Autore: Elizabeth Horrower
Pubblicato da Baldini&Castoldi - 2017
Pagine: 281 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Rilegato
Collana: Romanzi e racconti
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Sidney, anni quaranta del novecento. La vita di Laura e Clare Vaizey, sorelle di appena 15 e 9 anni, sta per cambiare radicalmente. La madre, algida vedova dotata di ben poco spirito materno, decide di trasferirsi da sola in Inghilterra, costringendo Laura ad accettare la proposta di matrimonio del suo datore di lavoro Felix Shaw. Laura e Claire, oramai sole in territorio australiano, si trasferiscono così a casa di quest’ultimo. Ciò darà il via ad una malsana convivenza fatta di soprusi, timori e tensioni costanti.
“La finestra era la sua torre di guardia. Tutte le finestre facevano parte della torre di guardia. Tutto il suo essere, ovunque lei fosse, qualunque cosa stesse facendo, in qualunque momento, teneva d’occhio ciò che accadeva al di là di esse.”
Gli sguardi addosso, pubblicato per la prima volta nel 1966, si inserisce pienamente nella tradizione letteraria del grande romanzo del novecento, anche se da una prospettiva ancor più alienata e claustrofobica. Le angosce, le inquietudini, la sfiducia nella capacità di creare sé stessi in libertà nel contesto sociale derivano qui, non dalla perdita di significato di qualsivoglia scelta (o almeno non solo), bensì dalla totale assenza di quest’ultima. La penna precisa e oggettivamente tagliente dell’autrice accompagna il lettore nel corso di circa una decina d’anni, anni nei quali si assiste al lento declino e logoramento della vita delle nostre due protagoniste, Laura e Clare Vaizey. Quest’ultime, praticamente abbandonate dalla “madre-matrigna” che mai le ha veramente volute bene, iniziano a vivere a casa del signor Shaw, datore di lavoro e futuro marito di Laura, la sorella maggiore.
Sia prima con la madre che adesso con lui, le due sorelle non hanno mai avuto una reale possibilità di autodeterminazione. Sempre sono state vissute come orpello, come un’appendice atta solo al soddisfacimento altrui. Questo tipo di relazione viene magistralmente presentata dall’autrice nella lenticolare descrizione della quotidianità a casa Shaw. Costanti sono le umiliazioni e le violenze (soprattutto psicologiche ma poi successivamente anche fisiche) che le sorelle saranno costrette a subire, in particolar modo Laura. Quest’ultima, fattasi carico di sé e della sorella minore, è pronta a vestire i panni della perfetta donna di casa e lavoratrice, ingannando profondamente sé stessa dietro la maschera della totale felicità. Quello che riesce a creare il signor Shaw, emblema dell’insoddisfazione e del rancore repressi, è l’immagine della casa come torre d’avorio, tra regali costosi e gioielli preziosi da un lato e sguardi di disapprovazione e disprezzo dall’altra.
Unica anima che sembra percepire il marciume interno di questo inquietante rapporto di sudditanza, è Clare che sin da subito appare l’energia vitale, lucida, che ribolle di voglia di fuga ed emancipazione. In lei si concentra l’intelligenza e l’emotività necessarie ad essere compassionevole, di sé stessa, della sorella ma in generale dell’umanità tutta che sembra barcollare costantemente tra sguardi di indifferenza e cattiveria, immersa com’è in una società che percepisce gli altri come merce di scambio intercambiabile e pronta all’uso, senza specificità. Dalle finestre della sua piccola stanza-universo, popolata di libri e racconti, Clare osserva questo mondo esterno come da una torre di controllo (da qui il titolo originale dell’opera Watch Tower), con la speranza, sempre viva, di potersi finalmente scegliere e di poter condividere questa scelta di vita con chiunque sia disposto a prestarle attenzione e, per la prima, a guardala davvero.
Approfondimento:
Il romanzo della Harrower è un tipo di lettura profondamente introspettiva, in cui ad una relativa lentezza degli avvenimenti dell’intreccio (che sono con meticolosa calma presentati nello spalmarsi di anni di racconto) si contrappone l’intensità emotiva delle situazioni. Tutta la narrazione è costruita in modo tale da dare un costante senso di allarme, inquietudine, timore di un possibile fenomeno di violenza che scompagini quel tanto sinistro quanto sottile equilibrio. Il romanzo sembra difatti quasi flirtare con il thriller. E ciò viene ampliato anche dal profondo senso di claustrofobia percepito (la maggior parte delle scene, d’altronde, si svolge proprio in luoghi chiusi: ora la casa, ora l’auto o l’ufficio) e la presenza (anche linguistica) dello sguardo scrutatore che, o domina ed intimorisce, o si paralizza in un freddo distacco. Questo è un tipo di romanzo che dunque è fortemente consigliato a chi apprezza le letture di ampio respiro, in cui ci si prende il tempo adeguato per scandagliare nella quotidianità i sentimenti e le inquietudini dell’individuo, in quella ricerca di libertà e di emancipazione di Ibseniana memoria.
Autrice: Elizabeth Harrower nasce a Sydney nel 1928. Pubblica il suo primo romanzo Down in the City nel 1957 e, successivamente, The Long Prospect e The Catherine Wheel nel 1960. Gli sguardi addosso è il suo quarto romanzo, edito nel 1966. Dopo lunghe insistenze del suo editore e di amici scrittori, ritorna alla scrittura e Gli sguardi addosso viene ripubblicato, riscuotendo un grande successo di critica e di pubblico.
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