellettuale e il futuro, in Italia lo scontro frontale tra due partiti in eterno conflitto, quello di una religione inattuale del patrimonio e quello della svendita sul mercato dei beni culturali, tiene in ostaggio la più importante infrastruttura per la crescita civile ed economica del paese.
A loro ausilio, e rafforzato da un dibattito sempre più ripiegato su se stesso, è l’ormai indiscusso strapotere di alcuni equivoci e pregiudizi: più la cultura è «alta» e più è inutile o, al contrario, è utile nella misura in cui riesce a fare cassa. Niente di più falso.
Ripercorrendo con linguaggio a tratti narrativo l’invenzione della cultura, dei suoi concetti e della sua gestione pubblica quale una delle più luminose avventure dell’uomo, il libro va alla radice delle pratiche contemporanee, spazzando via ambiguità e strumentali fraintendimenti. Le politiche alle arti, alla tutela e alla conservazione sono, in effetti, un’invenzione del mondo moderno, perché l’emancipazione dei singoli liberi le capacità creative e renda la comunità più forte e competitiva. Moralmente, e quindi anche economicamente.
Un’idea italiana, partorita tra Firenze e Roma, e offerta alla storia come suo dono più grande, purtroppo tradita e rimossa nella riluttanza a farsi nazione, prima, e pienamente democrazia, ora, come indica una cultura priva di risorse poiché incapace di vedersi attribuita una chiara missione collettiva. Una cultura senza baricentro, senza autonomia e senza statuto: senza Capitale, cioè.
Ricostruite con rigore le ragioni storiche di una scoperta così potente e quelle del suo pesante tradimento, che corre parallelo alle imboscate dei nemici delle libertà civili, l’autore lancia la sua sfida e, rintracciati negli altri modelli occidentali i meccanismi originari che si devono all’Italia, propone la nascita di un’infrastruttura nazionale che, partendo da una Capitale all’altezza di Parigi, Washington o Londra, restituisca alla cultura la sua utilità e la sua ragione d’essere.
Simone Verde, nato nel 1975, è Responsabile ricerca scientifica e Pubblicazioni per France-Muséums/Louvre Abu Dhabi. Ha studiato filosofia teoretica tra Roma e Parigi ed è diplomato in museologia e storia dell’arte a L’École du Louvre. Storico dell’arte, ha collaborato con istituzioni museali italiane e scrive o ha scritto per Il Manifesto, il Fatto Quotidiano e L’Unità. Ha tradotto dal francese per Adelphi, Fazi, Sellerio ed è stato assistente di Antonio Tabucchi di cui ha curato L’Oca al passo e la sua edizione francese. Ha una rubrica su l’Huffingtonpost e cura il blog www.simoneverde.it
Cultura senza capitale, pubblicato da Marsilio, è disponibile in libreria al prezzo di Euro 22,00.