I miei racconti di viaggio, recenti disavventure. Quando alla dogana a Londra la signora mi guarda in faccia e riguarda la carta d’identità. Sì, sono io. Ma mi guarda ancora con sguardo inquisitore e mi fa una domanda che da perfetto scemo non capisco. La classica domanda che si sente nei film: è qui per lavoro o per turismo? Così mi agito, divento rosso, io che l’inglese lo conosco..ma che mi prende!? Farfuglio qualcosa. Non troppo convinta mi rende il documento. Ci rimango male. Ha qualcosa di personale? Semplicemente una vacanza iniziata senza troppi sorrisi. Metto il piede oltre il confine. Sarà il viaggio più bello della mia breve storia.Quando arrivo alla dogana della Repubblice Ceca e senza passaporto, non mi fanno entrare. Sei ore di auto solo per tornare indietro.Quando alla dogana dell’Austria mi fermano con l’auto assolutamente zeppa di roba e: “ha qualcosa da dichiarare”?
Ed io che le tasse le pago già nel mio paese, sorrido: “No, no”.
Sorride pure the police man.
Quando all’areoporto di Milano i barattoli di maionese fanno insospettire le guardie che aprono la valigia, ci dicono di mantenere la calma, e scoprono una marea di cibo tedesco dentro…
Quando all’areooporto di Cagliari (questa è fresca) poso la valigia sul natro trasportatore per imbarcare il bagaglio e la hostess mi fa: “Ma dentro c’è un bambino morto?”. Io che rido e le assicuro che ancora non ho ucciso nessuno.
Mi ha fatto passare il bagaglio con 20 Kg in eccesso senza farmi pagare un cent.
Quando il piccolo uomo della Municipale mi dice che come capo dell’anagrafe del mio Comune ha controllato i miei viaggi, e che non posso stare qui e andarmene dopo pochi mesi. Rido follemente perchè non sta scherzando. Conosco un partigiano dell’era tecnologica, e puntualmente dopo pochi mesi trasloco.
Quando in Francia entro con il documento scaduto.
Bè tutte quelle volte, mi ricordano che ancora non ho preso davvero casa. Che non posso stare sempre sulla strada anche se è bello. Che non posso perchè il tempo mi serve per fissare punti chiari, decisivi, riferimenti non puramente casuali.
La smania dell’adrenalina da viaggio si perde col tempo; non l’ho persa ma sta diminuendo.
Viaggiare non ti permette di concentrare le tue energie, le tue capacità, la tua persona su qualcosa.
Domani, sarò di nuovo sulla strada per l’ennesima volta. Per dare alle mie cose un posto nuovo. E per trovare sopratutto un posto nuovo in me. C’è la voglia di lasciare aperte quelle valigie per non doverle rifare ancora.
Ma non sarà così. Lo so. Aspetto altre partenze. Altri racconti di viaggio.