Poi risceglierò, per arrivare da nuove strade al vuoto di sempre, come fosse una gara a piovere sul bagnato a slittare sulle scie dei ricordi e l´importante non sia partecipare, per tornare all’inizio. So che ti sceglierò perché mi sembrerá inevitabile come sempre, o per la paura di stare ancora solo per tanto tempo. Perché non avrò altra scelta che assecondarti, quella di non resisterti, che mi prendi ma mai davvero, che dicono tutti che son bello dentro e poi quanto dura la bellezza perfetta? Quanto una perla in un porcile, quanto un sogno infranto, spaccato dalla nascita. So che preferiró le labbra alla schiena. Scegliere certo, cambiare il corso della storia, evitarci una scollatura per mancanza di colla approssimativa, evitarci domande troppo incisive, evitare quelle cose maledettamente serie, come il matrimonio per esempio.
Muoverci dentro uno spazio fatto a misura, un futuro in scatola, banale, dolce e dannato, mille fini e un solo inizio. Tornerá tutto normale, tranne la vita, i passi cambieranno scie di pollicino che lasceremo per farci ascoltare, e aspetteremo che torni quella volta che era tutto vero e che sembrava infinito. Aspetteremo che torni dal lavoro, aspetteremo quel weekend lí lontanto da tutti e forse pure da quel che siamo diventati, aspetteremo l´utopia nella sua trascendentale forza finta. Finalmente diremo “è tutto qui” arresi alle evidenze, alle scelte approssimative.
E ci troveremo le schifezze, tu le mie io le tue, così avremo qualcosa da criticare, da giustificatamente tradire. Con l´obbligo di lasciarle tra noi o al massimo tra le amiche durante il caffé. E ricorderemo tutte le cose stupide dette pesandole importanti, ricatteremo, ci ostineremo, ci barricheremo, ci stuferemo. Faremo il bel quadretto la domenica con i tuoi e tireremo le coperte lontani la notte. Ricorreremo alle bugie, agli espedienti per svincolarci, per fare come ci pare. E poi urlerai, perchè sai che io non riesco, e io ti punirò coi silenzi rigirandoli nella piaga della coscienza per farti sentire sbagliata. Faremo l’amore un giorno e ci sembrerá dovuto, e anche vuoto, svuotato del senso, della cura necessaria.
E saremo solo copie di altri, miniature in scala di altri come noi ovunque presi per difetto. Mi chiederò perchè, ti chiederai fino a quando. Fuori sarà buio e lacrime goffe scenderanno dentro e fuori imperlando ossa stanche. Dipenderò sempre dal mio passato. Che su altre come te, di visi e forme diverse sono atterrato, in ritardo, e mi hanno fatto smettere di credere alle parole, alle lacrime, alle gelosie, alle promesse. Che poi saremo cinici il tanto che basta per coprire i passi fatti fin qua e sceglierci nuove destinazioni. E io saró il solito bastardo, che le donne non le capisce, che pesta l´aiuola dei sentimenti senza rispetto, e capiró che lo pensi senza esserlo, porteró quell´etichetta con dolore sul tuo disgusto. Succederá tutto questo. E io ti sceglieró sapendo di sbagliare, certo del prezzo da pagare, sapendo di non guarire dal passato e di non guarire nel futuro, per avvicinarmi di un tanto all´amore. Al dolore dell´amore.