
Autore: Marco Cassardo
Pubblicato da Mondadori - Settembre 2023
Pagine: 444 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Audiolibro, Copertina Rigida, eBook
Collana: Scrittori italiani
ISBN: 9788804766490
ASIN: B0CD37T5GP

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Steu e Nando, in sella a una bici alle pendici di Superga, sono rivali noncuranti della morte. Sono anche soldati dello stesso esercito, ma con in braccio il vessillo di ideali politici opposti. Sono amici che si attraggono per ostilità, come barchette di carta gettate in punti opposti della circonferenza di quel vortice che è la storia d'Italia del secondo dopoguerra. Sono in definitiva molecole nel fiume della storia; eppure, sono anche la storia stessa.

Eravamo immortali, ultimo romanzo di Marco Cassardo, si apre nella spensieratezza e competitività di due ragazzi – uno giovane promessa, l’altro inaspettato outsider – ruota a ruota sulle colline di Superga, durante il Gran Premio Fiat, palcoscenico di lustro per gli astri nascenti del ciclismo italiano. Il mondo ai loro piedi, in una versione sì epurata della malvagità del The world is yours di Scarface, ma con la stessa assenza della paura della morte.
Steu e Nando si conoscono da rivali in sella ad una bici. La rivalità genera rispetto reciproco, e finisce anche per piantare il seme dell’amicizia. Ma è l’inizio degli anni ‘40 del Novecento, e la guerra trasformerà i ragazzi in uomini troppo presto. I due, all’insaputa l’uno dell’altro, si ritrovano parte della campagna di Russia. Steu, manovale e inflessibile comunista, in guerra per il padrone oppressore, tormentato dentro. Nando, convinto fascista, in guerra per l’onore di una nazione.
Che la morte fosse meno spaventosa della paura di morire lo avevano intuito da tempo, ma fu in quella mattina che ne ebbero la certezza.
I loro destini si incrociano di nuovo sul ghiaccio russo, e quel principio di amicizia dovrà scontrarsi con la realtà dei loro ideali. Tornati a casa, vivi sì, ma uomini e non più ragazzi, la loro storia personale scorre come quella della nazione. Per Steu la resistenza, per Nando gli ultimi rigurgiti di un regime che crolla. Entrambi perdono persone importanti: un cecchino fascista fredda Remo, migliore amico di Steu, proprio durante i primi festeggiamenti per la liberazione. Ed i partigiani uccidono, in una sommaria esecuzione, Flavio Pelissero, impresario dedito all’azienda più che a qualsiasi ideale, protettore di Nando negli anni in cui quest’ultimo deve abbassare la cresta.
La vita pedala forte sulla penna di Cassardo, e i due ragazzi, ormai uomini, costruiscono delle parabole autonome, ma sempre legate da un filo inconsumabile di amicizia radicata nell’immensità della gioventù. Per Steu il ritorno alle corse in bici sull’asfalto francese, l’attivismo politico in Fiat, il matrimonio con Fernanda; il tutto sempre imbottito di una smania interiore, il fuoco dell’ambizione di chi se non vive nel rischio muore dentro, nel bene (l’emancipazione economica, prima, e l’imprenditoria, poi) e nel male (la prigione, le sfide della vita coniugale).
«Hai preso una strada pericolosa, un aiuto potrebbe servirti.»
«Il prossimo anno guadagnerò tre volte te» disse Steu.
«È una strada piena di rischi.»
«Sono uno che se non rischia muore.»
«E allora crepa.»
Per Nando invece quell’esistenza disciplinata e conservatrice di chi non è istruito, radicata nel lavoro si, ma scevro da qualsiasi connotazione politica. E poi il matrimonio con Piera, donna progressista, la parentesi ciclistica, grazie a Steu, il confronto con gli anni di piombo, ed il primo assaggio, da adulto, della manifestazione politica. La paternità ed il destino crudele che la spezza.
Eravamo immortali è romanzo storico ma anche di formazione generazionale, in grado di proporre un affresco della storia dell’Italia del Novecento a partire dalle vicissitudini della vita di due amici le cui esistenze convergono in un moto lento ma continuo. Da un lato un comunista che si ritrova nelle vesti del borghese, e dall’altro un fascista che vira verso un ideale di uguaglianza. Senza però mai perdonarsi fino in fondo, se non dopo la fine.
Approfondimento
Le tematiche trattate da Eravamo immortali sono numerose e ben amalgamate in un romanzo tanto scorrevole quanto profondo: la gioventù spezzata di una generazione che ha vissuto la guerra ed il suo impatto sulla psicologia politica di una nazione, il conflitto interiore tra comunismo ed ambizione personale (Steu finisce anche, in vecchiaia, per ammirare la ricchezza), la solitudine delle donne di una generazione precedente al Sessantotto che deve ancora trovare la propria indipendenza al di fuori di un collettivo, ed in definitiva il peso specifico e la massa del passato, personale e storico.
Fernanda aveva capito che saper parlare di materialismo storico non aveva niente a che fare con la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui; anzi, le venne il sospetto che i più predisposti a occuparsi della storia collettiva fossero proprio coloro che nutrono scarso interesse per la storia interiore del prossimo.
Al lettore resta molta amarezza, ma anche e soprattutto tanta umanità. E, inaspettatamente, anche quasi una sorta di nostalgia per tempi fattualmente peggiori, ma con emozioni percepite più chiaramente e con meno incertezza. Ma forse unicamente perché non si può sentire troppo la storia sulla propria pelle se la si sta facendo.
Steu e Nando sono schegge che compongono gli avvenimenti umani nel tempo pur senza essere sicuri di prenderne parte. Perché esserne consapevoli creerebbe una distanza che non permetterebbe di vivere a pieno quella storia, rinunciando di fatto a crearla.
Nando disse: «Che bei tempi, ci credevamo immortali».
Steu disse: «Eravamo immortali, se alla morte non pensi la morte non c’è».
Matteo Quartieri