Autore: Selvaggia Lucarelli
Pubblicato da Rizzoli - Luglio 2019
Pagine: 208 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Rilegato
Collana: Varia
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Ammettiamolo! Ad ogni donna (e forse anche a molti uomini) piacerebbe guardarsi allo specchio e vedere riflessa l’immagine che la società odierna impone: figura slanciata, fisico asciutto e tonico, curve al posto giusto……se non proprio “la perfezione estetica”, qualcosa che le si avvicina molto. Ma la realtà molto spesso è diversa e questo Selvaggia Lucarelli lo sa….. e se ne frega!
Non esiste una donna al mondo (e credo neppure un uomo) che potendo scegliere se entrare in una 42 o in una 50 sceglierebbe la 50. E riconoscerlo, senza per giunta avere nulla da rivendicare o l’intenzione di svilire battaglie altrui, è un punto di partenza importante per intraprendere la lunga strada dell’accettazione. Che non significa mentire a se stesse. Significa riconoscere la verità e volersi bene partendo da quella.
Selvaggia Lucarelli, firma importante de Il Fatto quotidiano, affronta, con l’ironia e l’arguzia che da sempre caratterizzano i suoi scritti, il tema del conflitto con il proprio peso e con la bilancia.
Raccontandosi in prima persona e deliziando il lettore con divertenti aneddoti della sua vita, rende l’immagine di una donna comune, in lotta frequente con un’idea di sé non sempre in linea con i dettami di una società che, volente o nolente, ci condiziona.
Sin da piccola Selvaggia mostra di avere sempre fame, ma non si preoccupa più di tanto del proprio peso fino a quando, nel periodo adolescenziale, un episodio che la vede protagonista con l’amica di allora, Anita, le porta la consapevolezza che forse dovrebbe dimagrire un po’.
E da questo momento comincia la sua battaglia personale contro la bilancia: l’autrice ripercorre in maniera spiritosa e pungente le innumerevoli oscillazioni di peso che hanno accompagnato la sua vita, dall’adolescenza affrontata in compagnia di una madre inappetente, per la quale un’insalata di finocchi “è una trasgressione alimentare”, allo sconsiderato periodo della gravidanza, durante il quale “avevo in mente un pensiero unico, granitico, cristallino: per nove mesi potrò mangiare quello che mi pare”, passando attraverso il racconto esilarante delle varie diete nelle quali si è cimentata, dalla Dunkan alla dieta delle otto ore, per finire con la dieta visiva, con il risultato finale che vede Selvaggia “grattare il fondo di un contenitore termico da dodici chili di gelato gusto puffo”.
È dunque probabile che quel “Stay hungry, stay foolish!” di Steve Jobs tradisse ancora una volta il suo tratto visionario: Jobs aveva previsto che noi affamati saremmo stati tutti abbastanza scemi e folli da arricchire, più che la sua mela morsicata, chi ci avrebbe ordinato di sopravvivere ventiquattro ore morsicando, al massimo, una mela.
Per non parlare dell’avvento dei social, che hanno amplificato all’ennesima potenza un problema, quello della forma fisica non proprio perfetta, che fino ad allora era piuttosto circoscritto.
In definitiva, il libro non vuole essere una propaganda dell’orgoglio curvy, ma la rivincita delle donne fisarmonica, quelle donne che – quando ingrassano qualche chilo – non si accettano, ma lo fanno con ironia.
Falso in bilancia è un libro spassosissimo, nel quale con apparente leggerezza viene trattato un tema serio come quello dell’autostima, così spesso minato dagli inevitabili condizionamenti della società attuale, dove, per dirla rubando un aforisma di A. Bloch (il giornalista americano inventore dell’ironica “Legge di Murphy”), “un grammo di immagine vale più di un chilo di fatti”. Niente di più fuorviante!
Approfondimento
Molto interessante all’interno del libro è il riferimento al dilagare del body shaming, l’inaccettabile e deprecabile tendenza a giudicare, spesso in maniera impietosa, le forme del corpo altrui, specie attraverso i social. La Lucarelli affronta il tema in riferimento ad una famosa attrice, vittima di una vera e propria forma di bullismo, contro la quale l’autrice si schiera, sottolineando il fatto che, se ci si confronta in maniera ossessiva con i modelli proposti dai social media, quello che ne risulta è che si diventa giudici, sempre più spietati, di se stessi e soprattutto degli altri, con conseguenze spesso devastanti.
D’altro canto è esilarante l’immagine del Sommo Creatore del Metabolismo che, in maniera del tutto casuale ed un po’ sadica, distribuisce a ciascuno di noi un diverso funzionamento metabolico:
«Tu sarai inappetente e quindi magro fino alla morte», «Tu mangerai quel che vuoi senza ingrassare», «Tu nascerai già chiatto di costituzione e resterai chiatto con tutte le diete del mondo».
Quindi non possiamo che accettare il volere del Sommo e, se le cose non sono andate come avremmo desiderato, non resta che …riderci su.
Connie Bandini