È sabato, ciondolo in casa senza forze. Il caldo è la scusa per non essere in grado di fare nulla, metto le mani su…
Posted by Fabio Pinna on Sabato 11 luglio 2015
Incomincio dalla fine. Dall’ultima maniera che mi resta, l’ultima che so a occhi chiusi, l’ultima che io e te. Inizio dalla fine e quindi inizio da dove brucia, dai giorni pari e i giorni dispari che sgretolano giù dal calendario. Inizio da quando apro gli occhi e spero che non sia vero e si possa evitare l’ispirazione di un viaggio che mi riporterà, puntualmente, all’inizio. Due secondi all’impatto con la tua pelle, tra un secondo sarà un secondo prima del rimbalzo, della retromarcia, delle complicazioni rigettate. Di forma reticolare a ragnatela, resistenti, impermeabili, che partono da un centro chiamato cuore e si spandono fino a ovunque non si guardi. Comunemente chiamate vite. Che costruiamo con la chimica proprio come fanno i ragni.
Ti racconto la temperatura proporzionale alla nostra distanza, i nostri sensi unici, ti dedico licenze poetiche e la mia rabbia, prendo schiaffi che hanno più zuccheri di una caramella e più dolori delle illusioni. Ti metto in endecasillabi, negli album fotografici, ti metto nella mensola insieme ai libri che non capisco, nel percorso pianificato del TomTom. Eppure. Le maniere si imparano, i corsi li fa il tempo, gli esami sono le conseguenze e certe volte li superi, le superi. Eppure: non-ho-imparato. Eppure sei tutto quello che posso, anche dopo le virgole, quel che posso ancora dire, fare, baciare. E tornare bello. Come il reality, ma senza il telecomando.
Ti voglio bene. Però te lo fatturo.
Posted by Fabio Pinna on Martedì 14 luglio 2015
Seppellire sotto uno strato di cera una volta è quasi più facile di fare l’amore che però è più difficile dell’ingannarsi. Sotto la cera non si respira. Avrò il tempo di spiegarti il solo modo che è rimasto all’amore per agganciarci, che siamo pronti o meno, giusti o al contrario, per farci detonare.
– Allora, qual è questa ultima maniera che mi dicevi?
Senza aspettare la risposta hai detto una cosa che doveva essere “di vita o di morte”. E siamo qui che ci sorridiamo. Evidentemente era di vita.
– Niente, mi è passato di mente.
Eppure.
Le porte chiuse. Ognuno chiuso in sogni che al momento merita. È stato tutto un gioco, lei risolleva la spallina del…
Posted by Fabio Pinna on Domenica 12 luglio 2015