Autore: Giuseppina Torregrossa
Pubblicato da Mondadori - Giugno 2018
Pagine: 249 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Omnibus
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C’è caldo, a Palermo, in occasione di un arido Ferragosto; “Marò” Pajno, commissaria del gruppo anti-femminicidio, non si unisce ai pantagruelici festeggiamenti della città. Così fa anche Giulia Arcuri: eterea e irresistibile, irrequieta e misteriosa, questa figlia dell’alta società palermitana sta cercando la quiete nella sua casa a Palazzo Galletti. Tra quelle mura, però, nel giorno dell’Assunta, a fare compagnia a Giulia c’è il suo spietato assassino.
Al centro del caso narrato in Il basilico di Palazzo Galletti è Giulia Arcuri, che vive nascondendosi dal sole e fuggendone ogni raggio. La malattia che l’affligge si chiama xeroderma pigmentoso e le causa piaghe e dolori sulla pelle; tuttavia lo xeroderma l’ha dotata anche di una bellezza eterea, fatta di una carnagione diafana e di una costellazione di lentiggini rosse, come i suoi capelli ricci. Giulia sembra «impastata d’aria», una «picciotta di luna». Tuttavia il suo carattere irascibile e irrequieto nasconde alcuni segreti: si comincia dall’innocua passione per il basilico e per il languore che le provoca fin da ragazzina, passando poi per l’intrigante rapporto che la lega alla migliore amica Marina, e si termina con la misteriosa figura con cui ha intrecciato una passionale relazione. È proprio questa la persona che si è presentata a Palazzo Galletti il giorno di Ferragosto, promettendo a Giulia un po’ della pace che sembrava ansiosa di raggiungere? È questa la persona che l’ha uccisa, lasciandola a terra tra le profumate foglie del suo basilico?
Questi sono gli interrogativi cui deve dare una risposta la neo-promossa commissaria “Marò” Pajno, a capo del gruppo anti-femminicidio e incaricata di risolvere il delitto. Marò sta cambiando casa, sta lottando per affermare la sua figura di donna all’interno della polizia e sta vivendo la fine di un amore. Entra a Palazzo Galletti e nella vita di Giulia come in uno specchio: la casa nuova, la solitudine, la passione per la cucina, la voglia di indipendenza sono tutti elementi che la travolgono e le fanno riconoscere, nel cadavere della Arcuri, una possibile se stessa. Riuscendo a mantenersi, almeno formalmente, fredda e distaccata Marò dovrà far snodare la sua pista investigativa tra i segreti della vita di Giulia e tra gli anfratti del misterioso Palazzo Galletti.
Distese di stoppie gialle si alternavano a zolle brulle. I campi scuri di cenere avevano una dolcezza materna, insolita per la Sicilia, terra severa, più matrigna che madre con i suoi figli. Le montagne alte dalle punte tonde erano seni di zucchero, fianchi di burro, bocche di miele.
Ciò che rende intrigante Il basilico di Palazzo Galletti è la sapiente capacità descrittiva dell’autrice: i colori, i sapori e le emozioni della Sicilia sono i protagonisti di questo libro, sono l’impalcatura tra cui si muovono i suoi protagonisti. Questo romanzo va vissuto con tutti i cinque sensi, in particolare attraverso gli odori e i sapori. La narrazione è ricca di personaggi che, grazie a una studiata architettura, “sfumano” da un capitolo all’altro senza confondere il lettore. Ognuno di essi ricopre un ruolo preciso nella scoperta del crimine e nella crescita personale della protagonista, Marò.
Se il delitto di Giulia e la sua risoluzione sono il filo rosso che si snoda per tutta la lunghezza del romanzo, non è la suspense poliziesca a tenere il lettore incollato alle pagine. A questo ci pensano le descrizioni dei piatti tipici e dei mercati di Palermo, i dialoghi in dialetto (per i quali l’autrice ha fornito un utile glossario), il canto straziante di una madre che ha perduto la sua bambina. Questo romanzo è pervaso da una magia seducente, come il profumo delle foglie di basilico.
Approfondimento:
Il violento assassinio di una donna è un argomento di preoccupante attualità, argomento che Il basilico di Palazzo Galletti sa affrontare con equilibrio. La narrazione di Giuseppina Torregrossa non scade mai nella pedanteria, così come riesce a evitare la scontata leggerezza; non importa se la morte di Giulia è stata un delitto passionale, un violento e brutale omicidio, il collaterale danno di una rapina: essa è, comunque, la morte di una donna. È la morte di una figlia, pianta dalla madre dedita unicamente a lei; è la morte di un’amica, per il destino della quale si era sognato diversamente; è la morte di un’amante, con la quale si era pianificato un futuro. Il caso è, infatti, assegnato al neonato gruppo anti-femminicidio, con qualche iniziale perplessità della commissaria:
Ispettore, noi ci occupiamo di femminicidi, no di femmine morte
Con ciò si vorrebbe tracciare una flebile linea di confine tra diversi tipi di violenza, scordando che sempre di violenza si tratta.Il racconto di questa morte, inoltre, riecheggia una denuncia sociale in cui agli aristocratici potenti e in grado di far sentire la propria voce sono contrapposti i reietti silenziosi, inevitabilmente capri espiatori di ogni male. Tuttavia, tra le pagine de Il basilico di Palazzo Galletti niente è come appare («Cos’è quella rosa che rosa non è?»), neanche i granitici ruoli sociali della patriarcale Palermo.
Giulia Verona
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