
Autore: Sibilla Aleramo
Pubblicato da Feltrinelli - Febbraio 2020
Pagine: 252 - Genere: Classici
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Universale economica
ISBN: 9788807893186

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“Una scrittrice esiste – quando esiste – nei suoi libri…. È vero che rimane sempre un alone un po’ misterioso attorno ad un’opera…ed è anche vero che ..diciamo, tale zona, è per l’autore stesso qualche volta insondabile.”

Andando e stando raggruppa prose e articoli scritti da Sibilla Aleramo, scrittrice e poetessa nata ad Alessandria nel 1876, durante tutto l’arco della sua vita, prose dove la poesia si inserisce, forse inconsciamente, tra le righe .
Si divide in tre parti. Nella prima, Luoghi e occasioni, Sibilla Aleramo si racconta ai suoi lettori. Parla della sua infanzia, del suo primo approccio con la scrittura, del giorno che si scoprì poetessa e della sua meraviglia dinanzi alla sua prima poesia, del senso di libertà che provò nel comporre quelle rime. Parla della vita sua e dei suoi amici durante la prima guerra mondiale, delle persone che conobbe e di quelle che perse, della sua carriera artistica, dei momenti di gloria che la caratterizzarono e di quelli che invece annoverò tra gli insuccessi. Racconta del suo continuo vagabondare tra Italia e Francia, Paesi che amerà con tutta se stessa tanto da diventare per lei fonte di ispirazione continua con i loro paesaggi, la natura rigogliosa e le genti che li popolano.
Nella seconda parte, Impressioni e letture, vengono analizzate la vita e le opere di altri scrittori, contemporanei e non, conosciuti personalmente o soltanto attraverso i loro libri. Grande attenzioni viene riservata alle scrittrici in particolare ma, in generale, a tutte le donne che mostrano al mondo senza riserve il loro lato femminile che diventa motivo di arricchimento in una società dove la perfezione pare convergere solo nel modello maschile.
E infine la terza parte, Incontri e ritratti, è un omaggio ai suoi amici scrittori, quelli che le sono stati più vicini , che ha amato con tutta se stessa. In questa sezione figure di spicco come D’Annunzio vengono viste sotto una luce diversa: i lati umani si fondono con quelli artistici permettendo al lettore di sentirsi più vicino a questi grandi geni del secolo.
Approfondimenti
Questo libro e senza dubbio diretto ad un pubblico ristretto, agli amanti della poesia, a coloro che hanno interesse ad andare oltre le strofe e i versi per addentrarsi nel pensiero dello scrittore. Il linguaggio è quello tipico dell’Italia dei primi del 900. L’Aleramo spesso vi inserisce frasi in francese, probabilmente per riportare integralmente le parole del protagonista citato in quel determinato articolo; questo, se da una parte trasporta il lettore nel mondo descritto rendendolo partecipe dei colori e dei suoni del secolo, dall’altra rende difficile seguire il discorso se non si ha un minimo di familiarità con tale lingua.
Sono diversi i temi che vengono affrontati nel testo. Viene analizzata abbastanza bene la società del periodo, le condizioni di vita delle persone prima e durante la guerra. L’Aleramo esalta la grandezza del popolo, della gente semplice, di quella che si sa adattare alla vita qualunque sia la prova che le viene messa davanti
Popolo…era una parola ma anche una realtà viva, fra tante catastrofi una certezza viva, l’unica certezza, una portentosa forza che continuava a respirare e ad operare. Il popolo, il popolo resisteva, di là d’ogni distruzione non si estingueva, prendeva anzi proporzioni sempre maggiori, diveniva il protagonista, il fattore supremo della nuova Storia, per la salvezza per la rigenerazione per l’ascesa della umanità tutta.
Un occhio di riguardo la scrittrice lo ha nei confronti delle donne che, nonostante veda sottomesse all’uomo in ogni campo, anche in quello letterario, non considera esseri inferiori, bensì persone che non valorizzano abbastanza i loro punti di forza probabilmente perché non riconosciuti tali, anzi considerati difetti, in un’epoca in cui sembra sia l’intelligenza maschile l’unica caratteristica importante di cui tener conto
La donna deve cercare di conoscere la propria anima, sforzandosi di realizzare e valutare con esattezza le sue profondità e i suoi limiti, e dando un’espressione leale e integra della propria individualità in una letteratura che sarà interamente sua.
A più riprese nel libro le scrittrici vengono spinte a non cercare di essere una copia dei loro amici uomini, bensì a utilizzare ciò che da loro le distingue per creare un tipo diverso di letteratura.
La donna ha creduto equivocamente di non poter manifestare la propria visione della vita se non valendosi degli strumenti e delle leggi che l’uomo ha per sé inventato? Perché l’uomo l’ha preceduta di un istante… la donna l’ha guardato affascinata, ha pensato ch’egli assommasse tutte le potenze espressive, e ogni suo tentativo è stato di riproduzione anziché di auto scoperta.
Molti sono gli articoli che l’Aleramo scrive per esaltare figure femminili dell’epoca come Alessandrina Ravizza, Giacinta Pezzana, la contessa di Noailles, la Duse, Tiziana Pablova, tutte donne importanti che prende come esempio di emancipazione femminile.
Eppure, nonostante tutto questo suo fervore verso l’universo delle donne, il ritratto che più mi ha coinvolta e a tratti emozionata è stato quello che lei fa di Gabriele D’Annunzio dove mette in evidenza il lato dolce e gentile del poeta. Tra le sue righe non troviamo più l’uomo egoista, gelido e insensibile che spesso ci presentano i libri di letteratura ma un D’Annunzio buono, umano, che partecipa al dolore della sua amica con trasporto, tanto da meritarsi l’appellativo di D’Annunzio Fraterno.
Ma sono le pagine che parlano della scoperta della sua poesia per me le più intense di tutto il libro, quelle dove emerge la meraviglia che la poetessa prova dinanzi alla libertà del suo sentire, libertà che da vita alle sue prime rime, in quell’angolo sperduto del mondo, in mezzo alla natura, dove lo spirito riesce ad ascoltarsi, a parlare. Non più ostacolato da niente e da nessuno, neanche dalla persona che abita, canta la sua canzone al cielo riempiendolo con la sua melodia per poi acquietarsi al sorgere del sole.
Solitudine, spirituale libertà. Dolorose, e grandi. E si convertono in balenii d’incanto, in carmi, se pur ancor bagnate di lacrime….la prima luce del mattino si posò sulla pagina notturna e una specie di riverenza pavida m’avvolsero. Intorno, l’isola selvatica e aromatica assisteva al sortilegio.
Libertà…libertà vera dello spirito, ora ti possedevo. Ora; lungi da ogni misura che non fosse quella della musica che batte nel mio cuore di donna, cuore che il canto da allora in poi avrebbe redento in momenti di pura effusione col cuore del mondo.
Aira Ria