Viviamo, ci sbattiamo, a seconda delle sofferenze alla ricerca delle risposte con il Google dell´anima, alla ricerca della serenità, alla ricerca di niente. Siamo come coppe da riempire, ricette da compilare di malattie immaginarie, campi da solcare, siamo coppie di elettrocardiogrammi sparsi piatti o impazziti, al telefono o sulle labbra, siamo noleggi troppo cari, freesbe che non ritornano, lucciconi che spostano mari di “attraverso”. E poi c’è quel momento che ti accorgi, e poi, ti chiedi perchè tutto non è più lo stesso. Chi ti ha spostato il baricentro della vita, quale tempo storico prevale in te, in noi, qual è il luogo del nostro cuore, la dimensione delle cose più care. Come il sorriso. Dove sono le passioni che ci tengono su, cosa sentiamo e quanto e dove lo mettiamo, cosa ne facciamo. Un intramuscolo di sogni scaduti, il presente con le saracinesche in chiusura, non vedere più nemmeno con le luci accese dentro alle cose, perdere mete, non passare sopra agli ostacoli che vogliono solo sbriciolarsi, perdere le ragioni, mandare via le persone senza o con criterio, non specchiarsi più dentro, non aspettare perchè aspettare è da sognatori e da deboli come accettare e perdonare. Sai quelle cose che si pensano e poi…O cosa? Cos’ è quell’attimo o dovrei dire quegli eterni attimi infilati insieme uno dietro l’altro come perle di una stessa collana.
Che ti spiazza la giovinezza, che sconvolge la mezza età, che annulla le età. Il problema è non riconoscersi più, non ritrovare più le cose, erano sempre state a portata si lasciavano appiccicare su noi. E poi ti accorgi che il tempo ti ha portato via le forze, ti ha negato quelle certe notti, che le lacrime hanno in fondo prevalso, che l’amicizia non ha retto, che sai solo quello che non vuoi, che sei solo quello che non sai, che il dire è dei deboli e inconcludenti e il fare è dei veri e di chi scommette sempre tutto. Ci sono meno spazi, sempre meno spazi nelle arterie per far arrivare le cose al cuore. Ci sono sempre meno verità e punti fermi. E la vita è sempre stata fragile, ma i nostri nonni non ce lo raccontano perchè ricordare è soffrire, ma ora lo è di più anche se c’ è la tecnologia, la medicina, la scienza e molte risposte e siamo uomini più preparati sulla carta, più informati, più assistiti, più forti. La verità è che non siamo diventati uomini migliori, non siamo più sicuri, non siamo meno esposti, non siamo più completi, non risparmiamo davvero tempo anche se facciamo più cose e andiamo veloci, non siamo protetti da nessun male grave, non siamo più certi, più pronti.
È incredibile sperimentare la fragilità umana, perdere l’invincibilità adolescenziale, e sentire sulla pelle l’effetto delle cose che decidono per noi. In un decennio per esempio pensate a quante variabili della vita cambino, il parlare, le persone, i luoghi, gli scopi, il carattere, i limiti, i problemi, perfino come si portano i capelli. Questo implica che perderemo i nostri punti fermi più volte, forse i luoghi e ne troveremo di nuovi e stipuleremo compromessi, e il più delle volte ci accontenteremo perchè è più semplice e il rischio di sbattere sui “no” è minore, perchè così deve andare. E poi si pensa che poi, alla fine, verrà l’ora di pagare i conti che nulla è gratis in questa vita.
Non indossare la vita di un altro, non perdere tempo, non vivere non in pace, non essere troppo opportunista, non ti aspettare nulla, prendi qualsiasi cosa il bene degli altri voglia darti a prescindere dal fatto se lo userai, aspetta anche quando ne hai perso le ragioni, piangi sui guai e non ti vergognare di condividerli, nessuno ha guai di cui vergognarsi. E ora guardami.
Se sei Dio ti chiedo scusa e so che non basterà mai.
Se sei l’amore che ho perso ti auguro di posarti su un nuovo cuore e trovare quel che non hai trovato in me.
Se sei l’amore che deve arrivare ti dico cerca bene che ma volte mi nascondo ma in fondo mi fido di te, te che non devi accontentarti mai.
Se sei l’etá, grazie per avermi aperto gli occhi.
Se sei il futuro, non voglio sapere di che futuro sarò. Ma non saremo banali io e te.
Se sei il mio migliore amico ti dico che ho sempre saputo che eri meglio di me e son fiero di come ti sei adattato a questa vita dalle mille facce.
Se siete mio padre e mia madre vi dico che il mio sentimento trascende le parole, solo queste azioni queste mani e occhi che si posano su voi possono dirvi tutto.
E ora guardami, se sei semplicemente sperduto, incolonnato perfetto perfetto allineato che non sai perchè, se sei rimasto a quell’attimo eterno ti dico:
le cose che valgono davvero non sono mai cose, siamo noi, sono le persone. Dirigi la tua forza, il tuo estro, la tua tenacia, la conoscenza, la passione verso qualcosa che sai ti renderà fiero e migliore. Avrai qualcosa da dare poi, fallo, senza paura dei resi.
Siamo fatti per non essere gli stessi, per restare funamboli su un futuro quasi senza fine. Siamo fatti per appassionarci e dare, dare per riempire noi e altri alla stessa maniera, sprizzare vita e tagliarsi e fermarsi per poi ripartire. C’ è da volersi bene, accettarsi, proporsi, completarsi, aspettarsi. Prendi il tempo giusto e la cosa giusta, mettile nel posto giusto, il cuore. La vita non ha regole solo concetti base quello che manca dobbiamo metterlo sempre noi. Ora guardati. Sei pronto a tutto. Sei pronto a viverti dentro e fuori, a vivere.