Autore: Diego Cugia
Pubblicato da Mondadori - Aprile 2002
Pagine: 260 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Piccola biblioteca Oscar
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Jack Folla, detenuto di Alcatraz e condannato alla sedia elettrica, trasmette per un’emittente radiofonica italiana parole e musiche della sua vita. Con un linguaggio veritiero e graffiante tocca argomenti che spazia-no dall’attualità alla politica, dal sociale all’economia. Prendendo spunto dalle lettere dei suoi ascoltatori arriva a tessere anche la trama della sua vita personale e professionale.
Jack Folla con la sua esuberanza di Dj ci catapulta in due mondi: quello della musica e quello della vita reale. Nella sua cella due per tre, ad Alcatraz, il detenuto numero 3957 ha l’abilità di catturare e trasportare il suo pubblico in una dimensione in cui lo spazio e il tempo sembrano dilatarsi, eppure lui trasmette nella fascia pomeridiana delle ore 14,30. Quando prende in mano il microfono, durante le sue dirette su Radio 2, sembra quasi che abbia un dialogo diretto e personale con ciascun ascoltatore.
Il Dj Folla ha il dono di saper leggere nell’animo della gente e il suo linguaggio, alcune volte censurato perché un po’ troppo scurrile, è sempre semplice e schietto arriva dritto al cuore di casalinghe, studenti, adolescenti, pensionati, professionisti, senza alcun limite di età e senza distinzione di ceto.
Nell’affrontare problematiche di carattere sociale, politico, economico e civile, arriva a scavare e ad analizzare la situazione sino in profondità. Si scaglia contro il conformismo e il falso perbenismo.
Invita, anzi spinge, tutti a rivoltare la propria vita come un calzino, per poter così ritrovare la propria identità e spogliarsi degli abiti logori e desueti con cui la gente è abituata a vederci e a catalogarci, per indossare poi il vestito nuovo, quello della nostra vera essenza.
Alcatraz è un libro molto interessante, perché, a prescindere dall’opinione che il lettore possa avere sulle diverse tematiche affrontate( pubblicità, prostituzione, pena di morte, mass media…), spinge a riflettere. Anche una persona ancorata in modo indissolubile al suo mondo radicale ed estremista ha il tempo e il modo di vedere smussata almeno un po’ la sua vecchia e antica posizione.
Questa storia è un romanzo breve, di poche centinaia di pagine, che apre la mente.
Secondo me, sono pochi i libri che ti permettono di pensare mentre la fine del protagonista è già scontata sin dall’inizio. Il bello è proprio questo “cronometro immaginario” che scandisce le sequenze del romanzo, i giorni, i momenti, i tramonti che separano Jack dall’esalare il suo ultimo respiro. In questo cronometro s’incastonano e vengono sviluppate tematiche di carattere quotidiano.
In realtà, durante tutto il corso delle pagine si evince che per il protagonista, Jack Folla, la sua stessa fine, la morte non è altro che un inizio. Anzi possiamo esagerare nel dire che è il suo nuovo inizio perché lascia un vuoto, un profondo turbamento sia nei suoi sostenitori e sia nei suoi avversari.
L’albatro continuerà a volare, a dispiegare le sue ali anche dopo la scossa finale del 25 giugno 1999.
Jack, in apparenza, racchiude le sembianze e la tipicità dell’anti-eroe perché è un avvocato condannato (nel libro non si dice mai quale sia il reato che ha commesso). L’avvocato che nella società “civile” è colui che contribuisce a far applicare la legge. È un uomo dotto, istruito, che ha letto e divorato un’infinità di libri e che si ritrova a combattere con un destino all’apparenza ostile perché non si è realizzato nella sua vita di quarantenne, ha deluso la sua famiglia. Potrebbe auto commiserarsi, ma non lo fa perché lui è sempre consapevole del suo destino, può sembrare assurdo ma ha e conserva una padronanza totale della sua vita.
Nella sua cella non si sente mai solo, anzi il più delle volte avverte un super affollamento che gli arriva dal mondo esterno. Nella sua due per tre, per smorzare il silenzio versa nel microfono fiumi di parole che lo fanno sentire importante ma più di tutto utile per gli altri.
Non si prende il diritto di dire che esiste una felicità universalmente valida, ma ogni ascoltatore, seguendo i suoi discorsi, trova il coraggio di ritrovarsi, di andare indietro nella propria vita per tornare a sognare e riscoprire così l’originalità e l’unicità della propria esistenza.
Approfondimento
La vera solitudine è solo uno stato dell’animo? È questa la domanda che mi frulla in mente dopo aver letto Alcatraz.
L’albatro Jack Folla dichiara di non essere solo in carcere e la sua anima è sempre circondata da un alone di beatitudine che prescinde la religione. Lui è ateo? È credente? Non ci è dato saperlo. Forse è semplicemente libero. Non ha nulla da perdere perché come una “merendina” gli è stata attaccata la data di scadenza. Allora mi domando, ma per essere veramente se stessi bisogna rischiare sempre tutto e/o non avere nulla da perdere? Nella nostra società questo quasi mai è possibile perché abbiamo un ruolo e delle responsabilità. La vera libertà cos’è? Forse è ancora un’utopia.
Il libro racchiude monologhi, epistole, frasi celebri tratte dai classici, ma è soprattutto musica e riflessione.
Apre le porte a domande che per millenni si sono posti filosofi, uomini di scienza ma anche gente comune, Cugia vuole sorprenderci con l’avversione allo scontato, al dato di fatto, ma poi è veramente unico?
Concetta Padula