Autore: Ljudmila Trut, Lee Alan Dugatkin
Pubblicato da Adelphi - Marzo 2022
Pagine: 282 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Animalia
ISBN: 9788845936609
ASIN: B09VMFT19L
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Saggio scientifico che approfondisce le principali fasi del più interessante tra gli esperimenti ancora in corso sul processo di domesticazione animale: l’allevamento di volpi a Novosibirsk, in Russia. Tra risultati e difficoltà impressionanti, emerge la potenza delle idee e di coloro che lottano per raggiungerle.
L’ipotesi che i cambiamenti osservati negli animali potessero derivare non da modifiche del DNA, bensì dall’attivazione e disattivazione di geni preesistenti, era decisamente rivoluzionaria.
Dmitry Belyayev, iconica figura tra i genetisti esperti di comportamentismo animale, ha dedicato la propria vita allo studio del processo di domesticazione degli animali, nello specifico dei lupi. Secondo la sua teoria, una selezione artificiale compiuta dai nostri antenati sulla base della docilità avrebbe portato in milioni di anni alla definizione di una nuova specie animale, più fedele e remissiva, responsiva ed empatica nei confronti dell’essere umano: il cane. Ma come dimostrarlo? Avrebbe preso un canide vicino sia al lupo che al cane, noto per la sua aggressività e solitudine: la volpe.
Era il 1952, Dmitry era un genetista emergente in piena URSS, un Paese che, fino alla distruzione del Muro, avrebbe ostracizzato qualsiasi tentativo di manipolazione o studio sui geni. Da un piccolo allevamento nascosto di volpi, attentamente selezionate dalla sua più stretta e preziosa collaboratrice Ljudmila Trut, Dmitry ottenne più risposte di quante ne avrebbe mai potute desiderare. L’impegno, la passione e l’inesauribile fame di conoscenza furono, per molti anni, l’unico supporto per tutti quegli scienziati che collaborarono al progetto resistendo a quaranta gradi sotto zero, a repressioni politiche di un regime fuori controllo e a ristrettezze economiche imparagonabili rispetto qualunque altro esperimento.
Approfondimento
Dmitry Belyayev e Ljudmila Trut intendevano indagare l’attività genica nel cambiamento fisiologico e comportamentale degli animali addomesticati, cercando in questo risposte per l’evoluzione della nostra specie. Per decenni, l’allevamento è stato crogiolo di entomologi e genetisti d’ogni genere, in cui qualsiasi cosa, dall’appartenenza politica alle singole personali teorie, venne piegata dalla curiosità e dall’obbiettivo comune.
L’opera Come addomesticare una volpe oltrepassa ripetutamente i rigidi confini del saggio scientifico per addentrarsi più specificatamente e con maggior trasporto nel resoconto dell’intero esperimento. Partendo dalle origini, il narratore (Lee Alan Dugatkin) scava nel privato delle figure chiave, riportando intere loro conversazioni o pensieri, trasformandole come in personaggi di una vera e propria epopea alla ricerca della Verità. Il sottotitolo stesso, “Scienziati visionari e una fiaba siberiana sull’evoluzione accelerata”, suggerisce la caratura fiabesca di questo racconto, in cui convivono magistralmente il calcolo e la passione. Ad ogni approfondimento personale, storiografico o nozionistico, corrisponde un altrettanto costante attenzione per le spiegazioni scientifiche dietro ogni risultato. Letteratura e Scienza si fondono armoniosamente, definendo un quadro limpido ed enigmatico da qualsiasi angolatura lo si voglia osservare.
Il lavoro con le volpi suggeriva che la nostra specie si fosse in pratica autoaddomesticata e che tutto avesse avuto inizio proprio con la selezione sulla base della docilità.