
Autore: Mariapia Veladiano
Pubblicato da Guanda - Gennaio 2021
Pagine: 272 - Genere: Romanzo di formazione
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Narratori della Fenice
ISBN: 9788823526358

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«Si può sempre diventare più buoni» diceva zia Camilla. «Si comincia e basta.»

Merhawit, cosa significa il tuo nome in tigrino?» le chiedo un giorno.
«È come Gesù. Salvatore.»
«Salvatrice? Una donna che salva?»
«Sì.»
Un cappotto indossato in un giorno di sole d’estate, esordio di una vita confusa, senza memoria, nomi e volti dimenticati, gesti ripetuti e ogni volta diversi, una nuova presenza ad accompagnare ogni giorno, quell’ospite tedesco che ha rimosso la propria identità, ridefinendo il gusto dei singoli gesti quotidiani.
Il presente è una dipendenza sempre più marcata, negli occhi altrui il proprio cambiamento, un senso di impotenza, incredulità, paura, lontananza.
Che cosa sta succedendo a zia Camilla, quali gli esordi della malattia, chi non ricorda può deprimersi, negare, farsi aggressivo, disperarsi, tradito da una parte di sé.
Segni indefiniti che divengono malattia, una diagnosi spietata, irreversibile. Un malato che impara a scivolare lungo i muri invisibili di un’esistenza sempre più solitaria, mentre gli affetti più cari hanno paura, negano, cercano risposte, improvvisano soluzioni improbabili, finiscono con l’allontanarsi, convinti che la vita stia altrove.
Ma c’è chi non cede, non crede all’apparenza e riconosce l’ unicità di una presenza, ricordando l’affetto di zia Camilla, sostituitasi alla propria madre, generosa, spiritosa, altruista, innamorata delle rose e di un cane. È allora che ci si inventa un altro presente, zia e nipote, un rapporto forte, speciale, una scelta obbligata, i ricordi dell’ una nell’ affettività dell’altra, pezzi di vita da ridefinire, ricollocare, ricostruire, una fanciullezza che si stupisce e si perde continuamente, un neo linguaggio dell’ anima che nella presenza e nella gestualità riassapora il gusto della vita.
Una nuova vita si mostra, un amore purissimo, condito dalla leggerezza di una madre non madre, una donna senza figli che ha cresciuto una nipote, porto sicuro lontano da casa, nel presente ruoli invertiti, zia, mamma, nipote, non importa, a contare solo l’affetto reciproco.
Ricostruzione emozionale di quello che sembrava perso, memoria che inselvatichisce il presente per coccolare il passato, e allora nasce un’altra storia, ci si racconta per ricordare, l’infanzia felice che vive lo stupore del presente, quell’amore incondizionato che genera amore ed entra dentro, per sempre.
Inconsapevolmente intessuti di fragilità e disordine, la malattia di Alzheimer prevede due percorsi contrapposti, l’inseguire una cattiva imitazione di una normalità perduta, riportando erroneamente il malato alla realtà, oppure il lasciarsi trasportare nella loro realtà, in un mare di bugie che fanno bene. È una normalità diversa, una vita possibile per chi è malato, bella e piena, anche se diversa.
Non si può guarire dalla malattia ma si può vivere in essa, dispensando allegria e gioia, così è stato per zia Camilla, abbandonata ogni paura, affidandosi al cambiamento.
Giorni felici, fatti di tempo presente, che nessuno ha più, pieno di senso, perché allegro, di libertà, senza programmi, un’isola di vita dove riconoscerci. Ciascuna di noi usciva più viva da quei pomeriggi. Era vita per tutte. Zia Camilla ci regalava la vita come dovrebbe essere.
Un viaggio nella crudeltà di una malattia subdola, così uguale e diversa, nei segni tangibili, che azzera la memoria ma ridefinisce i rapporti, scavando nell’ io più profondo, in una dimensione affettiva essenziale e fragilmente esposta.
C’è questa paura. Mi fermo al centro della cucina e non so cosa stavo facendo.
Approfondimento
Andreina, la nipote di Camilla, è l’unica della famiglia a considerare la malattia della zia come motivo per fare rimanere la zia all’interno delle mura domestiche conosciute nella casa dove ha vissuto per anni col marito Guidangelo, mentre tutto il resto della famiglia considera come unica soluzione il mettere la zia in un istituto che si occupa di queste malattie. Scontata la soluzione dei parenti per rendersi la vita più semplice, solo la nipote Andreina accetta di prendersi cura della zia con l’aiuto di diverse figure che all’interno della casa aiutano e si aiutano loro stesse a ritrovare una famiglia quando la loro esistenza stava attraversando dei brutti momenti. La zia Camilla tra alti e bassi si rivela dispensatrice di gioia, buoni consigli e apprezza e fa apprezzare a chi le è attorno la semplicità per le piccole cose.
Adesso che sei qui è un romanzo pieno di grazia, amore e comprensione, ed è toccante anche se tratta un tema tanto complesso e delicato con apparente leggerezza. Insegna che la paura stravolge il modo di vedere la malattia e anziché i sentimenti di paura, rabbia, impotenza che quasi ogni essere umano proverebbe in queste situazioni difficili, l’autrice mostra l’umanità e, dopo averlo letto, aiuta ad essere sicuramente persone migliori!
Ho trovato questo libro molto interessante, l’ho letto quasi tutto d’un fiato perché molto scorrevole e semplice nella comprensione e nella descrizione dettagliata delle cose e dei profumi, talmente “veritiera” da poter percepire gli stessi odori degli armadi della zia Camilla, del caffè e della sua vita quotidiana che è la vita di campagna che facevano le nostre nonne.
È un libro che si legge molto volentieri e che, nonostante la complessità del tema svolto, rappresenta uno spaccato di vita quotidiana con il quale tutti noi prima o poi avremo a che fare nella vita quando dovremo accudire qualche parente anziano.
Elisabetta Semino