
Autore: Mary Karr
Pubblicato da E / O - 09/11/2017
Pagine: 425 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Gli intramontabili
Se a metà degli anni '50 ti trovavi a vivere a Leechfield, era molto probabile che a un certo punto della vita avessi commesso qualche sbaglio, o che non avessi colto un'occasione, o che magari ti fossi rassegnato. Non c'erano molte altre ragioni per abitare nella cittadina petrolifera più piccola, brutta, provinciale, puzzolente e sperduta del Texas orientale. A Charlie Marie queste cose erano capitate tutte e tre, ma Mary Karr, sua figlia, lo avrebbe scoperto solo molto più tardi, e dovevano passare ancora molti anni prima che si sentisse pronta a raccontarlo in questo memoir. D'altronde c'erano cose più urgenti di cui occuparsi per una bambina di cinque anni: come nascondere le chiavi dell'auto per assicurarsi che l'ennesima sbronza della mamma non si traducesse in un incidente mortale, o correre al bar per ascoltare le storie alcoliche che il papà raccontava ai colleghi della raffineria. C'era un sacco da fare insomma, senza contare quelle che davanti alla polizia venivano definite "discussioni familiari" ma che sarebbe stato più esatto chiamare esaurimenti nervosi, incendi e sparatorie.

Negli anni ‘60 Leechfield era una piccola città petrolifera nella sperduta provincia del Texas orientale. I suoi abitanti conducevano una vita misera e disperata e tale fu (almeno in parte) anche la vita di Mary Karr.
Figlia di Charlie Marie Moore e J.P. Karr. L’una giornalista per una rivista locale, catapultata da New York a Leechfield e l’altro operaio per le raffinerie petrolifere. Charlie Marie era bellissima, intellingente e talentuosa; per sette volte salì come sposa sull’altare e altre tante volte divorziò, ma aveva una regola: non commetteva due volte lo stesso errore. Ad eccezione dei tre matrimoni con J.P..
Il signor Karr era esattamente come tutti gli uomini del posto: terminata la giornata di lavoro ci si ritrovava tutti a bere nel bar… sembrava quasi l’unico metodo per dimenticare la misera vita nella provinciale Leechfield.
Erano gli anni ‘60 a Leechfield e Mary Karr, al tempo, era solo una bambina con una vita non convenzionale. No, la piccola aveva responsabilità e doveri che non le spettavano: doveva prendersi cura di una madre – asfissiata dall’apatica vita di provincia – che veniva comunemente definita “nervosa”, doveva gestire le cosiddette “discussioni familiari”, doveva combattere con i problemi di alcolismo di una madre ed un padre assenti e disinteressati, doveva evitare che la sprovveduta coppia di adulti potesse mettere a repentaglio la vita delle due figlie, doveva giustificarsi con la polizia per le sparatorie, gli incendi, le sbronze. C’erano addirittura fori di proiettile nelle mura della cucina:
«Be’, signora Karr, si direbbe proprio un foro di proiettile».
Lecia, cui non sfuggiva mai nulla, se ne uscì: «Ma non è dove hai sparato a papà?»…
Mia madre alzò lo sguardo, si fede scivolare gli occhiali lungo il naso patrizio e, con somma noncuranza, rispose: «No, lì è dove ho sparato a Larry». Si voltò e, indicando un’altra parete, aggiunse: «A vostro padre ho sparato laggiù».
In questo difficile scenario la sola su cui Mary avrebbe potuto contare era sua sorella maggiore Lecia ma in realtà le due non avevano uno stretto legame; il contesto familiare facevano maturare in Lecia un carattere particolare, rendendola chiusa, spesso cinica e anaffettiva. Così, la solitudine porta Mary ad ideare una realtà parallela, un mondo dove tutto è più facile e sereno, un universo in cui una bambina può essere davvero una bambina e vivere la vita che le spetta: lavora di fantasia trasformando la realtà che la circonda in un cartone animato.
Qualche tempo dopo, Mary ha sette anni e la sua vita già troppo complicata la mette nuovamente alla prova: subisce violenza sessuale da un adolescente, suo vicino di casa. Successivamente l’incubo si ripete, stavolta vittima di violenza per opera del baby-sitter a cui era affidata.
A complicare le vicende in casa Karr interviene il destino: la scomparsa della nonna (madre di Charile Marie) malata di cancro. La morte della donna segnerà profondamente le vite dei protagonisti del romanzo, in particolare modo turberà proprio Charile Marie; infatti la presenza materna in casa l’aiutava ad intraprendere un percorso di recupero dai suoi problemi d’alcolismo ma la morte della madre fece sentire Charile Marie perduta e disinteressata alla vita al punto che sprofonda nuovamente in una cronica depressione, motivo che la spinge a tentare una svolta nella sua vita, iniziare da capo, reinventandosi: lascia il marito per trasferirsi in Colorado con le sue due figlie, Mary e Lecia.
La narrazione prosegue, Mary e Lecia crescono ed il tempo rende le due ragazze sempre più consapevoli delle loro vite problematiche.
Sorprendente si rivela la conclusione del romanzo, si giunge ad un lieto fine in qualche modo… quella di Mary Karr è una famiglia disperata e devastata ma in fondo va bene così, perché nonostante tutto riescono ad essere felici nella loro infelicità.
Approfondimento: Il club dei bugiardi è l’autobiografico memoir della scrittrice texana che ci racconta come si può essere felici anche a Leechfield. Il romanzo in questione segna l’esordio della sua carriera.
Il club dei bugiardi a cui il titolo allude è esattamente il bar in cui gli uomini di Leechfield narrano le loro sotrie più disparate e fantastiche, il luogo in cui le menzogne sono ammesse.
La scrittura di Mary Karr è travolgente, intima, diretta e precisa. Non si cercano artifici retorici, né la bellezza della parola, no, in questa narrazione tutto è fin troppo diretto e all’occorrenza squallido (es. la descrizione della violenza sessuale subita), come le storie dei suoi personaggi. Il linguaggio è vero, le parole sono essenziali e stilisticamente il filo conduttore del racconto è una perversa e macabra ironia che riesce a mostrare la felicità (o forse rassegnazione) di crescere in questa famiglia del Texas orientale che nessuno vorrebbe mai conoscere.