
Autore: Tracy Chevalier
Pubblicato da Neri Pozza - Gennaio 2016
Pagine: 249 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori delle tavole

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Nella prima metà del XIX secolo, James e Sadie Goodenough, dopo aver abbandonato la fattoria di famiglia nel Connecticut, iniziano il loro viaggio verso l’Ovest alla ricerca di una nuova vita. Giunti in Ohio, James decide di stabilirsi in una landa desolata conosciuta con il nome di Palude Nera…

Si fermò a guardare il suo frutteto nello splendido crepuscolo di marzo: cinque file di alberi col piccolo vivaio in disparte. Era uno spettacolo insolito nella Palude Nera, dove gli acquitrini si alternavano alla selva più fitta. Il frutteto dei Goodenough non aveva niente di sbalorditivo, ma agli occhi di James rappresentava la prova che un fazzoletto di terra, almeno, si poteva domare.
Quando si lascia la propria casa, quando si abbandona lo Stato in cui si è nati, quando ci si separa da abitudini e consuetudini che per anni hanno accompagnato la propria vita, si può farlo con sentimenti differenti, decidendo di guardare al futuro con sguardi diversi. Per James Goodenough, lasciare il Connecticut significa avventurarsi in qualcosa di sconosciuto ma potenzialmente straordinario. Per questo, nonostante la possibilità di continuare il suo viaggio verso l’Ovest fino alla prateria, dove la terra è fertile, decide di fermarsi in Ohio, nella Palude Nera. Quasi a voler complicare ulteriormente la sua esistenza, come a volersi impantanare nelle acque di una sfida ancora più irresistibile. E ciò con cui si troverà a convivere sarà davvero una sfida: quella di riuscire a piantare un frutteto di almeno cinquanta alberi per poter far sua la terra in cui vive.
Con il passare dei mesi, gli alberi di mele diventeranno la sua ossessione, la sua unica consolazione, la parte più vera e autentica della sua vita. Non sarà così per Sadie, trascinata dal marito in una terra che non ama e che, a causa della malaria, continua a portarle via i suoi figli. Il rancore di Sadie per quella vita non voluta continuerà a riversarsi sul marito che sembra, però, non accorgersi di niente, nemmeno delle morti dei figli per le quali scava le fosse, senza versare una lacrima. Saranno proprio i cinque figli superstiti a essere chiamati a diventare protagonisti di una storia che sembra poterli solo travolgere, senza dare loro alcuna possibilità di salvezza.
I frutti del vento è un romanzo potenzialmente affascinante. Ma solo potenzialmente. Ci sono spunti, idee, atmosfere intriganti… ma tutto quasi in forma di traccia, di semplice abbozzo. Si ha la sensazione di aver letto un canovaccio e non il romanzo nella sua forma definitiva. È un abito ancora imbastito di cui saremmo curiosi di poter vedere la versione ultimata. Un quadro di cui ci è stato mostrato solo un bozzetto. E non ci basta. Perché sentiamo di non poter oltrepassare la superficie della storia: vorremmo poter andare in profondità e scavare nelle vite dei personaggi. Ma non possiamo. A fine lettura resta la curiosità, la voglia di capire, di sapere… è una storia che piace ma che lascia anelanti (e anche un po’ delusi)!
Approfondimento
L’America di Tracy Chevalier è l’America di metà ‘800, un’America che ricorda un tessuto ottenuto dalla giustapposizione di decine di toppe incredibilmente diverse. Sarebbe, forse, più giusto parlare di “Americhe”: quella dell’est, l’America del Connecticut, in cui le famiglie vivevano e lavoravano nelle grandi fattorie, quasi ignare di quanto avvenisse oltre le proprie terre; l’Ohio, desolato, lontanissimo e quasi immune da qualsiasi spiraglio di modernità e poi la California, dove la febbre dell’oro non si era ancora spenta e la voglia di fortuna era più viva che mai. Un gigantesco continente nel quale convivevano insieme scenari stridenti e discordanti. È un’America poi così diversa da quella attuale? O è forse vero che, per comprendere il presente, non possiamo far altro che guardare al passato?