Autore: Nicola Vacca
Pubblicato da Marco Saya - Novembre 2019
Pagine: 108 - Genere: Poesia
Formato disponibile: Brossura
ISBN: 9788898243846
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“Una raccolta poetica schietta, un viaggio attraverso gli occhi di un poeta che ama dire sempre la verità, anche quando essa può nuocere a coloro che ci circondano, perché quasi sempre la verità fa male. La ricerca del vero dunque, la visione profonda dell'arte descritta attraverso gli occhi della poesia. Nicola Vacca è capace di trasmettere le sue emozioni attraverso i suoi versi in una maniera davvero raffinata, che si parli di arte o di sentimenti umanistici, la sua visione nitida delle cose colpisce incredibilmente il lettore. In questa società che incita l'individuo a prendersi il centro del mondo e a dare sfoggio del proprio ego, lui si limita ad aprirci un varco per osservare attraverso il suo sguardo questo tunnel dell'orrore che altro non è, che il mondo che ci circonda.”
Tanto tempo fa Alberto Moravia in riferimento a Pasolini scriveva: “…di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo.” Leggendo la raccolta di poesie Non dare la corda ai giocattoli edito Marco Saya Edizioni (2019), ho avuto anche io questa impressione, forse perché mi sono lasciato davvero trasportare dalle bellissime poesie di Nicola Vacca. Questo autore non ha certo bisogno di presentazioni, scrittore e critico letterario con una grande sensibilità nel campo della poesia svolge un’intensa attività di operatore culturale attraverso presentazioni ed eventi in varie parti dell’Italia con all’attivo tantissimi libri, una ventina di pubblicazioni.
Già dai primi componimenti di questo libro possiamo capire in modo chiaro e lampante che la sua poesia va oltre lo schema convenzionale, lontano dalla scena contemporanea a cui ci hanno abituati i grandi marchi, quella dei poeti che amano parlarsi addosso ed incentrare i loro versi sul proprio “ego”.
I versi di Nicola Vacca vanno ben oltre i classici salotti letterari di natura elitaria che cercano di fare scuola senza un briciolo di umiltà. Lo stesso Giulio Maffii nella sua prefazione definisce quest’opera struggente come un “lavoro duro, crudo esasperato…” definendo l’autore come un militante in prima linea nel campo della poesia, citando alcune importanti opere precedenti come la raccolta poetica “Tutti i nomi di un padre” e “Lettere a Cioran” un saggio frutto di anni di studio, un lavoro con una riflessione intima davvero interessante. Per citare proprio Emil Cioran, per quanto riguarda il suo pensiero sulla letteratura scriveva: “Ciò che rende interessante un libro è la quantità di sofferenza che contiene. Non sono le idee, sono i tormenti dell’autore a catturarci; sono le sue grida, i suoi silenzi, il suo smarrimento, le sue contorsioni, le sue frasi cariche di insolubile. Di regola, è falso tutto ciò che non nasce dalla sofferenza.” In effetti anche nella poesia di Non dare la corda ai giocattoli troviamo la sofferenza, la disillusione, la rabbia forse, ma ben celata sotto le contorsioni dell’anima del poeta, troviamo anche la mappa per sfuggire dallo sconforto dello smarrimento.
La scomparsa di ogni presente
Sono l’unico cliente
di un bar che non conosce nessuno.
Qui – a quanto pare –
non c’è mai stata anima viva.
Io stesso ci sono arrivato
dopo essermi perso.
Questo luogo non esiste
Forse non esisto nemmeno io.
Attendo un caffè
che non sarà mai servito.
Su queste sedie si accomoda l’assenza.
La raccolta poetica è suddivisa in sei parti, ogni sottotitolo contiene circa una quindicina di testi, e questo ci fa capire il sistema complesso che Nicola Vacca ha scelto per comporre questa opera poetica strutturata con un piano preciso senza lasciare nulla al caso. Tra questi sei capitoli ho scelto tra le mie preferite la sezione dal titolo Hopperiana, l’idea fantastica di abbinare alla visione artistica espressiva, dei versi guida alle opere di Edward Hopper uno dei più grandi pittori statunitensi, esponente del realismo americano. Si sposano in maniera perfetta questi brani, rimarcando un pensiero filosofico schietto e raccontando una realtà sociale spietata con poche allegorie. Bucano il foglio questi concetti così forti e reali, nudi e crudi attraverso il motto del vero. Non c’è nessuna menzogna nella poesia di Nicola Vacca.
Assenza di vita in una stanza
Un freddo feroce nella stanza
due solitudini si ignorano.
Nel mezzo un tavolo che non regge
il silenzio di un uomo e una donna
muti entrambi
perché non sanno cosa raccontarsi.
Due estranei
che si sputano in faccia l’indifferenza.
La casa è una prigione
due corpi si spengono
per un bacio che non c’è mai stato.(Edward Hopper, Room in New York, 1932)
Approfondimento
Da studioso e appassionato di poesia ho cercato in questo libro dei punti deboli, ma non ho trovato nulla, questi versi sono dannatamente reali e così contemponei che sembrano scritti ieri, sono stati pubblicati prima del momento storico che ci ha colpito recentemente con la pandemia, eppure il poeta ha avuto quasi una visione profetica quando ha messo per iscritto le sue emozioni più intime: “In questa giornata di tempesta\ hanno anticipato l’orario di apertura dei negozi:\il deserto fluviale vuole la carne...” Proprio come faceva Arthur Rimbaud questo autore “scrive dei silenzi, delle notti…annota l’inesprimibile, fissa le vertigini.”
Queste poesie sono capaci di invadere l’animo del lettore, di travolgerlo come un auto che viaggia a cento chilometri orari e di sbalzare via gli organi in ogni direzione nel clamore della riscoperta della buona poesia. Ogni brano di questo libro incastra perfettamente con l’altro, come il gradino di una possente Piramide costruita abilmente, questo libro possiede mille trabocchetti per i tombaroli della letteratura.
Mi sento di consigliare questo libro ai veri sognatori, coloro che sono in grado di vedere oltre le lettere, agli appassionati della poesia, a quelli che vanno alla ricerca di forti emozioni nella scrittura, di sentimenti realistici, per coloro che amano trascorrere il tempo sorseggiando un buon bicchiere di vino rosso con persone veraci, come il poeta Nicola Vacca.
Fabrizio Raccis