Ricordi diventano feste. Un giro di scarpe di più sulla pista meraviglia che sappiamo ballare. Ricordi a nostra misura. Seconda pelle. Abitata. Date, posti, cose, persone, emozioni, situazioni, tagliate e incollate al posto giusto sui pensieri. Ricordi, proiettati su oggi, diapositive immobili nel vento, a resistere. Né da fuggire né da subire. Né da spremere, né da ricacciare in fondo, ricordi, piuttosto da sfogliare leggeri col senso d’eternità relativa donataci, con romanticismo giurato, con la promessa di farne molto di più che semplici ricordi. Ricordi che “puoi tenere in testa o nascondere in un portafogli e c’è chi se li dimentica nei sogni”.
Ricordi da tenere in mano davanti a quel silenzio figlio della grandezza del momento. Scivola ruvido e a scossoni il mondo sui ricordi. Ricordi diventano morti, morti di speranze, sicurezze, promesse. Tutti attaccati ai ricordi come un vagone merci in salita che può anche sganciarsi, riscendere giù, perdersi sui binari di qualcosa, di qualcuno. Tutti testimoni di ricordi teatrali che si prendono un palcoscenico e un pubblico, i quali spesso si scambiano. Ricordi che recidono, rassicurano, straziano, e fondamentalmente riempiono qualcosa da riempire. Ci serve che qualcosa ci dica che qui ci siamo già passati, già scontrati con vittorie o sconfitte, ricordi, per le scelte future, per sistemare per come si può la versione di un passato già andato. Scolorina o molti programmi per il weekend contro i ricordi, fotografie sul frigo per la loro immortalità.
Una dogana mentale per scegliere cosa far passare dal passato al presente. I ricordi siamo stati noi. E ci si può pentire, e ci si può disconoscere, e si può cambiare identità, strada e rotta. Anche tutto insieme. Eppure quei ricordi siamo ancora noi in una parte, più o meno grande, più o meno visibile, più o meno vera. Ricordi che si spacciano per finti, che si dicono persi, che si promette di non lasciare più. Mollare la presa sui ricordi, piangerli, riderli, chiuderli negli occhi quel tanto che si chiama spesso. Ricordi diventano mondi paralleli troppo distanti, stanze a comparti che non si avrà mai il coraggio di abitare. Eppure sono qui. A bussare e a muoversi disperati. A punzecchiarci vivacemente. A farsi prendere in carico, a farsi comprare a un prezzo un po’ troppo caro, a comparire nella lista delle cose da rifare. Ricordi diventano indirizzi da raggiungere, fianchi da premere forte, luci da abbassare. Ricordi diventano serrature da cambiare, bugie da dire, valigie da fare. E a volte ricordi, fermi, diventiamo noi in un adesso impresso in un sorriso che sarà sempre quello. Amore.