Quante cose possono essere in una? Quanti pezzi di noi possiamo contenere? E quante cose che vorremmo abbiamo giá? Adesso mi fermo e penso alle cose che sono, ma non per me, a quelle che sono per te. E forse esagero un po´e anche un po´ci prendo. In fondo é il mio destino indovinare le persone. L´ho sempre fatto, fino ad un certo punto. Quel punto di non ritorno non l´ho mai passato, quello che ti apre un mondo, gli occhi. Abbiamo troppi filtri, troppi muri e parvenze, cerchiamo di proteggerci come possiamo e di lasciare intatto l´armadio con gli scheletri. Ci vergogniamo di essere capaci di miserie, ci vergogniamo delle nostre malattie, dei difetti odiosi, ci vergogniamo delle cattiverie fatte anche se ne abbiamo avuto bisogno e anche degli sbagli che hanno coinvolto persone che mai avremmo voluto. Ci vergogniamo e ci spaventiamo e ci nascondiamo. Un po´come quelle belle facce dei cartelloni pubblicitari che se le tiri giú dietro sparisce la pelle patinata e c´é tutto lo sporco, la colla e i brandelli di carta passati. Io voglio vedere dietro per appagare gli occhi dell´anima. E voglio che tu scopra quel che sono per te, se ancora non lo sai, e cominci a tirare giú quello che sembri, senza paura di sbagliare.
Il mondo immobile nei pensieri, tu sei abituata a viaggiare. Sono una fermata. E sono anche la strada che hai fatto per arrivarci. Sono l´ottantanovesimo tasto del tuo pianoforte. Sono la spugna che non vuoi gettare. Sono lo spazzolino consumato che non vuoi buttare. Sono quello che ti crolla tutto quanto. Sono quello che non succede per molto tempo. Sono l´agendina del giorno a caso, la sigaretta che non vuoi iniziare per paura di finire, la giornata di sole che ti spiazza e sbugiarda il meteo. Sono un´attimo, un´attimo di cura alla tua anima e non importa quanto duri, l´importante é che arrivi lí dove deve. Sono un´arrangiamento incompleto, un problema lasciato a metá aperto a tutte le soluzioni, sono la svolta che non devi segnalare a nessuno dietro di te, sono l´amaro che ti ricorda quanto é bello il dolce.
Sono la ruggine nei pensieri che si posa quando non ottieni risposte, sono pezzi di cose che non riconosco o capisco neppure io alle volte, presi da puzzle di vite diverse. Sono uno di quei sogni che non capisci se é bello o brutto e vai a raccontare alla psicologa per sentirti piú leggera. Sono il gesto del reggiseno che salta giú, sono il calore che ti finisce nelle guance come nei cartoni animati, sono una qualsiasi cosa bella che hai letto e non hai il coraggio di pronunciare a voce alta, sono un elastico che parte e poi sempre ritorna. Sono quelle quattro frasi in croce che temi, le stesse che speri.
Sono il fattorino che ti porta tutti questi “sono” al pianerottolo del cuore. Sono la tua prossima mossa. E tu, tu sei tutto quello che sento.