Autore: Matteo Nucci
Pubblicato da Einaudi - Agosto 2023
Pagine: 192 - Genere: Filosofia
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788806260903
ASIN: B0CC42MG5L
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Il libro esplora il rapporto tra l'essere umano e la sua natura animale, riflettendo su ciò che ci definisce come esseri mortali. Matteo Nucci ci invita a confrontarci con i pensieri enigmatici di antichi sapienti come Eraclito, Parmenide ed Empedocle, per comprendere meglio la nostra umanità e animalità. Attraverso miti e letteratura, ci mostra come le antiche riflessioni possano illuminare temi eterni e complessi, sfidandoci a superare i pregiudizi e ad accettare la nostra vera natura. Questo confronto ci aiuta a vivere pienamente la nostra esistenza.
Perché se vogliamo curare la nostra anima, dobbiamo innanzitutto accettare la nostra natura di animali mortali.
Il grido di Pan… Chi è Pan? Perché Pan grida?
Pan è una divinità della mitologia greca, una divinità molto particolare, complicata, non facile da definire. Metà uomo e metà capra, è il dio della natura, della campagna; vive nei boschi e spaventa chiunque osi disturbarlo durante il suo riposo.
Con il suo grido getta terrore, panico, fa perdere a chiunque il controllo, il controllo di sé stesso, della realtà.
È proprio dalla realtà, dal voler controllare, dal voler gestire e dominare ogni cosa che Pan “invita” ad allontanarsi. Pan esorta tutti a prendersi del tempo, a fermarsi, a pensare, a ragionare sulle proprie vite, ad abbandonarsi, a “scollegarsi” con il mondo circostante e riconnettersi con la propria natura, con quella umana e soprattutto con quella animale che tutti sembrano ormai aver dimenticato.
È il rapporto dell’uomo con la propria animalità il fulcro di questo libro.
L’autore, Matteo Nucci, attraverso le parole e i pensieri di vari filosofi, di scrittori antichi e moderni ha cercato di raccontare il rapporto di noi esseri umani con la nostra animalità.
Dà voce a Parmenide, ad Eraclito, ad Empedocle, a Socrate; lo fa riportando i loro pensieri, le loro tesi, in modo a volte anche complicato, difficile da comprendere, con un linguaggio “sibillino”, parlando per enigmi, per versi, così come era il loro modo di esprimersi.
Noi esseri umani siamo animali, animali dotati di logos. È questa la cosa che ci distingue dagli animali.
Noi possediamo la parola, la capacità di ragionare, di parlare, di tenere un discorso.
Dobbiamo sì riconoscere questa rilevante differenza ma al tempo stesso dobbiamo tener presente la caratteristica più importante che ci accomuna a loro, la nostra animalità mortale, la mortalità, il fatto che tutti, animali e uomini, siano destinati a vivere una vita breve o lunga, ma che prima o poi finirà.
La morte è il grande tema dei sapienti, degli scrittori, dei poeti, antichi e moderni.
Nucci propone molte riflessioni su quella che è la natura mortale dell’uomo e di cui oggi sembra quasi che tutti vogliano dimenticarsene.
L’autore sembra quasi volerci invitare ad abbandonare in qualche modo il logos, per potersi così perdere in quello che è il labirinto della mente per poter ritrovare la propria natura animale, la propria animalità. Lo fa attraverso i miti. Ci parla dei miti antichi; quello di Teseo con l’enigma della sfinge, quello del Minotauro e del labirinto costruito da Dedalo, quello di Edipo e del suo atroce destino e quello del re Mida che, accecato dall’avidità, non aveva ben calcolato le conseguenze del potere concessogli da Sileno.
Attraverso questi miti, Nucci ci sottolinea come il logos, la parola, il ragionamento, spesso abbia causato più dispiaceri che piaceri, come abbia rappresentato per l’uomo dotato di logos, quasi una condanna.
Approfondimento
Con il logos, è possibile indagare sugli enigmi della realtà, sui misteri della vita, su quelle cose apparentemente inspiegabili, su quelle che ci destano stupore, meraviglia. Non sempre però riusciamo o riusciremo a trovare una soluzione, una risposta. Il voler a tutti i costi cercare la spiegazione di alcuni eventi, di alcuni avvenimenti, ci allontana dalla nostra natura, dalla nostra animalità.
Il rapporto con l’animale che è in noi è fondamentale, noi siamo esseri animali, animali che hanno la consapevolezza della propria finitezza e che possono e devono fare i conti con la morte. Il mistero della morte è sempre stato e sarà sempre indagato da infiniti scienziati, scrittori, poeti e filosofi ma mai nessuno sarà in grado di trovare una soluzione, è l’unica certezza della vita. L’unica soluzione è abbandonarsi, non comprendere fino in fondo, perdersi, vivere e non pensare a cosa accadrà.
Il nostro è un tempo ciclico, siamo immersi in un ciclo, il tempo non è lineare, è ciclico, noi siamo nella natura e siamo ciclici, si nasce, si cresce, si invecchia e si muore e quando si muore si lascia posto a nuova vita.
Simona Signoriello