
Autore: Giuseppina Torregrossa
Pubblicato da Feltrinelli - Maggio 2021
Pagine: 320 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: I narratori
ISBN: 9788807034237
ASIN: B08M9J9XVV

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In una Sicilia sperduta, lontana dal mare, arriva nel 1927 il dottore Giustino Salonia, medico condotto. Ha un animo irrequieto, contraddittorio, che lo spinge ad agire d'impulso e fare esattamente l'opposto di ciò che sarebbe ragionevole fare. Proprio come lasciare Palermo per accettare l'incarico a Malavacata, “un ammasso di casupole, sporcizia e miseria”, dove la gente muore costantemente di polmoniti e malaria – la bonifica fascista lì non è arrivata. Mentre Gilda, la moglie, è rimasta a Palermo con la figlia neonata e si gode un po’ di libertà e indipendenza. Presto lo studio medico a Malavacata diventa il cuore attorno a cui si muove l'intera comunità: una ragazza che rischia di morire per un aborto illegale, della quale Giustino finisce per innamorarsi; il saggio Mimì, che si oppone con fierezza alle nuove coltivazioni promosse dall'Istituto del grano; il federale, ricco proprietario terriero che si approfitta dei finanziamenti pubblici; Ignazio, il sensale velenoso; Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il tempo governato dagli uomini si ferma sono costretti a partire per il fronte. Le donne, lasciate “sole” dai mariti e padri prepotenti, vivono nonostante il conflitto un periodo di fioritura. I campi danno i loro frutti e le bestie vengono munte, portate al pascolo, castrate. E soprattutto senza i maschi il controllo sociale si attenua, e al pettegolezzo si sostituisce la confidenza, si stringono nuove alleanze.

Era il mese di agosto del 1927 quando il dottor Giustino Salonia arrivò alla stazione di Malavacata, e subito capì di essere stato fregato.
Siamo a Malavacata in Sicilia, il dottor Salonia capì subito che era troppo tardi per tornare indietro rassegnato girò le spalle al binario, offrendosi a questo paese in una Sicilia di terra e non di mare. Sul piazzale della stazione la corriera stava aspettando solo Giustino, una volta fatta salire la valigia sul tetto, il dottore si era accasciato con un sospiro contro lo schienale, cedendo al caldo e al cattivo umore. Per tutto il tragitto della corriera, una strada in salita, tortuosa e piena di buche, il medico ripensava al suo amico; Puleo, assessore ai Lavori pubblici di Malavacata, che lo aveva invogliato ad accettare quell’incarico nel feudo Paternò, di proprietà della principessa Fernandez. In paese mancava il medico condotto, ne serviva uno bravo, che conoscesse il mestiere e avesse dalla sua anche una certa arte nel comandare.
Appena sceso dalla corriera, ecco che Malavacata gli parve davanti con le sue mulattiere di sassi rotondi e le case di pietra tagliata a vivo. Nel punto più alto si fronteggiavano due altissime rocche, sorvolate da uno stormo di colombe bianche. Di fronte si apriva una larga spianata. L’aria era contaminata dal tanfo dei canali di scolo. Il grande feudo di Paternò era quello: un ammasso di casupole, sporcizia e miseria! E pensare che per fare il medico condotto in questo posto sperduto, nell’entroterra siciliana lui aveva lasciato a Palermo la moglie Gilda Accursio in Salonia, la loro bambina appena nata e un lavoro sicuro al Policlinico!
Il dottor Giustino Salonia, detto Tino: “si guardò intorno smarrito: per terra, accanto a lui, le valigie. Non sapeva dove andare. Solo era, solo e in un posto che non conosceva”.
In Al contrario, il nuovo romanzo di Giuseppina Torregrossa, non troviamo la bellezza sfarzosa di Palermo, ma la bellezza nascosta della terra di Sicilia, quella dove il mare non appare neanche all’orizzonte. È una terra diversa, ricca di grano, ulivi e vigne, ma anche paludosa, piena di polvere. Ricca di contraddizioni lo stesso medico ha un il carattere contraddittorio, si donerà anima e corpo alla comunità, e il suo studio medico diventerà il cuore del borgo. Dalla fine degli Anni Venti fino alla caduta di Mussolini, l’autrice compone la saga corale di un paese della Sicilia dapprima governato dagli uomini, e dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale, “al contrario”; con gli uomini diventati soldati, governato dalle donne, impegnate nel “fronte interno” a lavorare durante le quattro stagioni, i beni della terra.
Nelle tiepide sere d’estate, sedute sotto i pergolati da un punto all’altro della Strata longa le ragazze davano corpo ai sogni, si raccontavano difficoltà e speranze. Le anziane si rammaricavano delle occasioni perdute. “Ai tempi miei,” sospiravano. Ah, la libertà poteva essere più eccitante della seduzione, più dell’amore stesso.
Eliana Papa