
Autore: Virginia Woolf
Pubblicato da Feltrinelli - Febbraio 1993
Pagine: 177 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Universale economica. I classici

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“Un giovane (Sir William lo sta raccontando a vostro marito) si è ucciso. Aveva fatto la guerra”.
“Oh… Nel bel mezzo della mia festa, ecco la morte” pensò Clarissa.
Ed è proprio la tragica morte di Septimus Warren Smith a congiungere indirettamente i personaggi che sfilano lungo le pagine del capolavoro di Virginia Woolf. Romanzo unico e singolare per la caratteristica di non avere, in realtà, una trama, La signora Dalloway raccoglie le impressioni, le emozioni, i ricordi, i pensieri intimi, segreti e spesso pericolosi vissuti e provati dai protagonisti nel corso di un’unica giornata.
Quello che accade, infatti, non li coinvolge immediatamente ma, al contrario, essi compaiono sulla scena uno alla volta, sfiorandosi appena, e contemplando lo stesso momento da punti di vista differenti, opposti, contrastanti, in un ininterrotto monologo interiore a voci alterne
Tutto ruota attorno a Clarissa Dalloway quando, impegnata nei preparativi per la festa in programma la sera stessa, casualmente e inavvertitamente incrocia Septimus Warren Smith, che vaga per Londra insieme alla moglie italiana Lucrezia. Reduce di guerra, Septimus, che passa da spaventose allucinazioni a strani accessi di delirio poetico, è indubbiamente scioccato dalla morte dell’amico Evans, caduto al fronte, ma soprattutto è confuso, scettico e risentito a causa dei due medici a cui la moglie lo induce a rivolgersi: Holmes, che lo considera solo apatico e annoiato, e l’aristocratico e presuntuoso Sir William Bradshaw. Parallelamente a Clarissa compare il malinconico e affascinante Peter Walsh, amico di gioventù e innamorato respinto di lei, che dopo anni trascorsi in viaggio torna a Londra in tempo per la serata di Clarissa, per scoprirsi ancora innamorato, disperatamente e irrimediabilmente, di lei, e per imbattersi anch’egli in Septimus e Lucrezia, smarriti e sconvolti, scambiandoli per una giovane coppia di innamorati litigiosi.
Quasi concentrica, la narrazione procede per associazioni di idee, e si conclude alla festa di Clarissa, quando i protagonisti, a cui via via altri personaggi si sono aggiunti nel corso della giornata, si ritrovano in un’atmosfera di compiacimento apparente, di disillusione, di nostalgia, quasi di paura.
In parte autobiografico, il racconto rivela alcune delle fobie stesse che causarono l’autodistruzione della grande scrittrice: gli incubi di Septimus, l’ossessivo senso di rimpianto di Clarissa e Peter. Splendido e impareggiabile nella dettagliata analisi di quell’inarrestabile e lacerante scorrere dei pensieri a cui tutti siamo, nostro malgrado, soggetti, l’opera è anche un ritratto della Londra mondana del Novecento, che cerca inutilmente di celare le oscure conseguenze della guerra.