Come un missile di questa guerra fredda fatta di preparativi inutili ti sei sganciata, sali, muovi il cielo in equilibrio ed il sorriso mio che ti aspetta. Un gioco irresponsabile, un giro di opportunitá, una lotta che di paritá non ne vuol sapere per arrivare fin qui, scelta in ritardo e presa il giusto. Mi sei successa nel bordo di un sorriso che non sapevo piú di avere. E ora sei sul pianerottolo del cuore.
Resto dell´altro mondo mentre ti guardo e spero. Ma non so piú contare fino a uno. Perché l´ho passato da un pezzo con Giulia, Mara, poi Cristina, un´altra Giulia e Chiara, Sofia e poi forse ho saltato qualcuna. Dicevamo ora sei qui e questo pianerottolo é il gioco di un bambino giá colorato, va cancellato o strappato o… Ridefinisci colorare. Ridefinisci accendere anime spente. Guerriera senza armi e io arreso senza opposizione, sembra un gioco semplice accoglierci e trovarci un posto in questo traffico di persone che si sentono in ritardo su tutto. Forse perché non si pensa mai agli spigoli che bisogna spostare nel tragitto, quelli che ti bucano la pancia o i polmoni, che mentre bruci ti rendi conto di essere in ritardo anche tu.
L´amore dei film é buffo, ci piace guardare e leggere di storie che stanno agli estremi, o troppo belle o troppo brutte. Noi siamo come la maggioranza nel mezzo, in un mezzo che non racconta nessuno e una terra di molti ma di nessuno. Ad ogni stretta sui fianchi, ad ogni giro grande delle lancette in cucina, ad ogni piccolo andare via provo a svestirti, alleggerirti l´anima ché io sia il posto dove vuoi tornare. Crollano le barriere, esondano le parole trattenute, si spostano gli equilibri come in una scacchiera fatta di sentimenti. Siamo nati durante una guerra fredda a cui ci si prepara al peggio con le brutte copie, con gli amori usati e le illusioni di scorta. La cosa che importa é che sembriamo integri, forti, pronti e magari sorridenti.
Non sono un tipo che cerca le spiegazioni delle canzoni, che legge pagine che rivoltano le poesie e ipotizzano, che cerca la veritá nei giornali, non sono uno che usa la calcolatrice spesso. Forse perché quello che importa non é la veritá ma quello che per noi lo é e dimostra di essere. E allora possiamo essere quell´esubero, possiamo anche essere incompresi, possiamo essere etichettati in questo nastro trasportatore mangiapersone mentre ci teniamo dietro al cuore. E non ci spostiamo da qui che lo spazio é nostro e nostra é la storia da fare. Ridefinisci il senso del silenzio, sposti il “credere” piú in lá e mi giri come fossi davvero un mondo anche mentre non trovo le parole. Un battito di ciglia elevato duemila milioni mentre proviamo a tenerci quello che ci sembra del cuore rimasto dalle vite passate, dalle persone passate per di qua. Di un qua che non c´é, piú.
Ci svegliamo con l´immaginazione, scandiamo il tempo con le cose meritate, con quelle pensate che non sanno uscire perché il rumore sovrascrive il senso del silenzio. E forse so il tuo essere immensa, la tua capacitá di innescarmi non passa, come il tuo farmi sentire piú di quel che vedo. Mi piace essere ció che nessuno é stato mai per te, mi fa sentire dalla parte giusta in questa guerra fredda fatta di preparativi inutili e sprechi di sentimenti stellari, vicino alla parte dove stai tu. Sul pianerottolo del cuore in attesa che aprano senza chiedere “chi é” con il calore che investe dall´interno. Solo un “sono qui”.