Autore: William Faulkner
Pubblicato da Mondadori - Gennaio 1963
Pagine: 373 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Copertina Rigida
ISBN: 2560028211133
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“Perché lo fate? Non lo so proprio”.
“Non lo potete sapere” disse Ned “Non siete del colore giusto. Se poteste essere un negro il sabato sera, non vorreste mai e poi mai desiderare ancora d’essere bianco per tutta la vostra vita”.
La storia si svolge nel maggio del 1903. Lucius è un bambino bianco di undici anni che vive in Mississippi in una benestante famiglia padronale. Non è un bambino viziato, anzi è già impegnato nelle faccende di famiglia perché “anche a undici anni un uomo dovrebbe già aver dietro di sé un anno di paga”.
Boon Hoggambnbeck, il tuttofare bianco e Ned William McCaslin, il cocchiere nero di famiglia, coinvolgeranno il ragazzino in un’avventura di quattro giorni che lo cambieranno radicalmente. L’occasione è data da un’uscita clandestina con l’auto del nonno (la prima che si fosse vista nella contea immaginaria di Yoknapatawpha) che porterà il protagonista lontano da casa, tra prostitute, ladri, gare di cavalli e scommesse. L’autore ci immergerà negli stati uniti del sud dei primi del ‘900, dallo sfondo rurale, con la comparsa delle prime automobili, acquistate per capriccio da pochi ricchi, ma non adatte a viaggiare su sentieri ancora sterrati e fangosi. Un luogo in cui vige ancora la legge del più forte o del più furbo, il razzismo e la discriminazione. Alcuni uomini, tuttavia, non rinunciano ai propri principi quasi cavallereschi, come il dovere e l’onore e Lucius, nella sua innocenza di bambino, vuole appartenere proprio a questa categoria: “la porta non era chiusa a chiave, ma il nonno aveva imparato da suo padre che nessuna porta aveva bisogno di una serratura, e lui lo aveva insegnato a papà, e papà mi aveva insegnato che nessuna porta aveva bisogno di una serratura: la stessa porta chiusa bastava fino a quando non fossi stato invitato ad entrare”.
Sarà interessante e a tratti divertente leggere i sentimenti, i conflitti interni e le reazioni a volte sproporzionate del bambino, di fronte alle situazioni che si troverà a vivere. Fatti che appartengono al mondo degli adulti, come la violenza, l’alloggio in una casa di tolleranza o il furto di un cavallo. La storia è piuttosto semplice nel suo sviluppo, ma è molto complesso il mondo che ruota attorno al protagonista.
La tecnica narrativa utilizzata è davvero originale: si tratta infatti del racconto che Lucius, ormai vecchio, fa ai propri nipoti dell’avventura che ha vissuto da bambino. Questo permette all’autore di descrivere i fatti, i sentimenti e le emozioni provate da bambino, ma commentate con l’esperienza di un adulto.
I saccheggiatori è un romanzo interessante e impegnativo, che richiede tutta la nostra attenzione e non può essere letto distrattamente. La scrittura di William Faulkner è complessa: i dialoghi non sono virgolettati e si inseriscono direttamente nella descrizione dei fatti, con frasi lunghe e articolate. I personaggi che compaiono nel racconto sono tanti e profondamente caratterizzati sia nell’aspetto che nella morale. Servirà un po’ di pazienza, insomma, per avere accesso alla Contea di Yoknapatawpha e godere appieno dello stile di uno scrittore straordinario come William Faulkner.
Approfondimento
Proprio per lo stile particolare della scrittura, sconsiglio questo romanzo a chi cerca una lettura disimpegnata. Per le medesime ragioni, tuttavia, credo sia un romanzo irrinunciabile per tutti coloro che dalla lettura vogliano trarre spunti di riflessione, emozioni e una certa soddisfazione nel decifrare i diversi strati del racconto. Non a caso il romanzo è stato premiato nel 1963 con il premio Pulitzer per la letteratura, un anno dopo la morte dell’autore.
Il romanzo tratta diversi temi caldi, soprattutto per l’epoca in cui è stato scritto, come il razzismo, la violenza sulle donne e la prostituzione. Frasi come “è tanto difficile da capire? Io un bianco, devo star qui a lasciare che un maledetto mulattiere negro venga a sfottermi alle spalle o ad affermare alla presenza di cinque pubblici testimoni che io non ho sale in zucca” rendono pienamente l’idea della società in cui si svolgono i fatti, soprattutto se quella frase è pronunciata per giustificare il tentato omicidio del povero mulattiere. La stessa drammatica frase, tuttavia, farà sorridere il lettore, perché chi la pronuncia non ha centrato il bersaglio da pochi passi, a causa della sua pessima mira. Questa capacità di portare il racconto su più piani, descrivendo una scena tragica in modo ironico e disincantato, vista dal punto di vista di un undicenne è, secondo me, uno degli aspetti più affascinanti del romanzo e un valido motivo per leggerlo.
Segnalo, infine, per coloro che si appassionassero a questo autore, che I Saccheggiatori si inserisce all’interno di una copiosa produzione di altri romanzi ambientati nella contea immaginaria di Yoknapatawpha.
Federico Gallo