Autore: Ibrahima Balde, Amets Arzallus Antia
Pubblicato da Feltrinelli - Aprile 2021
Pagine: 128 - Genere: Narrativa Contemporanea, Saggi
Formato disponibile: Audiolibro, Brossura, eBook
Collana: I narratori
ISBN: 9788807034367
ASIN: B08R7CQDMK
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Ibrahima Balde lascia la Guinea e il lavoro di apprendista camionista, per intraprendere un viaggio che non aveva intenzione di fare, alla ricerca del fratello piccolo, partito con l'intenzione di raggiungere l'Europa e mai arrivatoci, un viaggio comune a migliaia di africani. Il romanzo è la cronaca, lucida ed essenziale, della vita di Ibrahima Balde, da lui stesso raccontata, e trascritta dal poeta Amets Arzallus Antia. Una voce che ci fa conoscere, senza vittimismo ma in tutta la sua drammaticità, da chi l'ha vissuta in prima persona, cos'è la traversata del deserto, il traffico dei migranti, la prigionia, le torture, la polizia, il viaggio in mare, la morte. Una voce ferma, così chiara e profonda da diventare a tratti poetica, che ci racconta cosa significa conoscere la sete, la fame, la sofferenza.
Voi avete il mare ma noi là abbiamo il deserto. Se i tuoi occhi non hanno mai visto il deserto, non puoi capire bene che cos’è. Il deserto è un altro mondo, ci entri e pensi: “Non uscirò mai da qui”.
Parla Ibrahima, e le sue parole sono semplici, essenziali, elementari; non raccontano sentimenti o cieli diafani, raccontano il deserto, il cammino, la distanza, il dolore e la morte.
2026. Un lungo Muro fortificato ed imponente protegge l’Europa dal dolore e dalla paura di chi cerca un futuro oltre la guerra e la fame. Ibrahima ha un sogno: fare il camionista, ma non potrà realizzare il suo sogno. Lascia la Guinea e il suo lavoro da apprendista camionista e intraprende il viaggio per ritrovare suo fratello minore Alhassane. E allora lascia la madre e i suoi sogni per mettersi sulle tracce del fratellino perché a lui deve la promessa, fatta al padre, di proteggerlo e soprattutto di farlo studiare. Lui non può più studiare, ora che è l’unico uomo a casa, dopo la morte improvvisa del padre, deve occuparsi della madre e delle sorelle piccole, e soprattutto di lui, il suo fratellino Alhassane. Ma il viaggio di Ibrahima è un viaggio di sola andata all’inferno, un pellegrinaggio tra gli ultimi, tra i precari della terra, uomini non più uomini ma merci di scambio, ridotti a nulla, venduti, ignorati, arsi dal sole e dalle violenze. Ad accompagnarlo in questo viaggio ci sarà un’unica costante presenza: il deserto, arido di vita e di pietà, dove l’acqua vale la vita, e la vita di un uomo non vale mezza scodella di acqua.
Fratellino di Amets Arzallus Antia è molto più di un romanzo; è la domanda negli occhi di chi ha affrontato il mare su un gommone, il grido di chi scappa nel deserto a piedi nudi, è la speranza di una vita migliore di chi mette tutto quello che ha nel fondo scuro di una jeep che affronta il deserto sotto un telone, è l’accusa feroce nei confronti di chi si volta dall’altra parte e finge che il deserto sia solo l’oasi dei beduini e il mare un enorme villaggio vacanze.
Approfondimento
Le parole semplici di Ibrahima arrivano al lettore con una potenza disarmante, perché è vero che il dolore non ha bisogno di grandi proclami, perché chi fugge per trovare una vita nuova non ha bisogno di parole, ma solo di accoglienza, di umanità, di quella semplicità che si fa fratellanza, che si fa ponte per traversare il mare e vento per librarsi sopra al deserto. Ibrahima tornerà dal suo viaggio all’inferno, ma non sarà più lo stesso, la sua anima si sarà librata da tempo verso altri cieli.
Perché la fame non ha vergogna, quando hai fame sei disposto a fare qualunque cosa pur di trovare da mangiare. Invece, quando senti un dolore, puoi aspettare un pò e avere pazienza. Ma non tutti i dolori hanno la stessa pazienza.
Romina Celani