A Palazzo Reale fino al 18 gennaio, in mostra 120 opere del grande Maestro lombardo Giovanni Segantini, celebre in vita ma per lungo tempo dimenticato.
Artista di eccezionale notorietà in vita, ma a lungo dimenticato dalla critica, Giovanni Segantini è il protagonista della grande antologica allestita fino al 18 gennaio a Palazzo Reale. Curata da Annie-Paule Quinsac, autrice del catalogo e maggior esperta di Segantini, e dalla pronipote dell’artista, Diana Segantini, la mostra presenta per la prima volta a Milano oltre 120 opere, di cui molte mai esposte in Italia.
Il percorso espositivo si apre con una sezione di documenti e fotografie, e una serie di autoritratti che permette di comprendere l’evoluzione dall’immagine che l’artista dà di se stesso. Nato poverissimo e orfano, compie il suo apprendistato a Brera, dimostrando uno straordinario talento artistico e intellettuale, tanto da lasciare numerosi scritti teorici a prova di una mente già capace di formulare un originale pensiero estetico. Milano è il luogo centrale nella vita del maestro, dove preferisce esporre e dove si avvicina alle nuove tendenze artistiche, la Scapigliatura, il Divisionismo, il Simbolismo, che rielaborerà in modo pesonale e visionario. Alla città lombarda Segantini dedica pochi lavori, presenti nella sezione Gli esordi, tra cui gli scorci cittadini quali Il Naviglio sotto la neve (1879-1880) e Il Naviglio a Ponte San Marco (1880).
La sezione Il ritratto. Dallo specchio al simbolo, presenta una selezione di magnifici dipinti come il Ritratto della Signora Torelli (1885-1886), moglie del fondatore del Corriere della Sera Eugenio Torelli Viollier, scrittrice femminista affermata, L’ebanista Mentasti (1880) e il Ritratto di Carlo Rotta (1897). Quando nel 1881 lascia Milano per la Brianza, Segantini sceglie una via inconsueta: traduce i paesaggi dal vero in ricche sfumature tonali per interpretare la natura come terra di vita agricola. Dalla Brianza passa in Svizzera, a Savognino, a Maloja e in Val Bregaglia, dove dipinge spesso en plein air.
La sezione Il vero ripensato: la natura morta presenta una serie di straordinarie nature morte, genere obbligato alla fine dell’Ottocento, cui Segantini si dedica con maestria nella sua maniera di costruire il reale in quadri apparentemente astratti, come Funghi (1886), Pesci (1886), Anatra appesa (1886). La sezione Natura e vita dei campi raccoglie i capolavori sulla vita agreste caratterizzati dalla presenza femminile, come La raccolta dei bozzoli (1882-1883), Dopo il temporale (1883-1884), Ritorno all’ovile (1888), Allo sciogliersi delle nevi (1891), sino al primo paesaggio monumentale Alla stanga (1886). Nella sezione Natura e simbolo sono presenti opere come Effetto di luna (1882), il celeberrimo Ave Maria a trasbordo (II versione 1886), Ritorno dal bosco (1890), opere dove Segantini “già tocca le tematiche chiave cardine del suo simbolismo: solitudine al cospetto della natura, armonia tra natura e destino, calore e tenerezza delle greggi”.
Con il trasferimento in Svizzera nel 1886, Segantini approda al suo personale divisionismo, spezzando la materia in lunghi filamenti di colore. Protagoniste saranno le Alpi, prese di scorcio e dopo il 1890 sarà sempre la natura a dominare, mentre la presenza umana diverrà solo simbolica, in un divisionismo atto a rendere la luce rarefatta delle montagne, come è evidente in L’ora mesta (1892), Donna alla fonte (1893), Primavera sulle Alpi (1897).
La sezione Fonti letterarie e illustrazioni mostra l’evoluzione artistica di Segantini attraverso importanti disegni ispirati a opere letterarie come la Bibbia e Così parlò Zarathustra di Nietzsche, nella sezione dedicata al Trittico dell’Engadina viene ricostruita attraverso disegni, studi preparatori e filmati la genesi di questa monumentale opera concepita tra il 1896 e il 1899 e considerata il testamento spirituale dell’artista, e infine, la sezione conclusiva La maternità mostra altri grandi capolavori come lo splendido olio Le due madri (1889), considerato manifesto del divisionismo italiano alla prima Triennale di Brera, che vide la nascita ufficiale del movimento, e le opere simboliste in cui l’uso dell’oro e argento in polvere si abbina a una tecnica mista di derivazione divisionista, come le due versioni de L’Angelo della Vita (1894), e L’amore alla fonte della Vita (1896).
Segantini muore il 29 settembre del 1899, ancora giovane e famoso, tra i pittori meglio pagati del suo tempo, tanto che nel primo decennio del Novecento sarà il riferimento per i maestri delle avanguardie europee. Con la prima guerra mondiale, l’isolamento culturale dell’Italia fascista e la visione franco-centrica della storiografia delle avanguardie europee elaborata nel Novecento, Segantini resterà ignorato a lungo.
Il catalogo della mostra, edito da Skira, contiene i saggi di Annie Paule Quinsac, Diana Segantini, Pietro Bellasi, Dora Lardelli, Guido Magnaguagno, Beat Stutzer e Luigi Zanzi, e le immagini di tutte le opere esposte.
Segantini
Milano, Palazzo Reale – Fino al 18 gennaio 2015
Lunedì: 14.30–19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30
Giovedì e sabato: 9.30-22.30
Ingresso Euro 12,00