Ti giri un attimo. Porgi la guancia al vento, le mani ad un estraneo temporaneo. Fumo, luci, alcool, il lounge. Cerchiamo di respirare su un wisky e cola. La lotta per non far passare tutto invano, per non essere come quel numero in panetteria, strappato, tenuto nelle mani sudaticcie e lasciato. Per non essere mai più riutilizzato. Quella fragile lotta ha inizio.
L’appuntamento. La sorpresa decresce ad ogni minuto, fino a scoppiare, come bolle di sapone soffiate con troppa forza in un cielo adrenalinico. Io sono lì all’angolo, da un imprecisato numero di anni e da quell’angolo che è più un sentimento che un posto ti guardo parlare. Cosa mi stai dicendo? Soprattutto cosa non mi stai dicendo? Vuoi tracciare un sentiero e farti seguire, vuoi restare nascosta ? Lo smalto, il modo di lisciarti i capelli, il finto sguardo perso, la dipendenza da social network nel cellulare, il profumo lieve quasi solo di pelle.
Ti giri un attimo. Mi guardi. Cerchiamo di respirare su un wisky e cola. Ma su tavoli diversi. Togli tutte le domande, togli tutti i perché. Lasciamo aspettare tutto. Senza tentare di capire cosa siamo. Abbassi la voce, la sera decresce, ti fai meno sicura. Poi arriva il tuo compagno, si siede accanto a te e siete una cosa nuova. Non si può rinunciare alle cose belle. Non si possono disconoscere per egoismo.
Resto lì a studiare il concetto di distanze con melanconico trasporto, sì quelle non di metri. E’ stato solo un se. Uno di quelli che valgono il sogno. Viviamo anche di sogni che si girano un attimo.