Autore: Mindy Mejia
Pubblicato da Einaudi - 2017
Pagine: 381 - Genere: Noir
Collana: Stile libero big
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Hattie Hoffman ha diciassette anni ed è piena di vitalità e sogni. Ambiziosa e determinata, non può pensare di passare il resto della sua vita a Pine Valley, nel Wisconsin. Ha un sogno: fare l’attrice e trasferirsi a New York, ed è disposta a tutto pur di realizzarlo. Il suo progetto di fuga però fallisce in una notte, quando viene ritrovato il suo corpo senza vita.
Eccomi qua. Mi chiamo Henrietta Sue Hoffman. E quando avrò fatti i conti con Pine Valley, nessuno potrà più scordarsi il mio nome.
Tra meno di un anno Hattie Hoffman terminerà il liceo, ha diciassette anni e vive con i genitori in una tranquilla casa isolata a Pine Valley nel Wisconsin. Ha un fratello, Greg, partito per una missione militare e, i suoi amici, sono anche i suoi compagni di scuola.
La sua vita scorre tranquilla, troppo tranquilla per una ragazza come lei, piena di vitalità che non può pensare di invecchiare in quel piccolo paese di campagna. Il suo grande sogno è quello di andare a vivere a New York e di fare l’attrice. I suoi genitori, gli amici, il suo professore di lettere sono tutti convinti che ce la farà. Ha una dote naturale per la recitazione ed è una ragazza davvero molto ambiziosa e determinata. Nulla sembra poterle impedire di realizzare il suo progetto, che ha già definito fin nei minimi particolari.
Un giorno però il suo corpo senza vita viene ritrovato all’interno di un granaio abbandonato. Si tratta senza dubbio di un omicidio ma chi può averlo commesso? E perché? Toccherà allo sceriffo Goodman, che considerava la vittima quasi una figlia, cercare di scoprirlo. Indagando sul suo ultimo anno di vita scoprirà così che Hattie era sì bravissima a recitare, ma non solo sul palcoscenico della scuola.
L’ultima sera di Hattie Hoffman è da ritenersi un romanzo giallo ma pecca un po’ in suspense. Scritto bene ed in modo lineare, il libro ci narra l’ultimo anno di vita della protagonista raccontato alternativamente da sé stessa, dallo sceriffo Goodman e dal professor Peter Lund, il suo insegnante di lettere.
Consiglio la lettura di L’ultima sera di Hattie Hoffman agli appassionati del genere giallo che però non amano i particolari troppo raccapriccianti. La vicenda narrata è ad ogni modo intrigante e il finale non è scontato come potrebbe sembrare. È un romanzo piacevole, che si legge velocemente; ci si affeziona ai personaggi che hanno tutti, compreso l’assassino, un fondo buono, nonostante il tormento interiore.
Approfondimento
Era la mia calligrafia, ma le parole erano sue: mormoravano nell’aria intorno a me, respiravano nel paesaggio che scorreva veloce, mi riempivano il petto di un dolore vivido. Erano il ricordo di un amore: me le sarei portate dentro per tutta la vita e mi avrebbero indicato la strada di un’impossibile espiazione.
Il personaggio di Hattie Hoffman incarna perfettamente tanti adolescenti: spavaldi, vitali e senza paura. Il bello di avere diciassette anni è proprio questo; non temere nulla e credere che tutto sia possibile, basta volerlo.
Chi ha un figlio adolescente come la protagonista di L’ultima sera di Hattie Hoffman troverà spesso durante la lettura spunti di riflessione, a me è capitato. Leggendo questo libro si scopre però anche un mondo di persone che vivono di apparenza, disposte a tutto pur di non perdere quello che hanno; questo troppo, al giorno d’oggi, non accade solo nei libri.
Silvia Capelletto