Casa d'altri e altri racconti
Pubblicato da Bompiani - Marzo 2020
Pagine: 224 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Tascabili narrativa
ISBN: 9788830102965
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Una raccolta di racconti, alcuni brevi ed altri brevissimi, diversi uno dall’altro, ma caratterizzati unicamente da uno sguardo capace di penetrare in un altro mondo, fatto di ombre e popolato di spettri, e coglierne ogni vibrazione, tra-sformandola in parola, con una scrittura carica di lirismo.
Per tre mesi ero andato ogni sera al canale, ed ogni sera l’avevo trovata laggiù coi suoi stracci. La sua capra frugava qua e là… Mai una volta in tre mesi che m’abbia fatto il più piccolo segno o abbia alzato anche solo la testa. Lei c’era an-cora, ecco tutto; e io dall’argine vedevo che c’era, e il resto non voleva dir niente. E tutti e due sapevamo benissimo che non ci saremmo parlati mai più, neanche più salutati incontrandoci, ma anche questo era meno di niente.
La raccolta di racconti offre al lettore la possibilità di conoscere in maniera approfondita l’opera di Silvio D’Arzo, pseu-donimo dello scrittore Ezio Comparioni, morto di leucemia a 32 anni nel 1952 e pubblicato in vita soltanto una volta, nel 1942, dall’editore Vallecchi.
Ogni racconto racchiude in sé qualcosa che va oltre la parola scritta ed in ogni storia l’autore mette un pezzo di sé. Tutte le storie, inclusa quella che dà il titolo alla raccolta ed è la più corposa e la più complessa, racchiudono una metafora che spinge ad interrogarsi sui lati più oscuri e più profondi dell’animo umano: il tema della guerra o del dopoguerra si staglia sul fondo di ogni racconto, pur senza divenirne mai protagonista, mentre ci si interroga sul significato di un ricatto, sul ricordo di chi non c’è più, sul valore delle cose. E sullo sfondo si staglia il paesaggio montano dell’Emilia.
In particolare, il protagonista di “Casa d’altri”, il racconto principale, è nulla più che “un prete da sagre” – anche se da giovane lo chiamavano Doctor Ironicus per il suo sottile e tagliente acume- costretto a vivere in un piccolo paese, dove non succede mai nulla ed anche le cose più ovvie appaiono strane. A dir la verità, però, Zelinda, la lavandaia del paese che non parla mai con alcuno, un po’ strana lo è davvero, anche quando cerca di interrogare il prete sulla legittimità di derogare una delle regole della Chiesa, regola che si paleserà solo alla fine del racconto, quando il prete riuscirà a dare a Zelinda una risposta assolutamente inadeguata ed anche piuttosto convenzionale.
Siamo di fronte ad un racconto bellissimo sulla solitudine, sull’inadeguatezza, sulla sensazione di sentirsi in “casa d’altri”; siamo di fronte ad un racconto che appassiona il lettore più per le sue assenze che per le azioni: quello che accade tra i personaggi è molto spesso taciuto, ma viene intuito con estrema rapidità dal lettore, proprio grazie all’abilità di chi scrive.
Poi ci sono gli altri racconti, o parti di essi, tutti con un taglio così originale da apparire piccole opere d’arte, come la prefazione di “Nostro lunedì”, dove “niente in fondo è più falso di un fatto in se stesso, e niente al mondo è più bello che scrivere, anche male, anche in modo da far ridere la gente”; come il racconto “Due vecchi”, dove i piccoli problemi esistenziali del quotidiano sono presentati i maniera talmente ironica da sembrare quasi ridicola e dove si giunge alla consapevolezza di avere “l’unico dovere di aspettare, giorno dopo giorno, la fine.”
Casa d’altri e altri racconti è una lettura interessante, nella quale l’intento, da parte dello scrittore, di comunicare ciò che vuol dire attraverso le emozioni, è immediatamente fruibile da parte del lettore, che riesce a cogliere ogni singola sfumatura con semplicità.
Approfondimento
A volte, nel leggere un nuovo libro, si ha la tendenza a saltare la prefazione, magari perché considerata noiosa ed avul-sa dal testo vero e proprio. Mai come in questo caso, però, la prefazione è necessaria per un approccio migliore alla lettura: si scoprirà così che si tratta di una raccolta postuma, non ci si stupirà di trovare ripetizioni di stesse parti in diversi racconti, si comprenderà come mai ci sia una certa disomogeneità nel libro e come mai alcune storie siano in realtà solo abbozzi. “La parabola letteraria di uno scrittore sfuggente” di Roberto Carnero è in realtà una lettura nella lettura, estremamente interessante, che forse può aiutare il lettore a meglio apprezzare la freschezza della prosa di D’Arzo, la sua immensa capacità di descrivere la sintonia tra natura e uomo e la sottile vena poetica che trasuda in ogni riga del-la sua produzione.
Connie Bandini