- 2014
Pagine: 293 - Formato disponibile: Brossura
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Nel 2010 il giornalista americano Tuvia Tenenbom ha intrapreso un viaggio attraverso la Germania per tentare di scoprire l’essenza di un Paese e quella dei suoi abitanti. Ho dormito nella camera di Hitler è il racconto ironico e sfrontato di quanto emerso da sei mesi d’incontri e scontri con una Nazione, con le sue abitudini e con le sue tante (troppe) incongruenze.
Inizio fornendo qualche coordinata di base sull’autore di questo libro-reportage. Tuvia Tenenbom è uno scrittore americano, nato a Tel Aviv e trasferitosi con la famiglia a New York all’età di ventiquattro anni. Nient’altro da aggiungere? Sì, forse ho tralasciato una postilla importante. Tuvia Tenenbom è ebreo, figlio di genitori sopravvissuti alla Shoah.
Nota non da poco. Ok, ora possiamo concentrarci sul libro.
Tenenbom arriva in Germania nella primavera del 2010, pronto a farsi stupire e sorprendere da una Nazione a cui, volente o no, si sente comunque legato. Dunque, com’è realmente questa Germania targata XXI secolo? È davvero la florida e teutonica potenza di cui va orgogliosamente fiera la Cancelliera Angela Merkel? E poi soprattutto, è solo questo o c’è anche dell’altro? C’è la birra, su questo non si discute. Ci sono litri e litri di birra consumati democraticamente da chiunque: giovani e anziani; uomini e donne di destra, sinistra, centro o periferia. La birra sembra tenere uniti i tedeschi più di quanto riescano a fare gli ideali politici o quelli religiosi.
E poi?
Poi iniziano gli incontri. Incontri con studenti, politici, ex politici, albergatori, ristoratori, giornalisti, eroinomani… tutti pronti a far luce sulla vera natura di una Nazione ricca di sfaccettature e incongruenze. Perché la Germania post Seconda Guerra Mondiale, post Shoah e post 2000 sembra essere un Paese incapace di fare i conti con il proprio passato, un passato troppo drammatico per essere affrontato con la dovuta lucidità. Un paese in cui però l’antisemitismo continua ad albergare stabile nell’animo e nel cuore di molte (ancora una volta troppe) persone. (Sarà molto più facile ottenere la pace fra israeliani e palestinesi, e tra arabi ed ebrei, che sradicare l’odio dei tedeschi per gli ebrei.)
Più che proporre risposte, il viaggio di Tenenbom apre la strada a una valanga d’interrogativi e drammatici dubbi. Quanto la Germania ha saputo imparare dall’eredità lasciata dalla Shoah? E noi, quanto abbiamo imparato? Lo stile di Tenenbom è vivacissimo e impertinente, con un sostrato d’ironia e sarcasmo che va a sostenere una certosina cura per i dettagli. Da alcuni è stato accostato a Woody Allen, a me ha ricordato il Gianni Celati di Avventure in Africa con quel costante senso di spaesamento e sorpresa capace di far vedere la realtà sotto luci inimmaginate ed inimmaginabili.
Ho dormito nella camera di Hitler è un libro da leggere per tentare di capire qualcosa in più sui nostri cugini tedeschi. Ah, no… I cugini sono i francesi. Però il libro resta comunque da leggere!