
Autore: Daniele Cobianchi
Pubblicato da Mondadori - 2013
Pagine: 197 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Piccola biblioteca oscar

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La vita è colma di lutti e abbandoni. E’ dolore,è triste e piena d’illusioni. E’ sognare,è lottare, è perdere. E’piena di problemi ma anche di belle cose. E’cadere e rialzarsi. E’ fragilità,è rielaborazione. E’ Amore. Daniele Cobianchi ci fa intendere questo con il pretesto di un romanzo, una di quelle storie che cominciando a raccontarla non può andarsene, deve finirla, perché nessuno si muove finché non è arrivato in fondo, la storia di William e Naike.

E’ tutta una questione di Rive Droite e Rive Gauche, c’est facile. E’ l’affermazione di Naike indirizzata a William la prima volta che la porta a Parigi. Io aggiungo c’est très vrai trésor, perché facendo i miei consueti voli pindarici, ho la mia abituale illuminazione: che sia da interpretarsi come la metafora della vita in Dormivo con i guanti di pelle? Analizziamola. La Rive Droite è la zona di chi s’interessa di commercio, affari e lusso. Potremmo definirla la Via Montenapoleone parigina, fredda e concreta. Le persone che la popolano stanno con “i piedi per terra”, alla ricerca di gratificazioni materiali, successo e realizzazione lavorativa. La Gauche è la zona bohémien, legata alla cultura con i suoi bouquinistes sulle rive della Senna. Pullula di persone idealiste che mirano più all’interiorità che alla forma esteriore. Con termini sinestetici dico: abbracciano la vita, la palpano, la assaporano e vivono con passione. Dove deciderà di fermarsi William Orsini ? Ovvero quale riva deciderà di percorrere svelando il suo Sé reale?
Mah, se si considera la prima parte del romanzo sicuramente nella Droite: vive nella Milano“da bere”, fa il playboy, attorniato da belle donne, soldi, alcool, coca, sesso e tanta musica, una sua passione che riesce a coltivare solo attraverso la voce, il canto-libero in pianobar come spalla di un Urlatore, ultimamente, però. Già, se in Dormivo con i guanti di pelle seguiamo le assolvenze, dissolvenze e flashback presentate da Daniele Cobianchi come se fosse dietro una cinepresa e facesse un film al posto di un libro (d’altro canto è esperto di comunicazione -ex CEO di Ogilvy & Mather Advertising Milano, l’ufficio italiano di una delle più importanti agenzie pubblicitarie al mondo- ed ha conosciuto molti registi) capiamo che in verità William adora l’ebano e l’avorio e sarebbe più appagato a muovere le sue dita curde sulla tastiera di un pianoforte per produrre melodie intense. Da quando ha deciso, però, di indossare i guanti ventiquattrore su ventiquattro non per eccentricità o moda ma come barriera, secondo strato di pelle per isolarsi dal mondo della normalità, dalla percezione del dolore, dai sentimenti non lo può fare più, per cui subisce le conseguenze: impalpabile il dolore ma anche le passioni.
La vita stessa gli sfugge di mano. Ne vale la pena? Questa soluzione di scappare di fronte a difficoltà, di rimanere immobile e farsi soltanto sfiorare dal mondo, ponendo se stesso contro se stesso, per usare ancora un francesismo, è impasse? Per fortuna no. Cobianchi con lo storytelling ci apre nuove visioni che poi tanto originali non sono-ecco la pecca di Dormivo con i guanti di pelle. Ci son gli strumenti per uscire da situazioni di stallo più grandi di noi, da dolori, lutti profondi dell’anima e ahimè devo tirar fuori la mia parte romantica che una volta fuoriuscita rispecchia la mia vulnerabilità e pronunciare la parola più inflazionata in campo poetico- letterale: Amore, di proposito con l’A maiuscola. Verso la musica che “tira fuori stati d’animo, ancora sconosciuti: parole incastrate tra carne e anima, schegge troppo vicine a organi vitali e da non toccare, come la pallottola nel cuore di Gino Paoli” e verso una donna Naike. Ecco la pillola di saggezza fatta traboccare dopo un periodo di sofferenza, lutto. Finalmente metabolizzato tutto, canalizza l’energia e come diceva Charlie Chaplin osa, solo così si può vincere. Il mondo appartiene a chi osa. La vita è troppo bella perché sia insignificante. E allora ultima immagine mia del romanzo, William e Naike, passeggiata mano nella mano per Rive Gauche. Son contenta la vie en rose.