
Pubblicato da Italic & pequod - 2012
Pagine: 186 - Genere: Narrativa rosa
Formato disponibile: Brossura
Collana: Pequod

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Thomas si ferma a leggere una scritta nel bagno di un locale: "Cerco disperatamente una persona che abbia ancora l'anima e che possa prestarmela". Sotto c'è il numero di un cellulare. Da quando Thomas decide di comporlo, hanno inizio le intense confessioni telefoniche con Elisa, come due "adolescenti innamorati" sospesi nel tempo

Mai titolo fu più adatto ad un libro: questa è la mia prima considerazione riguardo a Fratture di Massimiliano Nuzzolo. La narrazione stessa è volutamente frammentaria – i narratori sono due e si alternano – come frammentarie sono le vite dei personaggi che la animano. L’immagine d’insieme è quella di un puzzle che l’autore, pezzo dopo pezzo, realizza tra le pagine. Filo conduttore del romanzo è la ricerca di sé, un’estenuante ricerca che assume sfumature diverse a seconda del personaggio.
Thomas è un programmatore di videogiochi, ha un lavoro già avviato e una fidanzata che lo ama; improvvisamente, un terribile incidente stradale lo porta a sfiorare la morte. Salvatosi, Thomas scopre con sgomento di non ricordare assolutamente nulla della sua vita precedente: la ragazza che dice di essere la sua ragazza, i genitori, gli amici, il suo lavoro, la sua stanza. Particolarmente degni di nota, a mio parere, sono gli “inventari” che l’autore frammezza alla narrazione, inventari compiuti dal protagonista nella sua stanza per cercare di ricostruire, oggetto dopo oggetto, la sua identità perduta.
Elisa è la sua “amica di telefono”. Tutto ha inizio da un semplice murales nel bagno di un pub, una semplice scritta composta da un numero di telefono e da una richiesta che recita all’incirca così: “chiamami ma solo se hai l’anima da darmi”. Ed Elisa è esattamente questo: un’affamata di anima, un’artista che persegue l’originale obiettivo di tradurre in prodotto artistico l’anima così com’è, di coglierne l’essenza. Thomas, incredibilmente, si appunta il numero di telefono e lo digita sul suo cellulare. Da quel giorno, i due ragazzi – entrambi persi, entrambi alla ricerca di loro stessi – iniziano a telefonarsi, a raccontarsi la vita (quella che c’è, ma anche quella che non c’è più e che non riescono a ricordare) e, giorno dopo giorno, si crea tra di loro un legame che trascende la distanza e il loro non essersi mai guardati negli occhi.
Leggere Fratture di Massimiliano Nuzzolo mi ha riportato alla mente una citazione dal film The tree of life di Terrence Malick: “Ero in attesa che succedesse qualcosa, e quel qualcosa era l’attesa”. Ed è questo, il senso del libro. Per la prima metà del romanzo, Thomas cerca di “ricomporsi”, di ritrovare i pezzi di una vita che ha perduto nella dimenticanza eppure, col tempo, si renderà conto che la sua è una posizione privilegiata. Soltanto adesso che è finalmente “fuori” della sua vita può osservarla con occhio critico e giudicarla, comprendere che per anni si è circondato di persone per le quali non riesce nemmeno a provare stima e che la sua ragazza non è assolutamente la persona della quale è innamorato. La sua vita, quella che non ricorda, altro non era se non finzione, masquerade quotidiana. Aspettare di ricomporla, di tornare indietro, non servirà a nulla: sta bene così, senza ricordare, perché soltanto adesso Thomas ha la possibilità di ricominciare da zero e di fare ciò che vuol fare davvero, senza condizionamenti esterni. Anche Elisa – che tempo addietro ha tentato il suicidio con un’ironia e un sangue freddo da brivido – rinuncerà a “ricucirsi”, ad essere perfetta, a soffrire nell’essere definita pazza da chi la circonda perché è esattamente quello il suo modo di essere. Lei è una donna folle che cerca l’anima negli occhi delle persone ma, ancor di più, nelle cose, nel loro restare immobili e apparentemente senza nulla da dire. Le conversazioni telefoniche tra Thomas ed Elisa sono, in realtà, un percorso a tappe sulla via dell’accettazione di sé e del proprio essere inevitabilmente inimitabili. Una cura per rinsaldarsi e ritrovare l’uni(ci)tà attraverso le proprie storture, i propri pezzi di puzzle incastrati male. Ché la perfezione – Thomas insegna – ci sta più stretta della nostra umana fragilità.
Produttore di una band (i Soluzione), Massimiliano Nuzzolo riversa in Fratture tutta la sua passione per la musica nonché un’incredibile ironia, la stessa che avevo già avuto il privilegio di apprezzare leggendo Tre metri sotto terra – Brevi poesie degli amori tramontati. Questa sua ultima fatica letteraria – Fratture – è una buona occasione per riscoprire un autore ingiustamente poco conosciuto e dalla penna che, pur essendo affilata, non cede nulla della sua intima tenerezza.