Autore: Howard Jacobson
Pubblicato da Rizzoli - Giugno 2016
Pagine: 298 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Scala stranieri
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Per tutti gli amanti di William Shakespeare, a quattrocento anni dalla sua morte, ritorna Shylock, il perso-naggio più controverso del capolavoro “Il mercante di Venezia”. Ma come per magia, viene proiettato nel ventesimo secolo. Shylock, può cambiare il suo destino, può diventare un uomo migliore. Ma riuscirà a es-serlo? Riuscirà a riparare ai suoi errori oppure no?
È una sera come tante. Due uomini, apparentemente due estranei, stanno pregando al cimitero sulle tombe dei loro cari a pochi passi uno dall’altro. Si tratta di Simon Strulovitch, ricco collezionista di opere d’arte, e Shylock, un ebreo infuriato e tempestoso con problemi economici. Strulovitch, prega sulla tomba della madre da poco scomparsa e le racconta i suoi drammi, cercando di trovare un po’ di sollievo dai suoi problemi. Shylock, prega sulla tomba della moglie, ma più che pregare, parla con la moglie, le legge delle pagine di un libro, e sembra quasi che lei risponda al suo racconto. Questo monologo, accompagnato dalle parole “mia adorata Leah”, incuriosisce Strulovitch, il quale fa di tutto per attirare l’attenzione dell’altro uomo. Si avvicina e fanno amicizia. Escono insieme dal cimitero e, strada facendo, Strulovitch racconta il suo dramma: la moglie è gravemente ammalata e la sua unica figlia Beatrice, conduce una vita sregolata, senza valori, studiando arti teatrali e figurative, e non riesce a starle dietro. Incredibile, Shylock non crede alle sue orecchie: anche lui è solo, anche lui è stato “abbandonato” dalla moglie, anche sua figlia Jessica rifiuta i valori del padre, ha sempre condotto una vita sregolata, lo ha derubato dei suoi soldi e delle ricchezze ed è fuggita di casa. Strulovitch lo invita a casa sua e da quel momento, diventano inseparabili, è come se Shylock fosse la sua coscienza, il suo confessore.
Anche i privilegiati e i più dotati, avvertono che la loro vita è destinata a una tristezza sconcertante.
Nei pressi della lussuosa villa di Strulovitch abita Plurabelle, una ricca ereditiera viziata che sperpera l’eredità lasciatale dal padre, in lussi, vizi e droga. Plurabelle conosce Beatrice, la figlia di Strulovitch, e la inserisce nel suo mondo. Durante una festa, le presenta Gratan un bellissimo giocatore di calcio, famoso per il suo saluto nazista durante una partita. Beatrice e Gratan si innamorano a tal punto, che lei decide di presentarlo al padre. Gratan risulta perfetto agli occhi di Strulovitch, ma la storia del saluto nazista e il fatto di essere cattolico non vanno affatto bene, in quanto Beatrice è ebrea. Strulovitch, decide di metterlo alla prova, chiedendoli di diventare ebreo e di praticare la circoncisione. Gratan rifiuta e Beatrice fugge da casa. Strulovitch chiede aiuto al suo amico Shylock per vendicarsi di Gratan e convincerlo a rinunciare a una libbra della sua carne.
Il mio nome è Shylock è un libro psicologico, a tratti duro e a volte incomprensibile. Leggendo le sue pagine, il lettore entra nel mondo del contrasto del rapporto padre-figlia del XX secolo. Un contrasto che tutti noi abbiamo vissuto, perché fisiologico e naturale. Ma che diventa incomprensibile nel momento in cui un padre, come Shylock, caccia di casa la figlia con le terribili parole che nessun genitore dovrebbero dire e che nessun figlio vorrebbe sentire:
Se esci da quella porta, è come se tu fossi morta per me.
Parole dure, che delineano la tristezza e la solitudine emotiva di Shylock. È anche incomprensibile la vendetta di Strulovitch, animata da una tradizione antica come quella ebrea.
Tra i personaggi, le figure femminili di Beatrice, Jessica e Plurabelle, hanno un carattere ribelle dovuto agli agi e alla ricchezza. Esse si ribellano al sistema, alle tradizioni dei padri e dei nonni.
L’attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.
Per poi rendersi conto di aver sbagliato atteggiamento. Ma a volte non si può più ritornare indietro nelle proprie scelte.
Non era in grado di spiegarlo, né di confermarlo, ma ora che la discussione con suo padre aveva prodotto una fuga, lo vedeva in modo diverso e pensava che magari avesse ragione.
Approfondimento
Howard Jacobson non è l’unico romanziere ad aver rappresentato e amato le opere di Shakespeare. In Italia, la Rizzoli, ne ha pubblicate varie.
Ma leggendo queste storie in chiave moderna, proiettate nel XX secolo, diventano, a mio parere, inverosimili. Temi come l’antisemitismo, la vendetta, l’odio, i pregiudizi urtano con la volontà delle nuove generazioni di cambiare il mondo e la società nel superare gli stereotipi. Consiglio perciò, a chi si appresta a leggere queste nuove versioni di Shakespeare, di farlo con ironia e distacco e di leggere tra le righe, il messaggio positivo che ne potremmo trarre: rivedere e correggere i nostri errori.
Emanuela Cassone